25 ottobre 2006

forse Oliviero è passato di qui...


23 Ottobre 2006. La domanda è semplice e giocosa, a metà strada tra la battuta intelligente e la provocazione; di quelle alla Daria Bignardi, quelle domande che uno pensa spontanee ma che lei (che è brava davvero) prepara con destrezza. L’intervistato è un uomo politico che si chiama Oliviero Diliberto; di professione fa il comunista ed è pure il segretario di un partitino paleo-bolscevico le cui percentuali si aggirano tra l’1% e i numeri negativi. Sui giornali che contano lo fanno passare per uomo colto e sensibile perché colleziona libri antichi.
La bella Daria gli domanda: "Scelga un posto dove trascorrere una bella serata. Un luogo tra questi due però: la villa della Certosa del Cavaliere o il Billionaire la discoteca di Briatore". Il comunista colto e sensibile non ha dubbi e risponde: "Al Billionaire ma imbottito di tritolo!".
Cambiamo la scena. Le immagini di questo post risalgono al 28 febbraio 2005. Il luogo è Tel Aviv. Una discoteca e tanti ragazzi in fila per entrare; un tizio "imbottito di tritolo" si avvicina e .... boom! 5 morti e 50 feriti. Ma non era il Bilionaire.
Un deputato di Forza Italia ora vuole denunciare Diliberto per "apologia di terrorismo"... ma forse l'unico reato che ha commesso, ancora più pericoloso, è quello di "manifestazione non autorizzata di imbecillità".

24 ottobre 2006

ergo: i libri di Pansa uccidono il bipolarismo...

Sergio Luzzatto è uno storico; di più, è uno storico giovane; di più è uno storico giovane, professore all’Università di Torino; di più, è uno storico giovane, professore e editorialista del Corriere della Sera; di meno, è incazzato a morte con Giampaolo Pansa e ce lo spiega in questo articolo. Perché, secondo lui, quello che scrive Pansa sono cose che tutti sanno "sono state dette e ridette, scritte e riscritte, interpretate e reinterpretate con ben maggior sottigliezza rispetto a Pansa – da tutti i migliori studiosi (…)". Ma allora, se sono cose che si sanno "scritte e riscritte"… perché tutti s’incazzano quando Pansa si limita a ripeterle? Perché Giorgio Bocca arriva a dire che i libri di Pansa "sono cose che vanno proibite per legge"?
Perché per esempio a scuola, ancora oggi, s’insegnano cazzate tipo: “I partigiani esercitarono le rappresaglie sempre e soltanto sui nemici nazisti e fascisti fatti prigionieri, non mai sulla popolazione civile, neppure quando questa si dimostrava attesista e opportunista" (Camera-Fabietti, Elementi di Storia XX secolo, Zanichelli, p. 1569). Perché per decenni, migliaia di italiani trucidati dai comunisti a guerra finita (e solo dai comunisti perché né partigiani liberali, azionisti o cattolici compirono atti analoghi), furono rimossi dalla coscienza collettiva?
Ma siccome Sergio Luzzatto storico giovane, docente e editorialista ha poco senso del limite, sconfina nell'analisi sociologica e continua: "Senza conoscere studi al riguardo (frase di per sè già emblematica per uno che fa lo storico), si può ipotizzare che il profilo merceologico del cliente di Pansa (…) è un cliente che non sa distinguere fra chi ha credito scientifico e chi non ce l’ha e per il quale comprare un libro prolunga il gesto di fare zapping sul telecomando” . E poi? Chi altro comprerebbe i libri di Pansa? Semplice: “un nocciolo duro, in via di estinzione per fatali ragioni anagrafiche, è dato dagli ex del Fascio e di Salò”.
Insomma quelli che leggono Pansa o sono "coglioni" o sono "fascisti". Il che in effetti sembrerebbe rispecchiare l'Italia uscita dalle ultime elezioni politiche; un'Italia spaccata a metà tra chi ha votato Berlusconi (i fascisti) e chi ha votato Prodi (i coglioni).
Quindi ricapitoliamo: le indagini demoscopiche ci dicono che l'Italia è divisa in due tra "coglioni" e "fascisti"; Luzzatto ci dice che i libri di Pansa li leggono i "coglioni" e i "fascisti". Ergo, candidiamo Pansa premier e, hai visto mai, che ci togliamo di mezzo ‘sto schifo di bipolarismo...

Immagine: vignetta di Giovanni Guareschi, dal Candido del 28 Settembre 1946; la frase dice: "era un qualunquista: leggeva l'Avanti!"

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20 ottobre 2006

la sinistra che voterei...

Barack Obama, 45 anni, senatore democratico dell'Illinois, contrario alla guerra in Iraq, volto nuovo della sinistra americana... speranza dei liberal. Se solo gli imbecilli di casa nostra la smettessero di guardare agli Zapatero e ai Lula e provassero a crescere.
L'Anarca decide di riportare di seguito alcuni passi degli interventi di Barack Obama:
"Ci sono patrioti che si oppongono alla guerra e patrioti che la sostengono. Ma siamo un unico popolo, tutti orgogliosamente devoti alle Stelle e Strisce, e pronti a difendere gli Stati Uniti d'America"

(Convention dei Democratici a Boston, Luglio 2004)
"America, una terra dove la domanda sul nostro posto nella storia non ha una risposta per noi. Ha una risposta che parte da noi".
(Commencement Address al Knox College, Giugno 2005)
qui il video
"L'Amministrazione Bush è corretta quando dice che noi abbiamo nemici reali, che la nostra battaglia contro il terrorismo integralista islamico non può essere cambiata in una notte, che la stabilità nel Medio Oriente dev'essere parte della nostra strategia di difesa dal terrorismo, che la potenza militare è una parte chiave della nostra sicurezza, che la nostra strategia non può essere guidata da un sondaggio. L'Amministrazione è anche corretta quando dice che furono molti quelli che sovrastimarono la capacità chimica e biologica di Saddam, e che alcune di quelle decisioni di entrare in guerra furono sollecitate da reali errori di valutazioni dell'intelligence.
Ma io penso che sia anche vero che l'Amministrazione Bush abbia lanciato la campagna in Iraq senza raccontare al Congresso e al popolo Americano la storia completa. Questa non è un'affermazione di parte, non dovete prenderla in questa maniera".

(Chicago Council on Foreign Relations, Novembre 2005)
"Noi comprendiamo, come progressisti, che abbiamo bisogno di una politica estera dura, ma sappiamo che l'altra parte ha fatto il monopolio di una strategia dura e stupida; noi stiamo cercando una strategia dura ma astuta che combatta le forze del terrorismo e del fondamentalismo ma capisca che il metodo militare da solo non può riuscirci, che dobbiamo abbinarlo al potere della nostra diplomazia, alla forza delle nostre alleanze e alla potenza dei nostri ideali e che quando andiamo a fare guerra, dovremmo essere onesti con il popolo americano sul perchè andiamo lì e su come pensiamo di vincere".
(Take Back America Conference, Giugno 2006)
qui il video
Frasi riprese su "The Audacity of Hope" e riportate da un articolo di Christian Rocca pubblicato su Il Foglio del 19 ottobre 2006:
“La nostra immediata sicurezza non può essere tenuta in ostaggio dal desiderio di ottenere un consenso internazionale. Se dobbiamo andare da soli, il popolo americano sarà pronto a pagare ogni prezzo e sopportare ogni fardello per proteggere il suo paese”.
“Dobbiamo cominciare col dire che gli Stati Uniti, così come tutte le nazioni sovrane, hanno il diritto unilaterale di difendersi da attacchi”.
“I laici sbagliano a chiedere ai credenti di mettere da parte la religione se entrano in politica. E’ un’assurdità, la nostra legge è per definizione la codificazione della morale, gran parte della quale è radicata nella tradizione giudaico-cristiana”.

Datemi un solo politico di sinistra italiano che abbia il coraggio di dire cose del genere... e giuro che lo voto!

19 ottobre 2006

cronologia di un "din don down rating"

La prima agenzia è delle 12:44 secca: "Italia: Fitch taglia il rating da AA ad AA-, outlook stabile" (Radiocor) 19-10-06 12:44:02 (0239).
Alle 13:15 la prima dichiarazione di Prodi che è ovviamente alla Prodi: ''Purtroppo si tratta di un allarme ampiamente previsto e che ci ha appunto spinto ad approntare un Dpef di ampia portata e una legge finanziaria rigorosa e impegnativa. (…) L'analisi e il giudizio di agenzie di rating internazionali, diffusi oggi sulla situazione dell'azienda-Italia - afferma il premier - sono esattamente quelle da noi denunciati dal primo giorno di governo. Siamo certi - conclude Prodi - che i prossimi giudizi, quelli cioè che terranno conto delle politiche economiche di questo governo e non di come il paese è stato lasciato dal precedente, vedranno registrare un segno positivo''. (Ansa) 19-OTT-06 13:10 NNN.
La dichiarazione di Prodi è ovviamente una dichiarazione alla Prodi (e non potrebbe essere altrimenti). La colpa? Ovvio di Berlusconi, io già lo sapevo, voi non avevate capito nulla. Lo avevo detto fin dall’inizio è solo colpa del precedente Governo e dei buchi che ci ha lasciato, ma adesso vedrete con la nuova politica economica tutto cambia...ovviamente.

Peccato che alle 13:28, dopo il DIN arriva il DON. Mentre l'Agi batte le dichiarazioni comiche del sottosegretario all'Economia, Alfiero Grandi: "Fitch avrà le sue ragioni ma penso che abbia sbagliato giudizio. E non ci farebbero una bella figura" (Agi) 191330 OTT 06,
l'ANSA riporta secca un’altra notizia: “Dopo Fitch anche Standard & Poor's ha declassato il debito pubblico italiano riducendolo da 'AA-' ad 'A+'. Lo riferisce l'agenzia Bloomberg. (ANSA) 19-OTT-06 13:28 NNNN.
Ma il problema è che il declassamento di S&P è accompagnato da un comunicato del portavoce Moritz Kraemer che il povero Prodi non aveva fatto in tempo a leggere. Dice Kraemer: Il declassamento riflette l'inadeguatezza della risposta data dal nuovo governo ai problemi strutturali economici e di bilancio dell'Italia. (...) La Finanziaria - aggiunge l'analista - fa poco per migliorare le riforme dal lato dell'offerta e portera' ad un aumento netto della spesa in proporzione al Pil, invece di tagliare la spesa corrente, che è la radice dello squilibrio fiscale dell'Italia. (...) Le concessioni fatte sul fronte di tasse e spesa ai componenti della coalizione di centro-sinistra scettici verso le riforme ha effettivamente ridotto il potere dei modernizzatori del governo''.
Insomma il declassamento avviene dopo aver letto la Finanziaria del governo ed aver capito che questi vorrebbero ridurre il debito pubblico massacrando gli italiani di tasse e sopratutto dopo essersi accorti che questo governo è ostaggio della peggiore sinistra d'Europa (quella radicale e antimoderna).
Prendendo in prestito le parole di Prodi diremmo: "purtroppo è un giudizio ampiamente previsto".

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12 ottobre 2006

Ungheria '56: il senso dell'oggi e l'infamia di ieri

“Un popolo si spinse sull’orlo del baratro, verso il suicidio della rivoluzione, andò contro carri armati e mitragliatrici a mani nude perché aveva capito che si voleva la distruzione del suo spirito, della sua identità, della sua umanità”
(Sándor Márai)


Ieri le agenzie battevano frenetiche le dichiarazioni del Presidente della Camera in visita in Ungheria. A rendere omaggio alle vittime della repressione comunista del 1956, il popolo italiano era rappresentato dal leader di un partito che vuole “rifondare il comunismo”. Niente di scandaloso per carità… è il paradosso della storia. Ma le dichiarazioni di Bertinotti ci hanno colpito, per quel ritmo incalzante, ossessivo, ripetitivo della parola "Oggi":
"Oggi portiamo riconoscenza agli insorti del ’56" (Adnkronos delle 11:13).
"Oggi si è capito che tutte le ragioni stavano dalla parte degli insorti, e tutti i torti, stavano dalla parte della repressione sovietica" (Ansa delle 13:51).
"Oggi non ho difficoltà a dire che nel giudizio sul partito comunista sovietico aveva ragione Nenni" (Adnkronos 14:13).
"Oggi questa è una verità condivisa" (Adnkronos delle 15:08).
Oggi, oggi, oggi, oggi.

Si, va bene; ma ieri? Bertinotti si difende: ''Io nel '56 avevo solo 16 anni''. E’ vero. Più o meno l’età di molti dei giovani che, nella follia di una guerra civile, aderirono alla RSI e per questo furono fucilati… perché dalla parte degli oppressori, perché dalla parte di chi aveva torto per la storia. Ma va bene anche questo. Lui aveva solo 16 anni, ma nel ’66 di anni ne aveva 26; nel ’76 ne aveva 36; nell' ’86 ne aveva 46 e fino a quel momento, e anche dopo, non una critica, non un ripensamento sull’orrore del quale era stato, volente o nolente, complice.
Ma in questa enfasi dell’Oggi ripetuto di continuo, c’è il fallimento morale, l'indegnità, l’ipocrisia di generazioni di politici e intellettuali di sinistra che, al riparo della libertà dell’Occidente, hanno aiutato, giustificato gli orrori del comunismo, cresciuto generazioni dentro la gabbia di un’ideologia che è stata il peggior sistema di potere mai conosciuto. Dall’Ungheria a Pol Pot, da Mao a Praga, da Ceausescu a Ho Chi Min e fino a quelli che oggi scrivono a Fidel Castro "lunga vita caro Comandante", salvo poi forse, tra 60 anni, rendere onore alle vittime del regime cubano cavandosela con un…Oggi.
Tra i tanti Oggi di Bertinotti ci si dimentica dei tanti che Ieri si erano schierati dalla parte degli oppressi. Molti avevano “portato riconoscenza”, “capito dove stavano tutte le ragioni”, avuto “nessuna difficolta a giudicare”, “condiviso una verità” che era sotto gli occhi di tutti…già ieri. Ma per Bertinotti e i suoi intellettuali questi tanti di "ieri" erano borghesi, fascisti, controrivoluzionari, nemici di classe.
Oggi, oggi, oggi, oggi.
Un giornalista gli chiede: "Presidente ma ha senso oggi definirsi comunisti?" Bertinotti risponde: "lo sono per tigna… il comunismo è necessario fino a quando ci sono oppressori e oppressi”. Ma un’identità che si fonda sulla “tigna” non è un segno di grande intelligenza; è l’idea di un fallimento che si riproduce per interesse e per viltà. Perché il comunismo è stata l’ideologia che più a lungo e nella maniera più terribile è stata dalla parte degli oppressori.

L’umile Anarca che dell’Oggi di Bertinotti se ne frega, ricorda che molti giovani europei Ieri partirono per difendere gli studenti, i contadini e gli operai di Budapest… ricorda che Ieri, nei concerti clandestini di generazioni di proscritti si cantava “Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest... il sole non sorge più ad est”. L’Anarca che se ne frega dell’Oggi di Bertinotti ha un pensiero per coloro che nella solitudine del mondo libero, morirono per la libertà. L’Anarca di fronte ai tanti Oggi dietro cui si nasconde l’ipocrisia di una classe politica complice di un orrore più grande cita un ricordo di Ingrao che svela tutto il senso dell'oggi: "quando Togliatti apprese la notizia della repressione armata sovietica in Ungheria esclamò: Oggi ho bevuto un bicchiere di vino in più".

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08 ottobre 2006

nubi di guerra su Israele… e dietro c’è la Russia

La guerra si sta avvicinando e per Israele sarebbe partito il conto alla rovescia. Il conflitto in Libano è stato solo un piccolo assaggio di ciò che dobbiamo aspettarci. Siria, Iran, Hezbollah, Hamas, stanno preparando la grande offensiva contro “l’entità sionista”. E’ questa, in sostanza la tesi inquietante, che Caroline Glick, ricercatrice del Center for Security Policy, pubblica su questo lungo articolo su The Jerusalem Post, denso di notizie e di analisi.
Ma ciò che preoccupa maggiormente in questa fase, sarebbe il ritorno ad un ruolo estremamente attivo nella regione, in appoggio alle ambizioni siriane e all’integralismo islamico, da parte della Russia di Putin. Scrive la Glick che "l’orso russo si è risvegliato dopo 15 anni di ibernazione. Sotto la leadership dell’ex capo del KGB Vladimir Putin, la Russia sta riaffermando la sua tradizionale ostilità verso Israele".
Diversi elementi confermerebbero questo. In questi giorni Mosca ha inviato in Libano ingegneri militari con il compito di ricostruire i ponti distrutti durante la recente offensiva dall’IDF. Mosnews, in questo articolo, rivela che a protezione delle operazioni, ci saranno circa 500 uomini dei battaglioni Vodstock e Zapad che sono parte della 42° divisione motorizzata che opera in Cecenia. Sono reparti speciali composti da ex ribelli ceceni ora integrati nell’esercito russo e comandati prevalentemente da ufficiali mussulmani (in modo particolare il comandante del battaglione Zapad è l’ex comandante ribelle ceceno Sulim Yamadayev). La cosa che preoccupa Israele è che l’operazione avviene fuori dal controllo Unifil basandosi su un accordo bilaterale tra governo libanese e russo come ha dichiarato il ministro della difesa russo Sergei Ivanov. Mosnews afferma anche che questa è la prima volta che soldati russi operano “apertamente” nel teatro medio-orientale, dato che nei decenni passati vi furono solo "consiglieri militari" inviati in Egitto e Siria ad addestrare gli acquirenti di armamento russo.
Non solo, ma durante l’ultima offensiva di Israele in Libano, Mosca avrebbe svolto un ruolo più che attivo nel supporto di intelligence agli Hezbollah. Oltre all’accordo che dal 2005 lega Damasco e Teheran nello sviluppo di postazioni SIGINT per il controllo del territorio (che Jane's Defence afferma prevedere altre due basi entro il 2007), i siriani hanno utilizzato ampiamente la tecnologia russa in Libano, il che spiegherebbe l’impressionante ed inaspettata capacità degli Hezbollah di contrastare l’esercito israeliano proprio nel campo della intelligence elettronica. D'altronde la denuncia anche di armamenti russi in dotazione agli Hezbollah, (come i famigerati missili anticarro Kornet che hanno causato perdite notevoli ai carri Merkawa) fu fatta da Israele già nei mesi scorsi (come riporta questo articolo di Mosnews dell'agosto scorso).
Inoltre la Russia è il paese che con più forza si oppone alle Nazioni Unite all'ipotesi di sanzioni contro il programma nucleare iraniano.
La Glick ricorda come la politica anti-israeliana della Russia non è cosa recente: nel 1967 fu l'Unione Sovietica a convincere la Siria ad entrare in quella che diventerà la Guerra dei Sei Giorni, presentando un falso rapporto di intelligence che prospettava l'imminente invasione della Siria da parte di Israele; ed anche nel 1973 furono i Sovietici ad incoraggiare Egitto e Siria contro Israele.
La Glick non risparmia critiche al governo Olmert di immobilità di fronte allo schieramento di truppe russo-cecene in Libano ed al fatto che non denuncia le attività di riarmo degli Hezbollah che già in questi giorni stanno avvenendo. Non solo ma anche i vertici militari, colpevoli della mediocre campagna di terra compiuta dall'IDF, sono sotto accusa nel suo articolo, tanto da affermare che punteranno a sottovalutare il pericolo siriano da nord per non ammettere il fallimento delle operazioni in Libano.
La conclusione della Glick è chiara: "Qualsiasi osservatore obiettivo di questa regione capisce che la tempesta della guerra sta rapidamente avvicinandosi. Con la benedizione di Mosca, Palestinesi, Hezbollah, Siria e Iran stanno fermamente preparandosi alla battaglia. Non c'è dubbio che Israele può resistere alla tempesta che arriva. Ma per farlo dobbiamo avere leader politici e militari che riconoscano ciò che si sta inesorabilmente avvicinando".

05 ottobre 2006

se le tasse sono colpa di Gramsci

Franco Giordano, segretario di Rifondazione Comunista, viene intervistato a Radioanch'io sulla Finanziaria; filo diretto con gli ascoltatori e domande da studio... tutto secondo copione. Ad un certo punto viene fuori il tema della tassa sui SUV, che ancora nessuno ha capito chi la dovrà pagare e chi no e sopratutto sulla base di quale criterio. A questo punto il segretario rifondarolo dice: "io vedo circolare nella città di Roma, tanti SUV; adesso mi spiega l’utilità, oltre il grado di inquinamento di questi autoveicoli, ma anche di funzionalità di un mezzo così rilevante, cosi pesante, così dispendioso? (...) credo complessivamente nel mutamento degli stili di vita e quindi di questa esibizione della ricchezza che dal mio punto di vista ha anche elementi di volgarità generale; sto parlando per una riforma morale ed intellettuale del Paese, come direbbe Gramsci, e poi io ritengo che tutti quanti noi dovremmo contribuire a determinare un nuovo stile di vita”.
Ora, premesso che se Giordano avesse letto veramente Gramsci saprebbe che non ha mai detto, né scritto, né pensato una cazzata del genere... altrimenti non lo avrebbero messo in galera ma in manicomio. Premesso che la tassa sui SUV non si basa su nobili motivazioni di lotta all'inquinamento visto che il criterio è quello del peso dei veicoli. Il problema di fondo (che traspare ogni qualvolta qualcuno di questi geni parla a vanvera, cioè quasi sempre) è che questa Finanziaria, prima di essere una manovra economica, è una manovra ideologica. E’ come se si volesse imporre un modello di società che si scontra con una modernità complessa dove le categorie sociali e culturali sono altre.
Perché "esibire la ricchezza" sarebbe una cosa volgare? E sopratutto, cosa vuol dire "esibire ricchezza"? Stare al volante di un SUV significa ostentare ricchezza e stare al timone dell’Ikarus no? C'è in Italia una sinistra vecchia e decrepita, che la storia ha provveduto a sputare fuori dal suo corso e che qui da noi rinnova un modo di pensare e diffondere l'immaginario secondo una logica fuori dal tempo, per cui la ricchezza (o il benessere o la semplice aspirazione a questo) è una colpa dentro una logica di impoverimento del sistema; la ricchezza non va diffusa, allargata, ma colpita... dietro una retorica della “ridistribuzione” che in realtà è solo un modo per tutelare le sacche parassitarie e assistite del paese e colpire il dinamismo di chi la ricchezza la produce.
E' la sinistra che vuole "organizzarci la felicità", sovietizzare le imprese private, determinare con leggi e balzelli un “nuovo stile di vita” (al singolare perché altri non sono consentiti) giudicando ciò che è sbagliato e ciò che è giusto. E' una sinistra che mostra l'odio sociale perché continua a pensare alla società con un forma mentis feudale, dove il ricco (o il benestante) è il possidente e non il "produttore di ricchezza" per sé e quindi anche per gli altri. L’Idea per cui si sprecano idiozie come quelle di Giordano, è un’idea confusa e premoderna, ancora più irreale perché sono scomparsi da tempo i soggetti sociali che un tempo la legittimavano. E per capire la stupidità di quello che dicono questi tizi non serve neanche aver studiato Gramsci. Basta aver letto Flaiano: "si battono per l'Idea, non avendone".
update: l'Anarca segnala un post di Cantor che prende spunto dalla stessa intervista di Giordano

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04 ottobre 2006

finanziaria: se la sinistra bastona pure il volontariato

Nella finanziaria del 2006 il Governo Berlusconi aveva introdotto la possibilità per il contribuente di destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche ad associazioni di volontariato, onlus, associazioni di promozione sociale e di altre fondazioni e associazioni riconosciute, alle università per scopi di ricerca scientifica e sanitaria (art.1 comma 337).
Una risorsa importante sopratutto per le molteplici realtà del non profit che in questa maniera (e senza aggiunta di spesa per il contribuente) potevano avere un aiuto sostanziale per le proprie attività, garantire servizi essenziali, aiutare la ricerca e gravare di meno sui finanziamenti pubblici. Ma era sopratutto un riconoscimento importante del loro ruolo
ed un tentativo d'integrare queste realtà in una moderna società liberale fuori dalle solite logiche assistenziali. Il cittadino diveniva soggetto attivo nella costruzione di un rapporto diretto con il mondo del volontariato.
Ovviamente, siccome a sinistra sono più bravi di tutti, nel loro programmino di 3.500 pagine si erano buttati su profonde analisi sociali ed avevano concluso che, siccome Berlusconi aveva distrutto il welfare sociale (come lo chiamano loro), che è cosa importante assai, bisognava ricostruire un "welfare forte, universalistico e personalizato (p.184)". E per dare sostanza a questa cazzata loro, solo loro, avrebbero garantito "la promozione, l'incentivazione e il sostegno a tutte le forme di legame sociale, dal volontariato all’associazionismo, al mutuo aiuto, alla partecipazione civica dei cittadini perché i legami tra le persone e la comunità combattono la solitudine e promuovono la cittadinanza (p. 185)". Fiuuu....
quindi, siccome "oggi le organizzazioni attive nel settore socio-assistenziale dipendono per il 70% dal finanziamento pubblico. Tale dipendenza va ridotta agevolando e incentivando fiscalmente le donazioni dei cittadini e delle imprese al non profit, così da indirizzare le risorse dei cittadini verso progetti di utilità sociale (p.194)".
Bene, tutto chiaro. E allora cosa fa la sinistra per applicare tutto questo? Alla prima finanziaria
elimina il 5 per mille... ovviamente nel silenzio assordante delle associazioni di volontariato arcobaleno.
Gli unici che hanno avuto il coraggio di dire qualcosa sono quelli di Legambiente che per bocca del loro presidente Roberto Della Seta, hanno dichiarato: “avevamo salutato con grande favore questa misura introdotta da Tremonti nel 2005. Oggi, se di dimenticanza si è trattato, essersi scordati il 5 per mille dà l'idea dell’attenzione, assai scarsa, che viene riservata al volontariato. Se invece la decisione è stata ponderata, beh, allora siamo davvero allibiti".
La sensazione è che sia un modo elegante, signorile, neutrale per dire: “mi sa che è vero, siamo stati un po' coglionati”.

02 ottobre 2006

roma veltroniana: storie di ordinarie sopraffazioni

La storia è questa: un tizio possiede un capannone di 400 mq in zona S. Lorenzo acquistato attraverso un mutuo, con lo scopo di affittarlo e ricavarci una rendita; insomma, un normale investimento fatto da un privato cittadino, come spesso avviene in una società libera. Il locale è vuoto perché è in attesa di trovare un acquirente per l’affitto.
Un giorno di novembre del 2004, un manipolo di gagliardi giovanotti di Action (l’associazione specializzata in okkupazioni abusive con il beneplacito del Comune di Roma e capeggiata da quel Nunzio D’Erme già consigliere al bilancio partecipato del sindaco Veltroni e messo agli arresti domiciliari per aver svuotato un supermercato), forzano il locale, entrano, lo okkupano e ci fanno l’ennesimo Centro Sociale luogo di retroguardia culturale, sperimentazione, cultura underground, linguaggio in movimento e altre cazzate del genere. Quando il povero tizio va con le chiavi per entrare nella sua proprietà trova le serrature cambiate.
La scena ricorda quella del Marchese del Grillo che in una notte fa costruire un vespasiano sulla porta della bottega di Aronne Piperno l’ebanista e quando il malcapitato va la mattina ad aprire non trova più la bottega ma al suo posto il Marchese nell’eloquente atto di utilizzare il vespasiano; ecco, più o meno la stessa cosa, solo che qui non stiamo nella Roma papalina ma in quella veltroniana e non è un film di Monicelli.
Ora un normale cittadino di fronte ad un'usurpazione del genere ha due possibilità: A) Prendere un lanciafiamme e sgomberare i pezzenti figli di papà che fanno i rivoluzionari con i soldi degli altri. B) Rivolgersi alle forze dell’ordine (che come dice il termine stesso, dovrebbero mettere ordine), ed è quello che ha fatto il tranquillo ed ingenuo cittadino ottenendo la risposta che il problema è politico. Allora l’ingenuo cittadino, che non ha voglia di usare il lanciafiamme ed è anche uno che lavora alla Tesoreria comunale (quindi, si presuppone abbia i giusti canali), si fa ricevere dal vicesindaco di Roma che lo manda a parlare con il capo-gabinetto del Sindaco, che lo manda a parlare con una sua dirigente la quale gli dice che lì, al Comune di Roma (che, per inciso, ha 30.000 dipendenti, senza contare precari e consulenti), hanno altro a cui pensare che queste cazzate, tanto più che pare (è lui stesso che lo dice) che tra gli okkupanti ci sia anche il figlio della dirigente in questione. Allora, l’ingenuo cittadino, va a parlare con l’Assessore al Patrimonio che lo fa parlare con il suo collaboratore. Finalmente trova udienza. L’ingenuo cittadino, per non far affaticare troppo i dirigenti comunali propone anche una soluzione (che non spetterebbe a lui trovare) più o meno dice: “a fianco al mio capannone ce ne è uno vuoto di proprietà del Comune; mandateli lì i fanciulli creativi e ridatemi la roba mia”.
Passa un anno e mezzo e a Luglio del 2005 arriva la soluzione. L’assessore lo convoca e gli dice: “Patteggiamo. Il Comune di Roma ti acquista il locale (ovviamente con lo scopo di darlo agli amiketti di Action che ci faranno un altro grande centro di sottocultura a spese di tutti) e tu ti prendi il locale vicino e visto che è anche più grande ci paghi una differenza sopra”. L’assessore definisce questa operazione una “permuta”. Sarà, ma a me sembra un taglieggiamento in piena regola; un ricatto stile Chicago anni ’30.
L’onesto cittadino accetta per uscire dall’impasse e dopo 7 mesi (siamo a febbraio 2006) il comune di Roma gli manda la letterina con l’accordo da realizzarsi entro 2 mesi. Ne sono passati altri 5 e nulla è stato fatto. L’ingenuo cittadino continua a pagare il mutuo su una proprietà che de facto non è più sua ed in più quasi 5.000 euro di Ici al Comune di Roma. Nel frattempo i fanciulletti rivoluzionari prendono dal Comune di Roma finanziamenti per fare manifestazioni culturali in uno spazio che il Comune sa essere stato usurpato ad un privato.
Questa storia è raccontata nei minimi particolari da Massimo Malpica sulla cronaca di Roma de Il Giornale.
Morale: in un paese in cui un governo ha provato a sovietizzare la Telecom non ci si dovrebbe stupire che l'esproprio proletario diventi legale. Ma per ora ancora non lo è. Nella Roma veltroniana il Comune non solo legittima e finanzia occupazioni di luoghi pubblici (che non vuol dire che sono di nessuno ma al contrario che dovrebbero essere di tutti e non solo degli amici di Veltroni); adesso legalizza anche l'occupazione delle proprietà private. Quando in una città si legalizza l’illegalità qualcosa non funziona. Ma intellettuali e giornalisti non hanno il tempo di dirlo: c’è ancora da presentare il romanzo del sindaco…

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