18 maggio 2011

piccoli berluschini (non) crescono

Vecchi e giovani berluschini crescono, implacabili imitatori del leader maximo ma senza averne il carisma, né la capacità di autoironia, né sopratutto l’empatia trascinante che è tuttora la chiave vincente del suo modello comunicativo. Li vedi scatenarsi soprattutto nei periodi di campagna elettorale, quando la qualità del dibattito cala ed il tono della comunicazione politica assume aspetti goliardici o addirittura trash. Nell’enfasi del conflitto e della guerra totale, con le categorie di amico e nemico che perdono la loro relatività e diventano assolute, si consumano allusioni pesanti, attacchi, prese di posizione e dichiarazioni al limite dell’horror. Ma se a Berlusconi si possono perdonare barzellette o battute in discesa (quelle a sfondo sessuale, quelle sulle donne di sinistra o quelle sui magistrati) se non altro perché nascono da una personalità unica, complessa e sicuramente non riducibile al “battutismo militante” su cui sembra schiacciata la politica del nostro tempo, la stessa cosa non si riesce proprio a fare ai miracolati del berlusconismo: quella generazione di politici che pensano che il miglior modo per sembrare degni del ruolo che solo al Cavaliere devono, sia prendere il peggio di lui piuttosto che il meglio. E così se Berlusconi dice che le donne del Pdl sono più belle di quelle del Pd, ecco giù una sfilza di dichiarazioni dei replicanti di turno su quanto sono racchie le elette di sinistra ed avvenenti quelle di destra. Se Berlusconi attacca con violenza i magistrati definendoli “cancro della democrazia”, subito arriva il replicante governativo, per il quale la magistratura diventa addirittura una “metastasi”.
L'imitazione accompagna come un'ombra da sempre le leadership; gli antropologi hanno spiegato che la mimesis è la base di quel comportamento emulativo che genera innovazione e, in alcuni casi, conflitto (la “violenza mimetica” di cui parla René Girard). Non solo in politica, ma anche in economia l’imitazione è la via più rapida per innovare. Quello che è un comportamento biologico e naturale finalizzato all’evoluzione della specie, diventa anche comportamento sociale finalizzato all’evoluzione dell’insieme collettivo. Ma ogni imitazione deve introdurre elementi di novità e originalità. Si imita un modello e lo si supera garantendosi l’appropriazione del ruolo e l’adattamento migliorativo delle funzioni. Anche per la politica dovrebbe funzionare così. Il problema si pone quando, del tutto sottomessi ad una logica mediatica che riduce la profondità della politica all’apparenza e il contenuto all’apparire, i politici di centrodestra si affannano ad inseguire Berlusconi su un terreno che può essere solo il suo: quello della dissacrazione della ritualità politica e della rottura degli schemi comunicativi classici. Qui si pone un tema su cui, nel centrodestra, dovrebbero iniziare a riflettere; perché tra imitare e replicare c’è una differenza di specie: imitare è tipico degli uomini, replicare è tipico dei pappagalli. La questione scivola così dall’antropologia all’etologia (la scienza che studia i comportamenti animali), dal regno dell’agire umano al regno animale. I pappagalli usano la loro capacità di fonazione quando sono in cattività: chiusi in una gabbia, replicano la voce umana per attirare l’attenzione del loro padrone, avendo imparato che vocalizzare aumenta l’interesse nei propri confronti. Alcuni dei politici di centro-destra sembrano essere proprio questo: non imitatori di un modello politico di riferimento cui agganciare elementi innovativi, ma variopinti pappagalli impegnati ad attirare l’attenzione del loro ammaestratore, replicandone la voce.
La questione non si pone a sinistra, perché da quelle parti non esiste alcun centro attrattivo dotato di potenza d’immagine simile a quello di Berlusconi. L’assenza di un modello da imitare spiega perché da quelle parti l’evoluzione si sia arrestata e la sinistra italiana sia abitata da giganteschi brontosauri, intellettuali e politici, in via d’estinzione.
A destra, invece, le possibilità evolutive ci sono, eccome. Basta che i leader del Pdl la smettano di fare i pappagalli e tornino dentro sembianze umane, provando anche a pensare, con coraggio, a quale centrodestra immaginano per il futuro e per il dopo. Perché un berlusconismo, senza Berlusconi, pieno di piccoli berluschini nei modi e nei linguaggi, è un orrore caricaturale, che tutti noi vorremmo vederci risparmiato.
© Il Tempo, 13 Maggio 2011
Immagine: Albert Ludovici, The parrot house London zoo, 1862

8 Comments:

Anonymous Anonimo said...

assolutamente condivisibile.. purtroppo!!
Cinzia

maggio 18, 2011  
Anonymous Anonimo said...

E che ne dici di una parte della destra che fa propria la cultura di sinistra, tipo sindrome di Stoccolma? Credo sia la fase ancora più bassa...ne sono molto rattristata!
Morrigan

maggio 19, 2011  
Anonymous Anonimo said...

Se imitare è tipico degli uomini, e replicare un atteggiamento da pappagalli... resta da definire chi sia il modello di riferimento. In questo contesto "giustificare" i comportamenti di B. non lo trovo un buon punto di partenza.
Manca il coraggio di ragionare con il proprio cervello; mentre a sn latitano pure dei veri punti di riferimento.
Uno di sn adesso deluso!

maggio 19, 2011  
Anonymous Anonimo said...

"un modello politico di riferimento cui agganciare elementi innovativi"

Berlusconi è un unicum per carisma, pragmaticità, comunicazione diretta con il popolo, visione atlantica. Il suo arrivo ha sorpreso tutti. Dare un seguito alla sua creatura politica è una sfida gigantesca. Se i dirigenti del PDL non sapranno farlo, una sorpresa rischiamo di averla anche noi elettori, insieme a loro. Una brutta sorpresa.

vincenzillo.splinder.com

maggio 20, 2011  
Blogger Martin Venator said...

Grazie Cinzia

Morrigan, spero di riuscire a spiegare presto la Sindrome di Stoccolma con il modo in cui Alemanno ha gestito a Roma le politiche culturali.

Ciao "sinistro deluso". Nostro malgrado B è modello di riferimento. E' lui che ha creato il bipolarismo, concentrandolo su di sè, ed è lui che lo sta facendo tramontare. Non possiamo proprio prescindere per ora.

Vincenzillo, la sorpresa sta arrivando

maggio 21, 2011  
Anonymous Bán nhà Dĩ An said...

La questione scivola così dall’antropologia all’etologia (la scienza che studia i comportamenti animali), dal regno dell’agire umano al regno animale.

luglio 13, 2016  
Blogger Unknown said...

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