il maiale leghista
I leghisti sorprendono spesso per la capacità insolita di abbinare indecenza e stupidità. Oddio, non che nel panorama politico italiano l’abbinamento sia peculiarità del mondo leghista; il politico patetico che vuole portare la mummia di Lenin in Italia non è solo indecente nella sua necrofilia culturale ma testimonia quella scarsa capacità di leggere la storia, il passato, le dinamiche che hanno prodotto gli eventi, che per un politico corrisponde ad una chiara inettitudine.
Allo stesso modo, i leghisti che portano al guinzaglio un maiale su un terreno su cui a Padova il comune vorrebbe costruire una Moschea, ripercorrendo simili iniziative già fatte in altre città del nord e magari auspicando un "maiale-day", rappresentano concretamente l'incapacità di una parte della classe politica italiana di comprendere come la sfida moderna del "pluralismo religioso" richieda attenzione, cultura, capacità di analisi e forte sensibilità poiché tocca un elemento fondante dell'identità collettiva e dei bisogni individuali. Che poi un atto del genere venga stato fatto in nome della "identità italiana" offende la nostra sensibilità ancora un po' patriottica ma forse fa contenti i farlocconi che riempiono le ampolle con l'acqua del "dio Po". Sorprende che nessun leader del centro-destra abbia espresso disgusto per un gesto così cretino.
Allo stesso modo, i leghisti che portano al guinzaglio un maiale su un terreno su cui a Padova il comune vorrebbe costruire una Moschea, ripercorrendo simili iniziative già fatte in altre città del nord e magari auspicando un "maiale-day", rappresentano concretamente l'incapacità di una parte della classe politica italiana di comprendere come la sfida moderna del "pluralismo religioso" richieda attenzione, cultura, capacità di analisi e forte sensibilità poiché tocca un elemento fondante dell'identità collettiva e dei bisogni individuali. Che poi un atto del genere venga stato fatto in nome della "identità italiana" offende la nostra sensibilità ancora un po' patriottica ma forse fa contenti i farlocconi che riempiono le ampolle con l'acqua del "dio Po". Sorprende che nessun leader del centro-destra abbia espresso disgusto per un gesto così cretino.
L'idiozia leghista ci dà però spunto per riflettere su come pensare un nuovo modello di laicità dello Stato che oggi si configura su due livelli: la sfida del pluralismo religioso e il ritorno della religione nella sua dimensione pubblica.
Quando i talebani del laicismo nostrano inveiscono contro la Chiesa e il suo sacrosanto diritto e dovere di essere parte integrante della vita pubblica del Paese, noi ci arrabbiamo non poco perché abbiamo la sensazione dell'ipocrisia dogmatica che è alla base di questo ragionamento. Tutt'altro che laicità. E ci incazziamo ancora di più quando questo invito alla Chiesa a pensare alle cose di Dio, viene dal cialtronesco intellettualismo dei cattolici adulti (come se l'uomo-nella-storia non fosse stato l'interesse peculiare di quel Dio che nella storia si è incarnato facendosi appunto uomo).
Allo stesso tempo occorre pensare un nuovo rapporto con la pluralità religiosa e con l'inevitabile necessità di far convivere culture e fedi diverse, senza l'ingenuità suicida di un Occidente ubriacato dalla sbronza multiculturalista. Alla base dev'esserci la comprensione dell'errore culturale e filosofico che fondò la presunta laicità della Rivoluzione francese ereditata in buona parte dalle carte costituzionali europee e sopratutto fatta propria da quell'aborto di Costituzione europea che i tecnocrati di Bruxelles hanno imposto contro le stesse volontà popolari. Un errore storico che segna un abisso profondo tra il modo di concepire la libertà religiosa in Europa e negli Usa.
Jürgen Habermas sottolinea come l'approccio alla libertà religiosa richieda la neutralità di uno Stato che configuri questa libertà non in maniera negativa, come nella Francia giacobina dove la libertà era una libertà dalla religione, imposta sotto forma di intromissione autoritaria dello Stato, ma come libertà positiva, come fu pensata dall'origine negli Stati Uniti dove l'autorità statale era "destinata a garantire ai coloni che si erano lasciati l’Europa alle spalle, la libertà positiva di praticare la loro rispettiva religione senza impedimenti" e senza maiali leghisti. Così fu pensata già nel 1776 nel Bill of Rights della Viriginia (che fu modello di riferimento per tutti gli stati americani) in quell'articolo 16 in cui si dice esplicitamente che la pratica religiosa "can be directed only by reason and conviction, not by force or violence; and therefore all men are equally entitled to the free exercise of religion, according to the dictates of conscience". Una conquista civile attuale ancora oggi.
Rifondare un nuovo patto di convivenza civile dentro la cornice di una moderna laicità, nel quale a tutti sia chiesto ed imposto il rispetto delle leggi e delle regole non può prescindere dal riconoscimento della libertà religiosa e dei diritti ad essa legati; questo vale per il diritto della maggioranza cattolica e della Chiesa ad essere parte attiva nel dibattito pubblico e nell'impegno civile; e questo vale per il rispetto all'identità religiosa delle minoranze e la loro tutela. Non la benevolenza tollerante del multiculturalismo, ma un nuovo modello di cittadinanza che contempli regole condivise e certe. E' bene che il pensiero liberal-conservatore, laico e cattolico, identitario e federalista, semmai c'è ed è in grado di comprendere questa nuova sfida post-moderna, se ne faccia carico e lasci stare le "porcate" provocatorie.
Il maiale leghista, nella sua negazione di riconoscere il fondamentale diritto alla libertà religiosa è intrinsecamente giacobino. E tutto questo a noi "intrinsecamente vandeani" non è che piaccia molto…
Quando i talebani del laicismo nostrano inveiscono contro la Chiesa e il suo sacrosanto diritto e dovere di essere parte integrante della vita pubblica del Paese, noi ci arrabbiamo non poco perché abbiamo la sensazione dell'ipocrisia dogmatica che è alla base di questo ragionamento. Tutt'altro che laicità. E ci incazziamo ancora di più quando questo invito alla Chiesa a pensare alle cose di Dio, viene dal cialtronesco intellettualismo dei cattolici adulti (come se l'uomo-nella-storia non fosse stato l'interesse peculiare di quel Dio che nella storia si è incarnato facendosi appunto uomo).
Allo stesso tempo occorre pensare un nuovo rapporto con la pluralità religiosa e con l'inevitabile necessità di far convivere culture e fedi diverse, senza l'ingenuità suicida di un Occidente ubriacato dalla sbronza multiculturalista. Alla base dev'esserci la comprensione dell'errore culturale e filosofico che fondò la presunta laicità della Rivoluzione francese ereditata in buona parte dalle carte costituzionali europee e sopratutto fatta propria da quell'aborto di Costituzione europea che i tecnocrati di Bruxelles hanno imposto contro le stesse volontà popolari. Un errore storico che segna un abisso profondo tra il modo di concepire la libertà religiosa in Europa e negli Usa.
Jürgen Habermas sottolinea come l'approccio alla libertà religiosa richieda la neutralità di uno Stato che configuri questa libertà non in maniera negativa, come nella Francia giacobina dove la libertà era una libertà dalla religione, imposta sotto forma di intromissione autoritaria dello Stato, ma come libertà positiva, come fu pensata dall'origine negli Stati Uniti dove l'autorità statale era "destinata a garantire ai coloni che si erano lasciati l’Europa alle spalle, la libertà positiva di praticare la loro rispettiva religione senza impedimenti" e senza maiali leghisti. Così fu pensata già nel 1776 nel Bill of Rights della Viriginia (che fu modello di riferimento per tutti gli stati americani) in quell'articolo 16 in cui si dice esplicitamente che la pratica religiosa "can be directed only by reason and conviction, not by force or violence; and therefore all men are equally entitled to the free exercise of religion, according to the dictates of conscience". Una conquista civile attuale ancora oggi.
Rifondare un nuovo patto di convivenza civile dentro la cornice di una moderna laicità, nel quale a tutti sia chiesto ed imposto il rispetto delle leggi e delle regole non può prescindere dal riconoscimento della libertà religiosa e dei diritti ad essa legati; questo vale per il diritto della maggioranza cattolica e della Chiesa ad essere parte attiva nel dibattito pubblico e nell'impegno civile; e questo vale per il rispetto all'identità religiosa delle minoranze e la loro tutela. Non la benevolenza tollerante del multiculturalismo, ma un nuovo modello di cittadinanza che contempli regole condivise e certe. E' bene che il pensiero liberal-conservatore, laico e cattolico, identitario e federalista, semmai c'è ed è in grado di comprendere questa nuova sfida post-moderna, se ne faccia carico e lasci stare le "porcate" provocatorie.
Il maiale leghista, nella sua negazione di riconoscere il fondamentale diritto alla libertà religiosa è intrinsecamente giacobino. E tutto questo a noi "intrinsecamente vandeani" non è che piaccia molto…
Immagine: Joachim Beuckelaer, Maiale squartato, 1569
20 Comments:
Sono in piedi, mi tolgo il cappello e ti faccio tantissimi applausi...perfetto in ogni riferimento!...forse il tuo più bel post...non tanto per l'argomento in sè, sviscerato fino allo stremo, ma per i riferimenti scelti che sono un'assoluta goduria per l'intelletto!
Amor mio, quando vai addosso ai leghisti assumi quel certo non so che che mi fa capire, nonostante si sia assai (e del tutto, e profondamente) diversi che questa differenza è quella 'a modello francese' (W la difference!)...
Un abbraccio
In genere apprezzo ciò che scrivi, riconoscendoti doti di analisi non comuni, ma questa volta dissento.
Ciò che scrivi è formalmente corretto se si stesse parlando di religioni in generale. Ebrei, induisti, buddisti e persino testimoni di geova non hanno mai creato problemi (nè noi a loro, almeno non qui e non di recente), praticano il loro culto, celebrano le loro feste e convivono con noi senza problemi, con tolleranza e civiltà.
Lo stesso non si può dire per i musulmani, non tutti, ma prevalentemente quelli che spingono per costruire moschee sempre più grandi in ogni città, fenomeno che più che far parlare di multiculturalismo dovrebbe far riflettere.
La moschea di Bologna, tanto per dirne una, non è frequentata da più di una cinquantina di persone, eppure è stata chiesta E OTTENUTA un'area immensa, poco fuori Bologna, per la costruzione di una delle più grandi moschee europeee. Il perchè lo sappiamo tutti, anche se facciamo finta di niente, e fa capo a quel progetto di islamizzazione dell'Europa tanto caro ai burocrati di Bruxelles. (Per la cronaca il folle progetto bolognese è stato fermato proprio dalla caparbietà della Lega, in base a illegalità nell'atto di cessione dell'area, almeno per ora, ma già il problema si ripresenta nel ferrarese, complici le incaute amministrazioni rosse).
Chiudo dicendo che la passeggiata suina sarà poco chic, rozza e facilmente stigmatizzabile dai benpensanti politically correct, ma ha il pregio di far parlare di un problema che esiste, perchè non possiamo fingere di non sapere che le moschee più luoghi di culto, sono in realtà luoghi di affari poco chiari, di indottrinamento, di istigazione all'odio, quando non covo di terroristi, come dimostrato spesso da indagini di polizia.
Personalmente perciò preferisco Calderoli e le sue maialate preventive a pianti di coccodrillo dopo.
Carissima, quando si tocca il tema del senso religioso credo che dovemmo tutti fermarci un attimo. Il "sacro" ha un orizzonte più ampio di un semplice politically correct. Vivo la mia fede con un insieme di contraddizioni e di tensioni ma nella consapevolezza di quanto essa entri nella profondità del mio essere. Provo disgusto e imbarazzo frustrante quando i simboli della mia religione, vengono ridicolizzati e calpestati. Perché quel senso è profondo nel mio essere.
Su questo blog l’Anarca ha scritto tanto e spesso sull'Eurabia, sui rischi islamisti, sull'imbroglio multiculturalista che sta affondando l'Occidente e la sua identità giudaico-cristiana. Per questo può dire che non è in ballo questa consapevolezza tanto da essere accusato di essere eccessivamente neo-teo-con… e a torto, perché non lo è mai quanto vorrebbe. Il problema è la deriva laicista e relativista della cultura moderna che punta a svuotare il senso religioso.
Se a Bologna avranno una Moschea gigantesca è perché appunto, come scrivi tu, l’hanno ottenuta. Ma questo non c’entra nulla con il doveroso rispetto della loro religione. Il problema è la grettezza intelletuale degli imbecilli progressisti che si travestono da buoni samaritani; il sindaco di Roma (capofila della categoria) la scorsa estate ha provato ad aprire una moschea a Roma dentro un esercizio commerciale senza autorizzazione che si sarebbe dovuto dare da solo. Cioé il Comune di Roma stava aprendo una Moschea abusivamente... non so se mi spiego. Ma il problema di chi è? Della comunità islamica che ha diritto a richiedere un luogo di culto o di chi governa un Comune senza conoscere le leggi che si è fatto da solo?
Prima dei problemi politici, c’è il problema di come vogliamo affrontare il tema del pluralismo religioso. Pretendo dalla cultura politica a cui appartengo attenzione al tema del senso religioso. E' il punto di partenza per capire i bisogni degli altri e affermare ragioni, regole, identità e autorità legittime. E’ questa la vera sfida di un nuovo modello di laicità. E questa sfida non la si vince violentando il sentimento religioso di chi è altro da noi; ma difendendolo. La rozzezza leghista non è molto diversa da quella chi organizza il gay pride a Roma l'anno del Giubileo solo con lo scopo di provocare qualche milione di cattolici... mandando travestiti in piazza vestiti da suore e da preti o sputtanando i simboli sacri della cristianità. E’ un gesto volgare e gratuito che non c’entra nulla con le battaglia in difesa dell’identità cristiana e contro il rischio di islamizzazione, perché non colpisce il potere (culturale, intellettuale e politico), ma il fedele che è il soggetto più debole.
Il punto di partenza è concepire l’identità religiosa come diritto fondamentale della persona. E questa identità non può essere offesa. Da nessuno.
Un abbraccio.
Salve!un bellissimo post,lucido e coerente. Mi limito a far notare che su questo argomento sono in molti a sbroccare: si pensi alle figure da isterica che la Santanchè ha fatto al processo per l'omicidio di Hina...Anche lì si è percepita una discreta puzza di giacobinismo... E anche certe polemiche sul velo sono state molto ma molto strumentali... Insomma la stupidità in questo campo non è esclusivo appannaggio leghista.Comunque, le idee son quelle giuste, il problema è sempre quello: trovare una forza politica disposta ad applicarle. Niente affatto semplice purtroppo. Complimenti ancora!
bobo
Se veramente si trattasse di religione nel senso più puro, ideologico, trascendentale, spirituale, viscerale e bla bla ... non ci sarebbe bisogno di tanti edifici (di qualsiasi credo), uno si metterebbe lì, nella sua cameretta, e gli darebbe di preghiere a più non posso (senza avere tra l'altro eventuali rotture di scatole) ... Il resto è tutto una farsa , un altro di quei polpettoni - tormentoni dati in pasto all'opinione pubblica per adombrare i veri problemi. Di edifici atti al benessere (scuole, ospedali, strutture di incontro .... ) di ogni cittadino (di qualsiasi età, sesso, etnia .... ) ne mancano a palate ... ma perché di/per quelli nessuno si infuoca ?
Sempre ammirato da ANARCA sintetizzerò: Potremmo essere o stare arrivando ad un punto dove l'imbecillità leghista ci sembra il male minore rispetto all'imbecillità progressista politicamente corretta
Aggiornamento:
Di fronte al tragico fallimento della politica per la sicurezza del Governo Prodi da Sinistra c’è perfino chi ha la sfrontatezza di dire che è “colpa” della legge Fini-Bossi e che è “colpa” del Governo Berlusconi, che non ha provveduto alla moratoria sulla libera circolazione delle persone provenienti dalla Romania.
Inferior stabat agnus… verrebbe da dire. Forse è il caso di ricordare che la legge migliore dà i risultati peggiori se la sua applicazione viene sabotata da chi ha il dovere di rispettarla e se l’azione di Governo si muove nella direzione opposta a quanto è previsto dalla legge.
Da quando Prodi governa e Amato è ministro dell’Interno, costoro:
1. Hanno chiuso tre Cpt per l’identificazione dei clandestini (a Ragusa, a Brindisi e a Crotone). Questo vuol dire che sono state ristrette drasticamente le espulsioni effettive: se si riducono i luoghi nei quali è possibile l’individuazione al fine della restituzione nel paese di origine, i clandestini restano in Italia e si consolida la convinzione che non è possibile procedere alle espulsioni (quindi, ne arrivano altri);
2. Hanno ampliato i ricongiungimenti, andando molto oltre il nucleo familiare e precludendosi la certezza dell’identità; a parte coniuge e figli, come si fa a stabilire che vi è un rapporto di parentela quando si ha a che fare con Stati nei quali non esiste neanche l’anagrafe?
3. Hanno eliminato il visto d’ingresso per i soggiorni brevi, sostituendolo con una semplice autocertificazione. Dunque, non si sa con sicurezza chi è colui che viene per il periodo di tre mesi, ma si sa con certezza che resterà in Italia dopo i 90 giorni senza alcuna conseguenza;
4. Hanno usato il decreto flussi 2006 come sanatoria fittizia per i clandestini che già c’erano, piuttosto che come strumento per far arrivare i regolari dai Paesi di origine;
5. Hanno adottato norme per l’asilo che sono lo strumento per far entrare chiunque;
6. Non hanno varato la moratoria sulla libera circolazione di persone dalla Romania;
7. Non applicano la direttiva UE n. 38/2004 sulla espulsione dei comunitari che non hanno un reddito lecito.
E’ disonesto dire che tutto questo deriva dalla Fini-Bossi. E’ altrettanto disonesto dire che molto sarà risolto dal decreto legge varato dal Consiglio dei ministri due giorni fa. In realtà, quel decreto è poco più che nulla: si limita a spostare i fascicoli delle espulsioni dal tavolo del ministro dell’Interno al tavolo dei prefetti. In Parlamento sarà necessario presentare emendamenti al decreto medesimo, tesi a eliminare le disposizioni lassiste appena elencate, introdotte arbitrariamente in contrasto con le direttive UE (pur col pretesto di darne attuazione). In quel momento si vedrà chi fa lo sciacallo!
Aggiornamento2
Dagli Stati Uniti viene la proposta di togliere dalla datazione l’acronimo d.C. (perché il riferimento a Cristo offen¬derebbe chi è musulmano, o di altra reli¬gione) e sostituirlo con e.c. (era comune). In Gran Bretagna una scuola avrebbe in¬dotto gli alunni e le loro famiglie a prati¬care per un giorno costumi musulmani: uso del chador per le ragazze, separazione tra ragazze e ragazzi, tra uomini e donne siano genitori o insegnanti. Però, a¬lunni, docenti e genitori, erano per il 90 per cento di religione cristiana. Questi gli ultimi segni di una china fatale che l’Occidente sta vivendo in tema di multiculturalità. I precedenti più prossimi sono noti. In Italia, un alto tribunale ha perdonato due genitori per le percosse inflitte alla figlio¬la Fatima perché la tradizione da cui provengono le giustificherebbe.
Aggiornamento 3:
Potrei proseguire in eterno...
ErmannoDiSalza
Come si puo' darti torto?
Solo chi sia "capace di abbinare stupidita' e indecenza" potrebbe farlo. Infatti eccomi, mi arruolo; anche se trovo naif e provocatori gli atti citati, sono anche politicamente scorretti. Finalmente!
Senza alcun riferimento a nessuno men che meno all'autore del post, sara' che alla noiosa prosopopea dei seniorum severiorum dal ditino alzato, preferisco quelli additati dal mainstream come "cretini", mediamente li trovo piu' stimolanti; sara' che le compagnie troppo affollate e "autoconvocate" di intellighentsji mi fanno mancare l'aria;
sara' (anche) per tutto questo, ma quoto in toto il commento di gattasofia, incipit incluso, dove dice che solitamente apprezza cio' che scrivi.
La tua risposta al suo commento trovo confonda il piano individuale del "rispetto", dovuto a chiunque ci rispetti e non ad altri, con il "porgere l'altra guancia" a chi se n'approfitta, con la resa a logiche predatorie che fanno leva sulla dittatura della maggioranza, altro che individuo.
Con immutata stima,
ciao, Abr
Ciao, Martin... quanto tempo!
Ma visto che ultimamente mi sento abbastanza filoleghista (per i miei mai sopiti euro ed islamoscetticismo) non posso che farti un paio di pulci.
Non ne esimero' la Lega: ha fatto una figura di cacca a parlare di "identita' italiana" ed il maiale non andava portato per "impedire la costruzione della moschea", bastava dire "Povero suino, gli restano due settimane di vita e volevamo fargli respirare un po' di aria pura" (come sai qui in Veneto "copare el mas-cio" e' quasi una festa).
Ma non posso che dare ragione a chi ha portato all' attenzione dell' opinione pubblica questa realta', e stigmatizzare chi usa la "laicita'" a senso alternato: i verdi che hanno querelato la consigliera leghista per "vilipendio alla religione" ed il comune di Padova (amministrato dalla sinistra) che gia' paga l' affitto per lo stabile dove si trova l' attuale "moschea" e che intende concedere il terreno in comodato. Se questi gli stessi che si stracciano le vesti perche' alla Chiesa non viene fatta pagare l' ICI (e dovrebbe pagarla, sia chiaro), preferisco dar ragione alla Lega che a loro.
Che differenza! I maiali appesi dei leghisti e la mente aperta e equilibrata di chi crede che la religione sia un diritto di tutti.Beh, il primo linguaggio lo capiscono tutti, soprattutto quelli che da questa desacralizzazione del suolo sono penalizzati....il secondo discorso "di fioretto" lo capisce solo chi ha già fatto quel salto qualitativo come il nostro Anarca o chi per il politically correct ha svenduto i nostri crocefissi all'imam invasato che in casa nostra pretende che il Papa gli baci la pantofola.
In teoria potrei essere d'accordo con Martin, ma dico che non è più epoca, non è più il momento di mostrarsi aperti, perchè abbiamo svenduto la nostra religione alla laicità da supermercato. Al primo musulmano che ha protestato per i nostri Cristi nelle scuole, noi italiani siamo corsi a staccare anche i chiodi che li tenevano appesi, affannandoci a spiegare che la laicità è la nostra bandiera ecc. ecc.. E per questo non siamo stati più rispettati, anzi, un popolo che rinnega le proprie radici è da disprezzarsi.
Ebbene, non ho niente da obiettare alle moschee....mantenendo un diritto di reciprocità.
Proviamo a chiedere all'Arabia Saudita di costruirci una bella chiesa vicino alla Mecca. In fondo la moschea romana, sponsor l'Arabia Saudita in primis, è su quello che una volta era lo stato Vaticano e per un pelo non è stata fatta più in alto della basilica stessa. Quale pensate sarebbe la risposta...urli e strepiti di ulema per cotanto sacrilegio.
La nostra debolezza e la nostra indegnità è in quel capolavoro di nullità che è la costituzione europea in cui non si fa accenno alle nostre radici cristiane, come se non fossero mai esistite.
La vergogna è lì, il maiale leghista è solo la reazione volgare...e l'ultimo dei nostri problemi.
Sono d'accordo con Morrigan.
Vi spiace se cambio argomento?
Vorrei sentire un po' di pareri di gente intelligente come voi sul nuovo partito di Berlusconi.
Io sono stato responsabile del FUAN, militante dell' MSI prima e di AN poi e non vedo l'ora di entrarci. Vorrei solo che lo facesse anche qualche pezzo grosso di AN in modo da essere meglio rappresentato.
Martin, sono cristiana di famiglia cattolica praticante senza fanatismi, e pur avendo abbandonato dall'adolescenza la frequentazione per motivi che non è di nessun interesse spiegare qui,
mi ritrovo con le tue parole, quando dici che provi disgusto e imbarazzo quando vedi i simboli della cristianità offesi, perchè prima ancora che un fatto religioso, vivo la cosa come un intollerabile ingerenza da parte di chi, per giunta, si permette molto nei nostri confronti ma tollera assai meno di niente, anzi sempre più spesso pretende.
Pretende di togliere crocefissi, di oscurare opere d'arte, di cambiare diete nelle mense, di modificare ritmi di vita e di lavoro in funzione di presunte offese. Un giochino al quale deboli istituzioni e inesistenti politici si piegano ormai troppo spesso e che, sono convinta, non frega davvero niente a nessuno dei richiedenti, ma serve solo come prova di forza e noi, idioti, ci caschiamo.
Il rispetto della religione altrui come valore è sacrosanto, sono d'accordo con te ma qui, perdonami, siamo fuori tema in quanto non possiamo far finta di non vedere che il problema sia altrove e che mega moschee in nome di una presunta libertà, altro non siano che cavalli di troia.
La reazione leghista del resto non è che la risposta a uno Stato prono di fronte a richieste sempre più incalzanti da parte di coloro che qui reclamano a gran voce diritti che a casa loro non si sognano nemmeno di concedere.
E la spiegazione è che considerano la nostra civiltà mollacciona e degenerata, scambiando la democrazia con l'invito ad approfittarsene tipico di chi non ne ha mai goduto, come dimostra la parecentuale di reati compiuta nel nostro paese che, in quanto a pene e giustizia, non fa paura a nessuno.
Per assurdo più ci mostriamo disponibili e più agli occhi musulmani, di certi musulmani, perdiamo punti in stima e credibilità.
Ecco perchè, a mio avviso, non possiamo comportarci come ci comporteremmo naturalmente per storia e cultura con chiunque ci chieda aiuto, assistenza e asilo.
Insomma buoni sì, ma fessi no.
(PS: applausi per tutti gli interventi)
Molte riflessioni interessanti anche se non tutte condivisibili. In realta' potremmo tirare fuori una miriade di altri esempi a quelli che avete fatto. Ho gia' detto che per me non e' in discussione il problema reale dato dall'immigrazione isllamica in Europa, dagli squilibri demografici, dall'integralismo e dall'impatto di una cultuira antimoderna con una modernita' con la quale non ha mai fatto i conti. Abbiamo scritto piu' volte del pericolo di Eurabia e di come una cultura pacifista e fondata su un multiculturalismo straccione stia gettando l'identita' dell'Europa nell'oblio. Rimango pero' della convizione che il problema del "pluralismo religioso" in una societa' conmplessa non si affronti offendendo il sentimento di chi crede.
Mi fa piacere vedere che con gattasofia (complimenti per il bel nome da felino....sapiente)ho molti punti in comune.
Caro Martin, so che non sarai d'accordo, ma vorrei chiarire che non sto discutendo dell'enorme problema dell'immigrazione, dell'Eurabia e quant'altro.
Vedo il punto focale del problema posto nella mancanza di rispetto NOSTRO per la NOSTRA religione, per la nostra identità cristiana e per la dignità di popolo tout-court. Piccoli, deboli, insicuri, pronti a scusarci di essere italiani, cristiani, di vivere nel suolo patrio per cui chiunque entra, meglio se illegalmente, può chiedere...e gli sarà dato... magari togliendolo al cittadino per nascita.E alla fine ciò provoca reazioni suine....dal basso.
Ti chiedo se si può parlare di pluralismo religioso quando noi stessi siamo affetti dalla malattia autoimmune? Ogni volta che il Papa parla (è un capo religioso, fa il suo mestiere) mezzo parlamento e mezzo paese si scandalizza perchè si intromette e consiglia ai cattolici di agire..secondo coscienza) e giù film, libri, interviste a intellettuali di culla sessantottina per proclamare a gran voce che la religione è una balla, una palla al piede del libero pensiero e della libera scienza.
Non è su queste fondamenta che si mantiene una nazione civile e lo dico con estrema amarezza e rammarico: siamo lontani dal pluralismo religioso anni luce, o è troppo tardi o è prematuro.
Destra Sociale e Socialismo reale nello stato-zombie
22/11/2007
Volevamo da un po’ scrivere dell’indistinguibile differenza tra destra e sinistra in italia. Su come tutto sia una pantomima a beneficio dei buzzurri.
Il solito Blondet ci offre lo spunto con questo articolo in cui descrive il suo concetto di “destra sociale”:
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2423¶metro=politica
L’articolo di Maurizio Blondet è da manuale in materia epistemologica. Potrebbe essere stato questo pezzo concettualmente scritto da Valentino Parlato o da Agnoletto o Caruso.
Citiamo: “Lo Stato deve organizzare questa responsabilità comune, per esempio con tasse ai ricchi che servano ad assistere i poveri, i malati e invalidi, i bambini, la vedova e l'orfano”. Ragionamento che si può sentire tranquillamente in un qualsiasi circolo Arci di Reggio Emilia durante una vaniloquente discussione su cosa sia l’essere di sinistra.
Citiamo:” Si noti: previdenza generale e «obbligatoria», nel senso che il padronato fu obbligato a pagare i contributi pensionistici. E Mussolini fu il primo a fare lo stesso in Italia, l'INPS.” Esattamente ciò che ha fatto Prodi con lo scippo forzoso del TFR e coi contributi obbligatori, con l’obbligo di avere un conto in banca per i tartassati “co.co.pro”, e Visco non è di destra.
Citiamo: “l gruppo d'uomini scelto dal popolo (il sovrano) deve avere lealtà verso la nazione, deve avere «carattere» - non rimangiarsi la decisione per viltà alla prima opposizione - e deve imperativamente darsi le informazioni e le competenze necessarie per decidere al meglio possibile: per questo, chiamerà a sé altri uomini, i competenti, tecnici e i tecnocrati più stimati nel loro campo”. Questo avvenne in Russia con la rivoluzione d’ottobre che fu inizialmente popolare. I “competenti” non eletti da nessuno sono l’equivalenza delle “authority”, dei prefetti, dei “tecnici” (alla Padoa Schioppa), chiamati a decidere dai governi cattocomunisti italiani. E in URSS Stalin non aveva paura dell’opposizione!
Citiamo: “Per questo abbiamo Mastella, o la Lega, o le rivoltanti «autonomie regionali» secessioniste di fatto. Per questo pulluliamo di particolarismi, dove ognuno pensa a sé, da vero «liberale assoluto», anche quando si proclama «comunista» o «fascista»”. Qui Blondet nettamente si smaschera perché arriva ad ammettere che i popoli vincono su quelle ideologie di cui lui è vate assoluto, non meno di Luciano Violante.
Nessun sociologo sano di mente potrebbe attestare che Veneti e Sardi appartengono alla medesima etnia; quasi non Toscani e Emiliani, in regioni pure confinanti. Idem per Laziali e Campani o per Siciliani e Calabresi pure separati unicamente da uno stretto braccio di mare.
Se l’esistenza del “popolo italiano” è così certa perché in ogni trasmissione radio/tv, perché in ogni articolo di giornale una parola su tre, scritta o pronunziata, è “italia” o “italiani”?
Citiamo: “Verso gli immigrati, direi questo: essi devono essere soggetti alle leggi nazionali con rigore eguale a quello usato per i cittadini; senza privilegi sui cittadini di nascita, senza mutui agevolati ed esenzioni dal ticket che sono negati ai cittadini nati qui”. Senza pudore, sorvola sugli assurdi privilegi che godono gli “italiani” del Sud come esenzione ticket, contributi a fondo perduto, Agenzia Sviluppo italia, le immense ruberie sempre perdonate, tasse universitarie irrisorie, sgravi fiscali, autostrade gratis, pensioni senza contributi (nota 1) che sono, a ben guardare, maggiori dei benefici goduti dagli stranieri.
Ma è sull’”integrazione” dove il nostro “goym” mostra tutti i suoi limiti democratici, quelli di volere annientare l’evidenza dell’inesistenza del popolo italiano. In cui dimostra, di non essere diverso da un “rifondarolo”, ignorante e totalitarista.
Citiamo: “Roma fu la più grande integratrice di popoli diversi, che chiamò a partecipare al suo potere barbari e nordafricani, li civilizzò, addossando loro il peso di corresponsabilità nel governo, offrendo ad essi di «fare le cose insieme».
Settimio Severo era stato un bravo generale bèrbero, e fece una certa carriera nello Stato: diventò imperatore”.
Questa estrapolazione è allucinante due volte: in chiave storica e in chiave ideologica. In senso storico poichè egli scorda che la Roma di allora era “caput mundi”, il “pensiero unico” del tempo, e poteva integrare colle proprie leggi chiunque e dovunque. La Roma e l’italia attuali sono “caput “ di un bel niente. Relegate all’estrema periferia dell’impero american-sionista. Da decenni in crisi culturale e ora in pieno collasso economico, la penisola si trasformerà in un altro Kossovo e forse in un altro paese islamico di nessun contributo alla cultura e allo sviluppo del globo.
Ma invitiamo i lettori a riguardare: “Roma fu la più grande integratrice di popoli diversi, che chiamò a partecipare al suo potere barbari e nordafricani, li civilizzò, addossando loro il peso di corresponsabilità”.
Non è forse questo concetto, la medesima idea di “cooptazione” eviscerata dal ministro Ferrero con affermazioni tipo “il governo vuole svolgere un’azione ‘positiva’ sugli immigrati”?
Ebbene sì, il pensiero di Blondet dunque è il medesimo di Ferrero, quello di Luxuria il medesimo di Fiore: creare la “nazione” italiana posticcia, senza identità locali, senza un colore della pelle definito, un “meticciato “ di spiantati pallidamente devoto alla cacca tricolore.
Non Santi né Eroi bensì un tumulto di fanti e codardi disordinatamente in fila per assistere alla partita della “nazionale” di calcio che “spezza le reni” alle Far Oer. Smunto vessillo di un picaresco “stato della Mancia”.
Blondet ha più di una volta espresso stima per Giulio Tremonti. Quello che, per ricordare, dichiarandosi liberale, ha proposto di fare suonare l’inno di Mameli nelle scuole ogni volta prima di entrare in classe. Quale differenza dagli ex regimi dell’Est europeo in cui tutta la società era un inno al culto dello stato e della personalità del capo del partito di turno?
Che differenza con il Nazismo o col Fascismo, infine??
La casta fankazzista dell’unità nazionale, da Forza Nuova ai “no global”, vuole dare il diritto di voto e persino fare entrare i “berberi” nelle forze dell’ordine CONTRO i cittadini autoctoni per salvare la merdosa italia.
Il cerchio si chiude.
Le contrapposizioni ideologiche sono una finzione, una diatriba da bar dello sport per mascherare il vero scopo, di Berlusconi e Veltroni in primis. Un gioco della Casta, sulla pelle dei cittadini perbene, a strabiliare il popolino teledipendente con l’”interesse nazionale”.
Una “melina a centrocampo” in attesa che gli stranieri ammorbano il tessuto etnico locale in modo da potere finalmente tirare un sospiro di sollievo, sancendo che finalmente esistono gli italiani e l’unità nazionale non è più in pericolo.
di Domenico Gatti del Canna-Power Team
Nota 1: A beneficio dei mistificatori CHIARIAMO che NON stiamo discutendo che in qualche zona o regione vi sia un maggiore numero di cittadini bisognosi della assistenza dello stato. Stiamo arguendo sul fatto che nelle regioni meridionali le tasse siano più basse PER TUTTI anche per i ricchi mafiosi, anche per le pletore strapagate di “diriggenti” in atavico esubero della pubblica amministrazione
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Destra Sociale e Socialismo reale nello stato-zombie
22/11/2007
Volevamo da un po’ scrivere dell’indistinguibile differenza tra destra e sinistra in italia. Su come tutto sia una pantomima a beneficio dei buzzurri.
Il solito Blondet ci offre lo spunto con questo articolo in cui descrive il suo concetto di “destra sociale”:
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2423¶metro=politica
L’articolo di Maurizio Blondet è da manuale in materia epistemologica. Potrebbe essere stato questo pezzo concettualmente scritto da Valentino Parlato o da Agnoletto o Caruso.
Citiamo: “Lo Stato deve organizzare questa responsabilità comune, per esempio con tasse ai ricchi che servano ad assistere i poveri, i malati e invalidi, i bambini, la vedova e l'orfano”. Ragionamento che si può sentire tranquillamente in un qualsiasi circolo Arci di Reggio Emilia durante una vaniloquente discussione su cosa sia l’essere di sinistra.
Citiamo:” Si noti: previdenza generale e «obbligatoria», nel senso che il padronato fu obbligato a pagare i contributi pensionistici. E Mussolini fu il primo a fare lo stesso in Italia, l'INPS.” Esattamente ciò che ha fatto Prodi con lo scippo forzoso del TFR e coi contributi obbligatori, con l’obbligo di avere un conto in banca per i tartassati “co.co.pro”, e Visco non è di destra.
Citiamo: “l gruppo d'uomini scelto dal popolo (il sovrano) deve avere lealtà verso la nazione, deve avere «carattere» - non rimangiarsi la decisione per viltà alla prima opposizione - e deve imperativamente darsi le informazioni e le competenze necessarie per decidere al meglio possibile: per questo, chiamerà a sé altri uomini, i competenti, tecnici e i tecnocrati più stimati nel loro campo”. Questo avvenne in Russia con la rivoluzione d’ottobre che fu inizialmente popolare. I “competenti” non eletti da nessuno sono l’equivalenza delle “authority”, dei prefetti, dei “tecnici” (alla Padoa Schioppa), chiamati a decidere dai governi cattocomunisti italiani. E in URSS Stalin non aveva paura dell’opposizione!
Citiamo: “Per questo abbiamo Mastella, o la Lega, o le rivoltanti «autonomie regionali» secessioniste di fatto. Per questo pulluliamo di particolarismi, dove ognuno pensa a sé, da vero «liberale assoluto», anche quando si proclama «comunista» o «fascista»”. Qui Blondet nettamente si smaschera perché arriva ad ammettere che i popoli vincono su quelle ideologie di cui lui è vate assoluto, non meno di Luciano Violante.
Nessun sociologo sano di mente potrebbe attestare che Veneti e Sardi appartengono alla medesima etnia; quasi non Toscani e Emiliani, in regioni pure confinanti. Idem per Laziali e Campani o per Siciliani e Calabresi pure separati unicamente da uno stretto braccio di mare.
Se l’esistenza del “popolo italiano” è così certa perché in ogni trasmissione radio/tv, perché in ogni articolo di giornale una parola su tre, scritta o pronunziata, è “italia” o “italiani”?
Citiamo: “Verso gli immigrati, direi questo: essi devono essere soggetti alle leggi nazionali con rigore eguale a quello usato per i cittadini; senza privilegi sui cittadini di nascita, senza mutui agevolati ed esenzioni dal ticket che sono negati ai cittadini nati qui”. Senza pudore, sorvola sugli assurdi privilegi che godono gli “italiani” del Sud come esenzione ticket, contributi a fondo perduto, Agenzia Sviluppo italia, le immense ruberie sempre perdonate, tasse universitarie irrisorie, sgravi fiscali, autostrade gratis, pensioni senza contributi (nota 1) che sono, a ben guardare, maggiori dei benefici goduti dagli stranieri.
Ma è sull’”integrazione” dove il nostro “goym” mostra tutti i suoi limiti democratici, quelli di volere annientare l’evidenza dell’inesistenza del popolo italiano. In cui dimostra, di non essere diverso da un “rifondarolo”, ignorante e totalitarista.
Citiamo: “Roma fu la più grande integratrice di popoli diversi, che chiamò a partecipare al suo potere barbari e nordafricani, li civilizzò, addossando loro il peso di corresponsabilità nel governo, offrendo ad essi di «fare le cose insieme».
Settimio Severo era stato un bravo generale bèrbero, e fece una certa carriera nello Stato: diventò imperatore”.
Questa estrapolazione è allucinante due volte: in chiave storica e in chiave ideologica. In senso storico poichè egli scorda che la Roma di allora era “caput mundi”, il “pensiero unico” del tempo, e poteva integrare colle proprie leggi chiunque e dovunque. La Roma e l’italia attuali sono “caput “ di un bel niente. Relegate all’estrema periferia dell’impero american-sionista. Da decenni in crisi culturale e ora in pieno collasso economico, la penisola si trasformerà in un altro Kossovo e forse in un altro paese islamico di nessun contributo alla cultura e allo sviluppo del globo.
Ma invitiamo i lettori a riguardare: “Roma fu la più grande integratrice di popoli diversi, che chiamò a partecipare al suo potere barbari e nordafricani, li civilizzò, addossando loro il peso di corresponsabilità”.
Non è forse questo concetto, la medesima idea di “cooptazione” eviscerata dal ministro Ferrero con affermazioni tipo “il governo vuole svolgere un’azione ‘positiva’ sugli immigrati”?
Ebbene sì, il pensiero di Blondet dunque è il medesimo di Ferrero, quello di Luxuria il medesimo di Fiore: creare la “nazione” italiana posticcia, senza identità locali, senza un colore della pelle definito, un “meticciato “ di spiantati pallidamente devoto alla cacca tricolore.
Non Santi né Eroi bensì un tumulto di fanti e codardi disordinatamente in fila per assistere alla partita della “nazionale” di calcio che “spezza le reni” alle Far Oer. Smunto vessillo di un picaresco “stato della Mancia”.
Blondet ha più di una volta espresso stima per Giulio Tremonti. Quello che, per ricordare, dichiarandosi liberale, ha proposto di fare suonare l’inno di Mameli nelle scuole ogni volta prima di entrare in classe. Quale differenza dagli ex regimi dell’Est europeo in cui tutta la società era un inno al culto dello stato e della personalità del capo del partito di turno?
Che differenza con il Nazismo o col Fascismo, infine??
La casta fankazzista dell’unità nazionale, da Forza Nuova ai “no global”, vuole dare il diritto di voto e persino fare entrare i “berberi” nelle forze dell’ordine CONTRO i cittadini autoctoni per salvare la merdosa italia.
Il cerchio si chiude.
Le contrapposizioni ideologiche sono una finzione, una diatriba da bar dello sport per mascherare il vero scopo, di Berlusconi e Veltroni in primis. Un gioco della Casta, sulla pelle dei cittadini perbene, a strabiliare il popolino teledipendente con l’”interesse nazionale”.
Una “melina a centrocampo” in attesa che gli stranieri ammorbano il tessuto etnico locale in modo da potere finalmente tirare un sospiro di sollievo, sancendo che finalmente esistono gli italiani e l’unità nazionale non è più in pericolo.
di Domenico Gatti del Canna-Power Team
Nota 1: A beneficio dei mistificatori CHIARIAMO che NON stiamo discutendo che in qualche zona o regione vi sia un maggiore numero di cittadini bisognosi della assistenza dello stato. Stiamo arguendo sul fatto che nelle regioni meridionali le tasse siano più basse PER TUTTI anche per i ricchi mafiosi, anche per le pletore strapagate di “diriggenti” in atavico esubero della pubblica amministrazione
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Caro Anarca,
il riferimento alla Virginia è stupendo. I mangiaformaggio dovrebbero solo imparare dagli odiati yankee.
Tutti le cose negative dell'Occidente nascono nel 1789: letto Burke?
I leghisti esagerano sempre, ma il problema esiste. Ma non si risolve con il maiale day.
PS: mi cambi il link? ;)
Da vero ghibellino quale sono, fanno bene i leghisti (lo dico da fiero terrone) a dare un'identità. Civile, oltreché religiosa. L'islam che si vuole trasportare non è di civiltà come vogliono farci credere. Il Cristianesimo, checché se ne dica, nella sua cultura ha portato umanesimo. Possiamo anche condividere la laicità di varie religioni, ma non a vederla imporsela. http://blog.libero.it/Emanuele http://blog.libero.it/AcumeAgrume
Oltre all’’idiozia leghista
Una societa’ moderna e multietnica riuscirebbe a sradicare la sottocultura leghista. E forse tra le tante paure che tormentano i sogni delle camicie verdi c’e’ anche questa, la paura che la realta’ dimostri l’assurdita’ delle proprie convinzioni. Dura la vita del leghista, sempre ossessionato da mille paure. Del resto quando si cede al cocktail mentale dell’ignoranza, della chiusura, del materialismo provinciale, vince la paura. La paura di perdere la propria identita’, quella di perdere la roba, quella di dover mettere in discussione quella ruotine esistenziale ipocriticamente usata come baluardo da difendere. E ancora di piu’ la pura del nuovo, del diverso. Non solo una posizione politica sterile e conservatrice ma un’idiozia in senso storico.
Il mondo sta cambiando drammaticamente, sono cambiate le barriere del tempo e delle spazio grazie alle innovazioni tecnologiche. Lo stesso Stato nazione si sta rivelando una dimensione obsoleta. Il futuro e’ continentale, lo sono gli Stati Uniti, l’Europa e per dimensioni la Cina, l’India. Un domani tocchera’ all’America Latina, all’Africa. Oltre alle informazioni, alle conoscenze, al business si muovono ormai globalmente anche le persone, e in larga parte lo fanno a causa di uno dei fallimenti piu’ gravi del capitalismo, quello di non riuscire a distribuire equamente le risorse. Due terzi del mondo vive in miseria, gli altri nello spreco. E a quello della democrazie di non riuscire a distribuire equamente i suoi principi, i diritti umani.
Di fronte a tali cambiamenti e nuove sfide ci sono due vie. Quella leghista che suggerisce di nascondere la testa nella sabbia coltivando ignoranza e paura a fini elettorali. E quella seria che cerca di comprendere e regolare il fenomeno perseguendo politiche di lungo periodo. L’Italia e’ al momento colpevolmente vittima della prima via. Il governo sembra non capire che i disperati che hanno il coraggio o la forza di attraversare il Mediterraneo per giungere in Italia sono solo le briciole rispetto alle decine di milioni che ne avrebbero bisogno per conquistare una vita decente. Si tratta di un fenomeno potenzialmente gigantesco destinato ad interessarci per decenni. Un fenomeno oltre le possibilita’ di un piccolo Paese come l’Italia che ha solo la sfortuna di essere geograficamente nel mezzo. Per fronteggiare la situazione ci vuole l’Europa, ci vuole la comunita’ internazionale. Ci vogliono ad esempio politiche capaci di superare i fallimenti della cooperazione allo sviluppo internazionale, il gap tra Paesi ricchi e poveri cresce. Basta con le elemosina nazionali ma rispettare gli impegni presi sulle percentuali del Pil da destinare allo sviluppo del Terzo Mondo, impegni disattesi in primis proprio dall’Italia, e unificare la cooperazione almeno a livello europeo e rendere il settore umanitario pienamente professionale e riconosciuto come strategico nei nuovi equilibri internazionali. E basta con le ipocrisie legislative che coprono un persistente colonialismo latente a favore di interessi multinazionali. Basta negare l’insostenibilita’ del modello di sviluppo occidentale e investire per innovarlo. Il punto e’ che se Maroni e Bossi fossero nati in Chad sarebbero su uno di quei barconi con moglie e figli. E sarebbero li perche’ qualche politicante del mondo ricco, ignorante o menefreghista, di fronte ad una crescente voragine di ingiustizia che sta spaccando il mondo, preferisce assecondare i pruriti esistenziali della propria privilegiata tribu’. Preferisce sbattere la porta in faccia al mondo, alla realta’, al futuro.
Tommaso Merlo
www.tommasomerlo.ilcannocchiale.it
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