il Papa, la spazzatura universitaria... e il laico Prezzolini
Quindi il Papa non parlerà all’Università La Sapienza. In una nota consegnata ai giornalisti alle ore 17.11, la Sala Stampa Vaticana ha comunicato la decisione di Benedetto XVI di “soprassedere all'evento” dell'inaugurazione del nuovo anno accademico. Le agenzie hanno scritto che la notizia è stata accolta con "urla di giubilo e grida indiane” dagli studenti dei collettivi riuniti in una democratica assemblea, cosa che per un'Università da terzo mondo qual'è quella italiana è perfettamente coerente. Giancarlo Rocco, direttore del Dipartimento di Fisica e uno dei firmatari dell'appello contro il Papa, ha ribadito che "insegnare ai giovani è una grande responsabilità che richiede di prescindere in ogni momento dalle proprie convinzioni religiose e ideologiche". Appunto. E infatti ci si domanda cosa cazzo ci stiano a fare all'Università quei docenti che inviano lettere, articoli e raccolte di firme a Il Manifesto, confermando lo stato di una cultura universitaria assoggettata ai dettami delle proprie convinzioni ideologiche.
Potremmo riflettere che la vera emergenza spazzatura in questo paese non sta solo nelle strade di Napoli, nei liquami fetidi del sottosuolo di Pianura. Una quantità inverosimile di mondezza straborda anche dalle Università pubbliche italiane. E non è fatta dai cumuli di rifiuti urbani, né dai cumuli di idioti figli di papà che da 30 anni giocano alla rivoluzione, rifiuti anche essi di una cultura putrefatta. La vera spazzatura che giace nelle Università italiane è fatta da quella indecente e puzzolente casta di professori universitari e baroni sotto costo (tolte le ovvie eccezioni) che inquinano con il loro dogmatismo ideologico e con il loro sistema di potere clientelare l’insegnamento e la possibilità di rendere l’Università italiana veramente funzionale alla crescita culturale e sociale del paese. Perché la colpa dello stato delle Università pubblica italiane è della classe politica certo, ma soprattutto della peggiore classe intellettuale e docente d’Europa che da almeno 30 anni ha ridotto i luoghi della formazione e dell’educazione in discariche culturali a cielo aperto.
Ma l’ostilità ideologica contro Benedetto XVI rappresenta qualcosa di peggio di un’operazione di stupida retroguardia ideologica. Rappresenta la resa incondizionata del pensiero laico di fronte alla forza dirompente e moderna del pensiero cristiano, sopratutto di quello di Joseph Ratzinger e della sua Chiesa vitale e agguerrita di fronte alle sfide del tempo. Evidenzia il terrore e la paura di un confronto dal quale sa di uscire sconfitto. E non è un caso che questa sconfitta sia caduta nello stesso anno in cui ci si appresta a celebrare i 40 anni del '68, quel movimento che segna l'inizio della fine di un pensiero laico e la sua riduzione a ideologia postmoderna.
Proprio negli anni della contestazione, Giuseppe Prezzolini, una delle più straordinarie intelligenze italiane del '900, scriveva un libro dal titolo emblematico: Dio è un rischio. Pubblicato da Longanesi un anno dopo il '68, questo libro raccoglieva le confessioni di un uomo alla fine del suo percorso terreno, che per tutta la vita aveva cercato Dio senza mai trovarlo: "ecco che m’avvedo che arrivato a ottantasei anni e mezzo non son più avanti di quando ne avevo diciannove". Nella rassegnazione di un vuoto inevitabile: "Dio non mi risponde; e farò senza Dio. Eccomi dunque qui solo, disperato, senza verità…”. Eppure l’ateo Prezzolini, lo scettico, il miscredente, viaggiava sul confine di una laicità che non era la rimozione del fatto religioso, ma la ricerca viva di un rapporto vero tra fede e ragione. Comprendeva che la Scienza e la Religione dovevano integrarsi e non confliggere. Perché "se Dio è un rischio anche la Scienza è un rischio". Per questo, come un azzardo o una partita a dadi, anche chi non crede dovrebbe "accettare il gioco di Dio".
Il libro di Prezzolini, incredibile come la Fede, e forse per questo vero, si conclude con un epitaffio che è un manifesto di laicità che forse i netturbini dello scientismo italico che albergano nelle università italiane dovrebbero rileggere per capire cosa è veramente un pensiero libero. : “Questo libro fu scritto da me Giuseppe Prezzolini, in età di anni ottantasei e mesi sette (…). E’ un libro senza Dio, che trova il posto a Dio, per chiunque abbia un Dio che debba trovar posto”.
Potremmo riflettere che la vera emergenza spazzatura in questo paese non sta solo nelle strade di Napoli, nei liquami fetidi del sottosuolo di Pianura. Una quantità inverosimile di mondezza straborda anche dalle Università pubbliche italiane. E non è fatta dai cumuli di rifiuti urbani, né dai cumuli di idioti figli di papà che da 30 anni giocano alla rivoluzione, rifiuti anche essi di una cultura putrefatta. La vera spazzatura che giace nelle Università italiane è fatta da quella indecente e puzzolente casta di professori universitari e baroni sotto costo (tolte le ovvie eccezioni) che inquinano con il loro dogmatismo ideologico e con il loro sistema di potere clientelare l’insegnamento e la possibilità di rendere l’Università italiana veramente funzionale alla crescita culturale e sociale del paese. Perché la colpa dello stato delle Università pubblica italiane è della classe politica certo, ma soprattutto della peggiore classe intellettuale e docente d’Europa che da almeno 30 anni ha ridotto i luoghi della formazione e dell’educazione in discariche culturali a cielo aperto.
Ma l’ostilità ideologica contro Benedetto XVI rappresenta qualcosa di peggio di un’operazione di stupida retroguardia ideologica. Rappresenta la resa incondizionata del pensiero laico di fronte alla forza dirompente e moderna del pensiero cristiano, sopratutto di quello di Joseph Ratzinger e della sua Chiesa vitale e agguerrita di fronte alle sfide del tempo. Evidenzia il terrore e la paura di un confronto dal quale sa di uscire sconfitto. E non è un caso che questa sconfitta sia caduta nello stesso anno in cui ci si appresta a celebrare i 40 anni del '68, quel movimento che segna l'inizio della fine di un pensiero laico e la sua riduzione a ideologia postmoderna.
Proprio negli anni della contestazione, Giuseppe Prezzolini, una delle più straordinarie intelligenze italiane del '900, scriveva un libro dal titolo emblematico: Dio è un rischio. Pubblicato da Longanesi un anno dopo il '68, questo libro raccoglieva le confessioni di un uomo alla fine del suo percorso terreno, che per tutta la vita aveva cercato Dio senza mai trovarlo: "ecco che m’avvedo che arrivato a ottantasei anni e mezzo non son più avanti di quando ne avevo diciannove". Nella rassegnazione di un vuoto inevitabile: "Dio non mi risponde; e farò senza Dio. Eccomi dunque qui solo, disperato, senza verità…”. Eppure l’ateo Prezzolini, lo scettico, il miscredente, viaggiava sul confine di una laicità che non era la rimozione del fatto religioso, ma la ricerca viva di un rapporto vero tra fede e ragione. Comprendeva che la Scienza e la Religione dovevano integrarsi e non confliggere. Perché "se Dio è un rischio anche la Scienza è un rischio". Per questo, come un azzardo o una partita a dadi, anche chi non crede dovrebbe "accettare il gioco di Dio".
Il libro di Prezzolini, incredibile come la Fede, e forse per questo vero, si conclude con un epitaffio che è un manifesto di laicità che forse i netturbini dello scientismo italico che albergano nelle università italiane dovrebbero rileggere per capire cosa è veramente un pensiero libero. : “Questo libro fu scritto da me Giuseppe Prezzolini, in età di anni ottantasei e mesi sette (…). E’ un libro senza Dio, che trova il posto a Dio, per chiunque abbia un Dio che debba trovar posto”.
Immagine: Franz Borghese, Partita a dadi, 1984
Etichette: cose di chiesa
31 Comments:
Condivido ogni singola sillaba.
Intanto ben tornato; comincio col dirti che di fronte a tutto quel che oggi vedo in questo lercio paese, la baruffa dei santi e dei dotti, frega sega...
Arieccoci, Anarca del mio cuor...il mio dio non sta in un papa....ma forse è sbagliato definirmi 'senza dio' perchè insofferente ad un teologo tedesco....
Prezzolini è sempre attuale...
Straordinario!
Mi hai risparmiato una gran fatica :)
"forza dirompente e moderna del pensiero cristiano, sopratutto di quello di Joseph Ratzinger"
ahahah sì, proprio moderno Ratzinger.
I semianalfabeti de La Sapienza hanno perso l'occasione di tacere ed ascoltare un Professore da cui avrebbero avuto molto da imparare, continueranno a scaldare i banchi senza combinare nulla di buono nella vita prigionieri di ideologie che dicono di non avere.
Intanto io sono incazzatissimo e comincio a pensare che per i cattolici sia ora di smetterla di permettere a tutti di dire quello che pensano con il risultato di essere gli unici ad essere censurati, forse messi nella stessa condizioni gli integralisti laici comincerebbero a riflettere su quanto sia brutto aver negato il diritto alla parola.
Un abbraccio
E' l'Italia, mio caro.
Dove le lauree vengono regalate a tossici sfaccendati come Vasco Rossi o a evasori colossali come il suo omonimo motociclista.
E aule magne piene zeppe di studenti in visibilio li acclamano come i nuovi dei.
Ciao Anarca e ben tornato.
E' sempre difficile commentare le tue parole, perche' sono alte, complesse, inducono domande con risposte non ovvie.
Questa volta e' piu' difficile del solito.
Questa vicenda del Papa alla Sapienza mi ha toccato abbastanza da vicino perche' essendo uscito 20 anni fa, esattamente da quella facolta' di Fisica, io, la maggior parte dei firmatari dell'appello, in alcuni casi miei ex-compagni di corso, li ho conosciuti personalmente. Mi sento solo di dire che essi, nellla loro quasi totalita', non corrispondono affatto alla descrizione del docente universitario che hai fatto e che purtroppo e' valida per altri ambiti, in altri contesti universitari. L'Istituto di Fisica G.Marconi di Roma non e' una isola felice, un giardino dell'Eden della Sapienza e della ricerca ma, per caratteristiche intrinsiche al tipo di attivita' che vi si svolge, per storia, per una certa virtuosa tradizione, nemmeno quell' immondezzaio di intrallazzi e maneggioni lobbistici che troviamo invece in tante facolta' italiane.
Lo stesso rapporto con gli studenti
e' molto particolare, difficilmente prevede percorsi extra-didattici e qualsiasi attivita' non strettamente legata alla attivita' accademica e' stata sempre vista con un senso di aristocratico ( e spocchioso) distacco dalla maggior parte dei docenti. Salvini ad esempio non tollerava che si leggessero quotidiani nei corridoi di facolta', tra una lezione e l'altra.
Vi vige una selezione severa, quasi cruenta degli studenti, dettata soprattutto da una pratica rigorosa della disciplina scientifica e da una certa capacita' di persuasione morale che ti scoraggia dall'andare avanti se il tuo curriculum scolastico non si mantiene al di sopra di certi standard non scritti. E' gente sobria, la maggior parte dei firmatari di quell'appello, gente non avvezza a frequentare consigli di amministrazione, a far parte di uffici di presidenza, di gabinetti di consulenza di ministri o deputati, costretta molte volte a elemosinare qualche decina di migliaia di euro con lunghe attese davanti agli uffici di qualche sottosegretario. Il massimo del loro potere e' la gestione di un fondo di ricerca europeo: qualche centinaio di migliaia di euro. Spesso non possono garantire nemmeno un posto di ricercatore ai loro migliori allievi. Qualcuno, come e' normale, pecca a volte di vanita' e allora lo vedi scrivere su un giornale o seduto in televisione, accanto ad Angela, alla Sagramola o a notte fonda su Explora.it, intento a raccontare dei suoi studi.
Molti di loro sono arrivati alla docenza dopo lunghissimi anni di precariato didattico.
E' stato un legittimo grido di dolore quello che hanno sottoscritto perche' l'invito del Rettore al Papa, a differenza di quanto ha scritto E.Mauro, non aveva nulla di accademico e formale, quanto piuttosto di "culturale". L'attacco alla scienza, che e' discutibile sempre quanto e' discutibile Dio, non arriva sul piano della pura discussione epistemologica. E' un attacco ideologico dovuto ad una guerra nella quale il mondo e il metodo scientifico c'entrano ben poco e che soprattutto non hanno dichiarato.
La forte dichiarazione di identita' della nuova chiesa ratzingeriana passa anche attraverso un pesante ridimensionamento delle "possibilita" e delle esigenze umane. E' l'umano che e' in discussione, non la scienza, direttamente.
La liquidazione della vicenda Galilei da parte del Cardinale Ratzinger appartiene ormai alla notte dei tempi ma non poteva essere per questo dimenticata nel momento in cui al Papa veniva affidata una Lectio Magistralis. Certe operazioni sono invece assai recenti e purtroppo portano l'avallo autorevole, se non la firma, di importanti cariche ecclesiastiche. Mi riferisco ad esempio alle tentazioni e ai pruriti "creazionisti" che cominciano ad essere dichiarati con orgoglio da qualche nostro "eminente" intellettuale e che si inseriscono in quella riscossa del sacro ai danni dell'umano di cui parlo sopra.
E' una guerra che e' stata dichiarata agli uomini di scienza con scopi estranei al dibattito epistemologico ed ora si pretende che questi stessi uomini l'accettino in silenzio, senza diritto di replica.
Io avrei preferito che la confutazione fosse avvenuta nel chiuso delle aule, durante le lezioni di Fisica Generale o di Fisica Teorica ma non si poteva negare a questi professori la possibilita' di esprimere liberamente il loro pensiero.
La lettera di Cini non mi e' piaciuta, scivola nel pressappochismo in diversi punti, ma ho riconosciuto in essa il piglio burbero e quindi sincero del professore di altri tempi, capace di sbatterti fuori con rabbia all'esame se solo sbagliavi un passaggio nello sviluppo delle "sue amatissime" equazioni di Maxwell.
Non mettere sullo stesso piano le reazioni e le mobilitazioni dei giovanotti della Sapienza con quanto scritto da Cini & Co. Esiste una relazione tra le due manifestazioni ma esse non coincidono.
I professori di Fisica non hanno cacciato il Papa dalla Sapienza, hanno espresso disappunto al Rettore della stessa per un invito che giudicavano accademicamente inopportuno e immotivato.
Saluti.
Caro Pietro, bentrovato.
Prendo atto che la Facoltà di Fisica è un’oasi felice di dedizione e pauperismo. Ma qualcosa manca comunque all’appello. Di chi stiamo parlando? Questa “gente sobria” come la chiami tu, "non avvezza a frequentare consigli di amministrazione, a far parte di uffici di presidenza, di gabinetti di consulenza di ministri o deputati"… in realtà tanto sobria non è. Luciano Maiani, uno dei professori firmatari, non è il neo eletto Presdiente del CNR nominato dal Ministro Mussi, nonché estensore del programma dell’Ulivo per la parte della ricerca scientifica? E Carlo Bernardini (altro illustre firmatario ora in pensione) non è stato senatore nel Pci? E tutti gli altri non sono i soliti noiosi firmatari di appelli politici o contro la Moratti, o contro il governo Berlusconi? Il prof. Cini che tu difendi con sentimento, non è lo stesso scienziato che richiamava negli anni ’70, sul mensile del Manifesto che il fulgido “esempio di uso alternativo della scienza andava a ritrovarsi in Cuba, in Cina e in Vietnam dove la scienza è compagna di un impegno collettivo che scuote l’intera società”. E’ lui? Si, è lui. E uno che inseganava queste cazzate oggi, invece di starsene zitto, predica sul presunto integralismo di uno dei più grandi pensatori del nostro tempo? Ma dai Pietro!
Eppoi scusa, di quale attacco alla scienza stai parlando? Se solo qualcuno di questi firmatari si fosse preoccupato di leggere qualcosa di Benedetto XVI saprebbe che non c’è alcun attacco alla scienza nel pensiero cristiano (se non altro perché è da esso che nasce la moderna scienza) ma la preoccupazione verso una deriva scientista propria di questa fase della post-modernità che dovrebbe intimidire innanzi tutto gli scienziati. Non ti sfuggirà che in questa stessa città di Roma esistono università cattoliche dove sapere e scienza si producono forse più che alla Sapienza. Che scienziati credenti sono in prima fila nella ricerca e negli studi (non solo scientifici) come e forse più dei loro colleghi laici e non credenti. E sono anch’essi uomini di scienza.
Il richiamo al senso di responsabilità della ricerca scientifica, alla necessità di fissarne dei limiti e all’obbligo di definire un sano rapporto con il pensiero altro, quello religioso, è proprio anche del vero pensiero laico basti pensare ad Hans Jonas o a Jurgen Habermas.
Ma a quale silenzio sono sottoposti questi signori se pontificano (loro si!) ogni giorno sui mezzi di informazione laicisti?
Mi dispiace deluderti, ma le reazioni e le mobilitazioni dei giovanotti della Sapienza sono in relazione con quanto scritto da Cini & Co perché molti di quei professori firmatari hanno partecipato alle mobilitazioni studentesche contro il Papa e le hanno alimentate.
Ultima cosa: come può la Chiesa mettere in discussione l’umano se è proprio l’umano il senso della Chiesa? Il Dio che si è fatto uomo è il centro di un processo di radicale cambiamento della cultura occidentale che ha consegnato centralità alla persona umana. La riscossa del sacro e' fondamentale per ridare senso all'Occidente che perdendo il sacro ha perduto anche l'uomo. l'Anarca è convinto che Auschwitz e le colline di teschi di Pol Pot siano proprio il prodotto di una umanità che ha eliminato il sacro confidando solo ed esclusivamente sull'uomo. E cosi' ha perduto il limite e l'uomo. Oggi nuovi orizzonti si muovono, non nei campi di sterminio ideologici ma nei laboratori di ricerca dove il senso della vita, della morte, del limite vengono violati e con essi la dignità della persona nella sua interezza. La riduzione della Scienza in scientismo e' un rischio che neanche il più ottuso dr.Stranamore dovrebbe accettare di correre.
Un abbraccio sincero
come al solito gran post dell'Anarca. Bella la risposta testimonianza di pietro, al quale però vorrei porre una domanda, che pur becera e magari qualunquista, mi sorge spontanea: Ma se alla Sapienza sono così elitari e schivi da qualsiasi manifestazione culturale non prettamente accademica, come cazzo è che hanno fatto entrare Vasco Rossi?
Ho letto l'intervento di Pietro.
Non sono daccordo.
Non conosco i professori e, prima di leggere la loro lettera, tendevo a pensarla come Pietro, ossia: distinguiamo tra i giovani asini indottrinati e le ragioni dei docenti.
Il problema, come giustamente ha già rilevato l'Anarca, è che quei dotti docenti universitari, nella migliore delle ipotesi non si sono neanche presi la briga di leggere il discorso integrale del Papa, nella peggiore lo hanno manipolato diffondendo l'esatto opposto del messaggio originario (non prendo in considerazione l'ipotesi che non siano capaci di comprendere un testo scritto).
Io non so se stare dalla parte di Feyerabend o del Papa: una cosa è certa, il Papa NON STA dalla parte di Feyerabend!
Io penso che per alcuni di loro sia stata una leggerezza: la lettera sarà stata letta da migliaia di docenti, qualche ingenuo ci scappa sempre.
Nutrivo dei dubbi sul fatto che fossero TUTTI degli ingenui, compreso chi l'ha scritta e infatti l'intervento dell'Anarca lo conferma.
"l'Anarca è convinto che Auschwitz e le colline di teschi di Pol Pot siano proprio il prodotto di una umanità che ha eliminato il sacro confidando solo ed esclusivamente sull'uomo. E cosi' ha perduto il limite e l'uomo. Oggi nuovi orizzonti si muovono, non nei campi di sterminio ideologici ma nei laboratori di ricerca dove il senso della vita, della morte, del limite vengono violati e con essi la dignità della persona nella sua interezza."
Ne sono perfettamente convinto anche io. Non si tratta di essere cristiani o credenti ma di usare il cervello.
Ben tornato Martin, e complimenti per il post.
Purtroppo i cosiddetti laici si sono creati una nuova religione con i loro sacerdoti e hanno estremamente paura di quest'omino vestito di bianco che invece del solito banale e superficialmente ecumenico "volemose bene" sta rimettendo i puntini sulle i a una religione bistrattata dai vandalismi del Concilio vaticano II°. Si stracciano le vesti perchè non sanno cosa replicare a questa nuova forza cristiana che sta rialzando la testa. Possono solo usare slogan frusti e stantii che sono i fantasmi di un '68 che solo loro non riescono a vedere quanto è stato nocivo per l'Italia.
Purtroppo essendo Italiana sento una profonda vergogna per questa idiozia che non riesce neanchea cammuffarsi da intellettualismo. Hanno già perso, sono morti e non lo sanno!!
Mons Bertone viaggerà a Cuba nei prossimi giorni.
Ho inviato diversi messaggi alla Segretaria di Stato del Vaticano per chiedere un appuntamento urgente, con il segretario di stato prima della sua visita al regime cubano.
La mia intenzione, non era quella di chiederle di non viaggiare ancora una volta alla nostra isola martoriata da mezzo secolo di regime. Volevo solo chiedere al Mons. di non comettere di nuovo, l’errore di diventare – nolente o volente – complice del regime castro comunista. Si deve arrivare ad compromessi con la dittatura per strane circostanze (che qualche alto militare cubano racconterà in futuro, una volta riuscito ad scappare dell'isola?) Faccia in suo viaggio al meno, chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri politici, tra cui il medico catolico cubano Oscar Elias Biscet in prigione per essere medico ginecologico contrario all'aborto. Se Mons. Bertone non riesce ad liberare Oscar Elias Biscet nonostante tutti i compromessi e tutte le genuflessione che sta facendo al regime dell'Avana, possiamo dedurre allora, che il Vaticano o al meno, il suo Segretario di Stato ha una politica per Cuba e un'altra per tutto il resto del mondo, fa parte questo di una política speciale dettata dallo speciale detisno che a noi cubani ci ha tocato: l’oblio da parte de parte del mondo político, intellettuale e “cristiano”
Il "parlamento" cubano sta per varare nuove misure su matrimoni gay e interventi chirurgici per transessuali, in un paese dove ogni diritto viene negato, allora, parlerà Mons Bertone di questo con le alte cariche del regime? Con la figlia di Raul, Mariela Castro? Andrá in fine il monsegnor avisitare gli infernali prigioni cubane?
Questi sono solo, alcuni dei quisiti che ho coluto sottoporre a Mons. Bertone, ma in vista del suo silenzio, non mi resta che mandare questa lettera aperta, per sottoporre a giudizio dell’opinione pubblica, un atteggiamento caratteristico della doppia morale: una replica della filosofia imposta dal regime cubano a suo popolo.
Disti saluti
Joel Rodriguez Riveron
Portavoce Unione per le Libertà a Cuba
cell: 3382733457
www.cubaitalia.org
Ciao Anarca,
e' imbarazzante per me trovare spazio in questo blog come avvocato difensore di alcuni di quei personaggi che avrei volentieri strozzato e sotterrato con le mie mani 20 anni fa.
La mia e' la testimonianza di un ambiente accademico ripiegato sostanzialmente su se stesso, chiuso in modo quasi ascetico sulle proprie attivita', abituato a partecipare "al mondo" in termini quasi esclusivamente riferibili alle proprie ricerche o didattiche.
L'istituto G.Marconi non e' un istituto politicizzato e, questo volevo affermare con chiarezza, non possiamo pensare a un Cosmelli come ad un Franco Piperno o ad un Cini come ad un Toni Negri; La contiguita' di Maiani ( professore molto stimato a livello internazionale) all'Ulivo si esplica poi alla fine in ambiti professionali specifici: e' predidente del CNR e non amministratore delegato dell'ENEL.
Non ho citato la militanza politica perche' e' abbastanza variegata (almeno facendo riferimento ai miei ricordi!). Se non ignoro che Bernardini ha svolto attivita' parlamentare per il PCI, non ignoro nemmeno a quale area appartenessero altri firmatari del documento. Difficile, assai difficile ad esempio, sarebbe descrivere Frova come un "picciotto", o sinistrorsi gente come Virasoro e Di Castro, o comunisti post-68ini un "bastardo dentro" come Petrarca o un "teorico-contemplativo" come Lusignoli.
Onestamente, pur non avendo grande stima professionale per Cini, non trovo giusto utilizzare le "cazzate" che sparava 30 e passi anni fa per screditarlo nel contesto di questa polemica, come non ho utilizzato le cazzate (numerose) che ha scritto nell'appello.
Vedi Anarca, un conto e' mettere in discussione l'efficacia del metodo, come ha fatto, brillantemente a mio avviso, Feyerabend (citato, non sostenuto dal Papa, anche se a sproposito!) e un conto e' andare all'Universita' e, dopo aver definito "presupposta" la razionalita' della materia, raccontare ai prof di Fisica che:
- Il semplice sapere rende tristi (citazione da Sant'Agostino).
- Alla fine la ragione si piega sempre davanti alla pressione degli interessi materiali (ed e' quindi viziata da una forma di malignita', deduco io).
- La fede cristiana e' una forza purificatrice per la ragione stessa.
- L'uomo, in considerazione del suo sapere e potere, si arrende davanti alla verita' ( un fisico avrebbe socraticamente detto ... alla propria ignoranza).
- La conoscenza della verita' e' la conoscenza del bene (quindi cio' che non e' "bene" non e' verita'?)
- La fede cristiana, attraverso la rivelazione del Logos, ha conosciuto la verita'.
Io, che sono cristiano-cattolico-apostolico-romano e, come recita il diploma, sarei anche un fisico ... mi sento a disagio, ascoltando queste parole.
Il fisico (come ogni scienziato onesto) e' cartesiano per necessaria formazione metodologica e non puo' nascondere la pratica del dubbio alla quale deve fare quotidianamente riferimento e questa idea di una scienza sacerdotale e dogmatica non e' proprio nello stato delle cose.
Che la verita' rivelata attraverso il Verbo debba commissariare in qualche modo il percorso razionale, perche' da solo esso persegue solo interessi materiali e contingenti, mi sembra una specie di corto-circuito mentale indotto.
Che questo percorso, non illuminato dalla verita' del Logos, sia solo "pianto e stridere di denti" la trovo una affermazione discutibile e, lo ripeto, dettata da un abbaglio ideologico, da una contingenza del momento: la mobilitazione, la chiamata alle armi di tutti gli abili effettivi (Morrigan e' gia' al fronte che aspetta gli altri!).
Una ultima considerazione.
Penso onestamente che ( nonostante quanto ne dica Bersani, grande estimatore del Ratzinger scrittore) l'autorevolezza in campo teologico di Joseph Ratzinger sia tutta da dimostrare e in gran parte (non totalmente) "costruita" sulla importanza delle cariche che ha ricoperto negli ultimi 26 anni. Non ho elementi certi e documentabili per sostenerlo ma solo "sospetti" che mi sono stati confermati dal braccio di ferro in atto con la Compagnia di Gesu' da 20 anni a questa parte e da un mio amico carissimo sacerdote 60-enne, professore in una delle 2 piu' prestigiose universita' religiose romane. Il mio amico mi ha raccontato di certe rotture avvenute in passato tra il professor Ratzinger e la scuola teologica tedesca, di come certe sue "fughe" fossero in realta' degli "allontanamenti", di come le famose "tesi conciliari" vergate dal giovane Ratzinger siano state in realta' redatte su commissione e abiurate gia' pochissimi anni dopo in un carteggio privato, divenuto pubblico, che il futuro Papa scambio' con un cardinale polacco e di come e' stato accolto il suo "Gesu' di Nazereth" negli ambienti ristretti, dagli studiosi di esegesi cristiana ("vecchie e numerose panzane, fatte a pezzi in passato perche' prive di fondamento filologico, ri-pubblicate adesso perche' e' pontefice").
Il mio amico ha chiosato " Vedi Pietro, Ratzinger sta alla storia del pensiero teologico come Buttiglione alla storia di quello filosofico. Tu concepisci un Buttiglione filosofo avulso dal suo ruolo politico? La stessa cosa per J.R.: non esisterebbe il teologo senza il ruolo che ha ricoperto negli ultimi 30 anni.".
Sono opinioni, sospetti, voci, rumors che forse sarebbe interessante verificare, mettere a confronto, scartabbellare ma a differenza del povero Cini, le cui "cazzate" possono essere facilmente documentabili, chi e' disposto oggi ha "indagare" seriamente l'autorevolezza del Pontefice in termini di disciplina teologica? Chi scriverebbe, a cominciare dal laicissimo Sueddeutsche Zeitung, un'articolo di critica contestuale alle pubblicazioni di Ratzinger?
Ci vorrebbe un teologo tosto ma ...quale teologo correggerebbe il suo Pontefice?
E' sempre un piacere "alto" ragionare con te. Con simpatia.
Dico poche cose:
1) rinunciando, il Papa ha legittimato 60 vecchi 68ttini e poche centinaia di sbandati.
2)Il dibattito è del tutto astratto, quasi creato ad arte per creare senso d'appartenenza tra i contendenti...metodo Ferrara.
3)Vorrei che i Fisici risolvessero problemi di fisica.
4)Vorrei vedere il Papa benedire Napoli "fisicamente".
anarca, condivido in pieno sia il post sia ciò che rispondi a Pietro a proposito di medici e ricercatori credenti, sulla vitalità e attualità del pensiero cristiano e in particolare di Ratzinger, sulla deriva della laiccità in scientismo, sul legame di tale scientismo con l'ideologia ormai morta e sepolta, sulla quasi totale latitanza di un "pensiero laico" che risponda a tono al teologo. Forse può farlo solo Cacciari? Severino non l'ho ancora sentito. Il laicume strepitante è davvero immondizia intellettuale.
pietro, pur non essendo un teologo, nell'introduzione al "Gesù di Nazareth" che tu certo non ignorerai, ho trovato la presa di distanza del teologo Ratzinger da certe scuole e modelli di esegesi biblica, accompagnata dai motivi e dalla dichiarazione di appartenenza ad altri, con tanto di nomi, cognomi e idee. Una scelta non facile, proprio perché si allontana profondamente dalle scuole che vanno per la maggiore, scuole cui sicuramente appartiene chi definisce "panzane" quelle idee. Una scelta a suo modo radicale nel senso che torna a una radice dimenticata dalle altre scuole. Da quel testo risulta chiaramente anche il criterio con cui è stata compiuta quella scelta dottrinale: la necessità storica. La teologia di Ratzinger è un tentativo serio di dialogare davvero con il resto del mondo. E lo si vede quando parla del rapporto tra fede e ragione, da cui risuta chiaramente che il suo nemico non è la scienza in quanto tale, ma solo il dogma secolarista e scientista, che come dice l'anarca getta via il sacro e così perde anche l'uomo. Altro che attacco alla scienza. Casomai è un attacco alla perdita di senso del limite al "modello unico" dello scienziato ateo e ateista.
ps. pietro, ho dimenticato di specificare che del rapporto fede / ragione non parla in quello stesso testo.
Ciao Anarca felicissimo di ritrovarti e come al solito mi trovo ad ammirare le tue intelligenti osservazioni ed esprimo il mio stato d'animo con il volantibno di CL che sintetizza al meglio il mio stato d'animo sulla vicenda Papa - Sapienza e sul cui tema ormai mi sono abbondantemente espresso sul BLOG "LA CITTADELLA".
Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L'unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un'università fondata, tra l'altro, proprio da un pontefice.
Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:
1) l'incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell'impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;
2) la fatiscenza culturale dell'università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una "discarica" ideologica.
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore - in forza della sua fede - della ragione e della libertà.
ErmannoDiSalza
Il mancato discorso del Papa alla Sapienza, ha sollevato un polverone. Come la penso in merito l'ho già espresso in un post, quindi non torno su quell'argomento.
La laicità è importante, ma chiariamo bene cosa sia la laicità. La laicità è il contrario dell'integralismo, è apertura, dibattito, democrazia, rispetto per gli altri, rispetto per se stessi. Come ho detto, quella dell'altro giorno a mio avviso è stata una sconfitta per la laicità; si poteva fare parlare il Papa e poi discutere, una volta tanto non parlava dal suo Balcone di San Pietro, ma da una sede laica. Sarebbe stata una bella occasione per dialogare, anche se non con lui direttamente, ma si poteva ribattere alle sue parole, magari in altra sede.
Passo oltre. La laicità è importante, il rispetto per le religioni deve essere massimo, ma non dobbiamo farci imporre precetti religiosi. Questo vale per tutte le religioni. Tempo fa ci fu la discussione sul velo nei luoghi pubblici: il velo che copre anche il viso deve essere vietato, punto! E' vietato in un paese islamico come la Turchia, le nostre leggi non prevedono di potere girare a volto coperto. Il velo può coprire i capelli ma, in Italia, non deve coprire il viso. Queste sono le nostre leggi.
Quando poi leggo di maestri che hanno vietato ai bambini di fare il presepe, ritengo di potere dire che queste sono amenità pazzesche. Il presepe, più che un fatto religioso, è un fatto culturale, esiste praticamente da sempre nei nostri luoghi ed è una gioia per i bambini. Inoltre ricordo che Cristo è un messia anche per gli islamici, quindi non vedo quale disturbo possa dare la realizzazione di un presepe, ai bambini non crisitani.
L'Italia ha una sua cultura, che mischia indubbiamente una tradizione crisitana a una laica. Non possiamo rinunciare alla nostra cultura, chi lo vuole fare, è perché non ha cultura.
Ci vuole rispetto, per tutti, ma non possiamo rinunciare a ciò che siamo e ciò che abbiamo. Dobbiamo permettere agli stranieri di integrarsi nel nostro paese, favorire la loro integrazione, ma non dobbiamo chinare il capo e rinunciare alle nostre conquiste di libertà e laicità. Noi abbiamo uno Stato che ha certe regole, le dobbiamo rispettare e fare rispettare, altrimenti rischiamo di passare da un ramo all'altro, dalla laicità a nuovi modelli di integralismi religiosi.
Io non rinuncerò mai alla mia cultura. Difendere la laicità dello Stato, deve andare in tal senso: tollerare tutti i credi, ma porre dei paletti comuni e, soprattutto, non rinunciare a ciò che i nostri avi hanno costruito negli anni, solo per un buonismo radical-chik da salotto.
La laicità deve valere nei confronti di tutte le religioni: Cristiani, Islamici, Buddisti, Induisti, ecc.
Laicità per tutti e nei confronti di tutti.
La nostra cultura deve permettere agli altri di integrarsi, ma non deve rinunciare a se stessa, come a volte è successo e sta succedendo.
Vergogna
http://blog.stefanoepifani.it/2008/01/16/La+Sapienza+Mancata.aspx
Pietro, tu dici anche cose interesasanti e giuste che capisco.
A un certo punto però affermi:
'Non trovo giusto utilizzare le "cazzate" che sparava 30 e passi anni fa per screditarlo nel contesto di questa polemica'.
Trovi invece giusto che sia stato manipolato un discorso di Ratzinger di 17 anni fa?
Ovviamente no, la domanda è retorica. Ora ti chiedo: qualcuno dei firmatari si è reso conto del suo errore?...
Io capisco che alcuni docenti siano così presi dai propri studi e dal proprio lavoro che non hanno nè il tempo nè la voglia di discutere di argomenti per cui non nutrono il minimo interesse e che magari considerano pure stupidi.
Secondo me questo è sintomo di una certa chiusura mentale ma è un loro diritto.
Quello che non possono fare è manipolare le fonti.
Parliamo di me. Io non ho alcun interesse per il "tai chi", ma ho amici che lo praticano con grande dedizione. Non li tratto certo con supponenza dall'alto della mia laurea e delle mie specializzazioni scientifiche, nè ritengo che abbiano meno diritto a parlare di me a causa della loro passione "irrazionale".
Semmai mi piacerebbe avere un confronto più approfondito sull'argomento.
Se poi guardiamo al lato umano, questi amici "irrazionali" hanno molto da insegnarmi, quindi, invece di parlare sempre, perchè non ascoltare qualche volta?
Per quanto riguarda l'idea che ha il Papa sulla razionalità, io credo di averla capita e secondo me ha perfettamente ragione.
C'è qualcuno che vorrebbe ridurre la razionalità alle proposizioni deducibili logicamente dagli assiomi (dogmi) non ancora falsificate (dove è possibile una verifica empirica).
Questo atteggiamento è estremamente limitativo e alla prova dei fatti nessuno imita la sua razionalità a questo! Riduremmo l'uomo al livello di una macchina di Turing Universale! :D
In altre parole, qualcuno tenta di far passare i metodi usati nella scienza anche al di fuori degli ambiti scientifici.
Questa è la vera, grave ingerenza della società contemporanea.
In pochi se ne accorgano mentre in tanti gridano ad altri tipi di ingerenze secondo me è dovuto a un modo di pensare socialmente accettato, non a motivazioni razionali.
Spero di essere stato chiaro, è un argomento che non è facile da spiegare.
Non condivido il tuo lungo post. Tu ti lasci guidare solo da scelte politiche. Affermi, infatti, che i professori della Sapienza, verosimilmente di sinistra, solo degli analfabeti e dei trafficoni, mentre il tuo alleato politico è "uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo".
Ma non provi nè l'una nè l'altra cosa perchè non hai la competenza culturale per farlo. Ecco perchè il tuo post non mi piace.
Io non condivido la lettera dei 60 professori di Fisica e ritengo sarebbe stato assolutamente opportuna la visita del Papa Ratzinger alla Sapienza. Ma non è mia abitudine intellettuale accreditare o screditare le persone a secondo della mia vicinanza da loro.
ninest123 16.02
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