Veltroni: la storia di un suicidio e di un'indecenza
E’ il 3 aprile 2006. Matteo Maritano, 16 anni, mamma filippina e papà italiano, si suicida. Apre la finestra della sua stanza e decide di volar giù. Un angelo senza ali e con un buco dentro profondo come la notte. I giornali ne parlano perché il sospetto è che il male da cui abbia voluto liberarsi sia stato indotto. Si parla di bullismo, di pregiudizi, d’intolleranza. Si dice che a scuola venisse preso in giro perché gay anche se non lo era.
Il motivo per cui un ragazzo di 16 anni si getta nel vuoto è cosa che appartiene a quel mistero profondo e pauroso che affonda nella profondità del male… e nella sua banalità. La volgarità del nostro mondo, democratico e tollerante, sta in questa dimenticanza. Nei giorni successivi Matteo diventa il simbolo delle rivendicazioni omosessuali. Diventa la palestra su cui si esercitano i professionisti della morte ad effetto: sociologi, psicologi, omosessualisti in carriera, ispettori ministeriali e giornalisti… soprattutto loro, i giornalisti: dietro l’imbroglio del "diritto di cronaca" che è solo il perverso gioco del rendere banale la vita degli altri, per rendere più sopportabile la propria. A distanza di un anno la Procura di Torino chiude l’indagine e archivia il caso: Matteo non ha subito alcun atto di bullismo. Il suo suicidio non fu spinto da pressioni esterne, né da una sua presunta omosessualità perseguitata.
Immagino che chi sceglie di uccidersi scelga il silenzio, il vuoto, l’ombra, l’angolo più buio. Anche quando la morte è un urlo disperato, una denuncia, una condanna… alla fine racconta un silenzio. Il silenzio di un disagio, di una sofferenza che ricopre la morte e il silenzio dovuto dentro una pietà che dovrebbe accompagnare il pudore di non fare ulteriore violenza a chi compie un gesto definitivo. Perché il senso della vita è dato dalla "possibilità". E chi decide di negare a se stesso il dono della "possibilità" avrebbe bisogno di un "sssssssssssstttttt" lungo quanto i nostri rimorsi. Ma queste sono cazzate per questo mondo che ha bisogno di rumore perché del silenzio ha paura.
E allora, la storia di Matteo non finisce qui. Sul suo corpo straziato arriva la pennellata finale, il tocco dell’artista: e il narcisismo degli uomini colti e per bene si rivela un’altra violenza verso Matteo.
Pochi mesi dopo la sua morte il Corriere della Sera inaugura una collana di scritti: "Corti di carta", brevi racconti che ospitano inediti di grandi autori italiani; e tra questi c’è anche Walter Veltroni con un libello di 54 pagina dal titolo "Aspetta te stesso". L’anarca lo legge con la curiosità che in genere accompagna la sua ingenuità e scopre che la storia che c’è dentro, raccontata con strazio intellettuale, è quella lì. Veltroni ha strappato dalla cronaca una tragedia e un orrore e li ha trasformati nell’ennesima vetrina di malinconia e vanità.
Matteo diventa Giulio. Non è più filippino ma peruviano. Ma c’è il fratello maggiore e un suo diario, c’è la mamma separata e c'è il suicidio; ci sono le motivazioni decise dai giornali ("a scuola dicono che sono frocio!"). C’è l’armamentario del politicamente corretto: il ragazzo aguzzino con il giaccone di pelle nera in realtà mai esistito ma così utile alle coscienze democratiche e antifasciste.
Ora che la storia di Matteo sembra essere riconsegnata alla verità (che non c’è...) l’idea di utilizzare una tragedia, un dolore che umilia tutti noi per raccontarci una storia da Corriere della Sera francamente fa ancora più schifo. Soprattutto quando la fatica letteraria partorita sul corpo straziato e vero di Matteo, è servita a rilasciare interviste idiote sul Corriere Magazine su come fa, il sindaco scrittore, a scrivere tutte queste cose, quale musica ascolta quando cerca l’ispirazione e a quale ora della notte…e via dicendo…
Veltroni usa spesso al morte degli altri per colpire, emozionare; lo fa con i raccontini di 54 pagine…o citando una lettera della "ragazza della mia città" morta a 15 anni di una malattia incurabile per concludere il discorso che lancia la sua candidatura al Pd e far credere che i giovani siano quelli… quando anche lui sa che non lo sono. Perché una ragazza di 15 anni che sta per morire dentro una malattia non è più una ragazza… è altro. Più grande di me e lui messi insieme.
Veltroni usa la morte non per trovare le ragioni su se stesso. Non è un altro modo di comunicare; né l’emergere di un’altra identità, sofferta e nascosta. E’ qualcos’altro. La "necrofilia" di Veltroni serve a mescolare i piani, a confondere il ruolo pubblico e politico con quello privato, facendo si che su di lui i giudizi siano raramente politici (cosa bizzarra per uno che in vita sua ha fatto solo quello).
"Aspetta te stesso" è il marchio d’infamia di un personaggio che non esita a catturare la morte degli altri e rivenderla come un rigattiere di buoni sentimenti. Soprattutto quando la morte è inspiegabile. Dietro il suicidio di un ragazzo, o quello di un musicista (buono per una sceneggiatura ed un film in piena campagna elettorale… ed altri ce ne aspetteranno per le prossime) c'è un Veltroni "necrofilo" che usa la morte degli altri svuotandone il senso e rendendola funzionale ai propri turbamenti, alle nevrosi mai superate. Perchè non serve andare a fondo, provare a indaga i recessi dell’animo, basta limitarsi al "politicamente corretto". Una cosa da vomitare che perdoneremmo a un intellettuale ma non ad un politico.
Bisogna capire questo per capire chi è veramente Walter Veltroni e il suo profondo e infantile egoismo.
Post Scriptum:
L’anarca oggi ha 41 anni ma ricorda come fosse ieri quella sera di 20 anni fa, il rumore ovattato di una corsa al piano di sotto che seguiva un "no" urlato. Quei passi sordi gli rimangono nelle orecchie dopo tanti anni a immaginare la rincorsa presa, quando Marco, 18 anni, decise di volare giù da un sesto piano. Proprio la finestra sotto la sua. L'anarca ricorda lo stupore di tutti e in fondo quel corpo lì, visto dall’alto non sembrava un corpo frantumato nell’orrore di una morte terribile. E ricorda i rimorsi inutili lavati con il senso del destino. Eppoi gli sguardi bassi di quando s’incrociava il padre di Marco in ascensore. Quel non saper cosa dire, non voler dire, lo sperare che l’ascensore arrivasse al piano velocemente per scappare da un uomo inerme perché si ha più paura degli uomini inermi; un padre che avrebbe seguito lo stesso destino qualche anno dopo. Senza volo, con una pistola alla tempia.
L'anarca pensa che il suicidio rende vana la morte non la eroizza. La svuota della sua sorpresa della sua inaspettata presenza. Per questo un suicidio è un oltraggo alla morte. E’ un rifiuto di incontrarla. Il suicidio non è mai un atto di coraggio. E’ la paura di aspettare la morte e la sfida di riempire questo tempo che ci separa da lei con l’amore, la lealtà, l’onore e il coraggio, anche quando a volte si finisce in mezzo alla notte e non ci si fa ad attraversarla.
Per questo la morte cercata avrebbe bisogno di tanto silenzio…
Il motivo per cui un ragazzo di 16 anni si getta nel vuoto è cosa che appartiene a quel mistero profondo e pauroso che affonda nella profondità del male… e nella sua banalità. La volgarità del nostro mondo, democratico e tollerante, sta in questa dimenticanza. Nei giorni successivi Matteo diventa il simbolo delle rivendicazioni omosessuali. Diventa la palestra su cui si esercitano i professionisti della morte ad effetto: sociologi, psicologi, omosessualisti in carriera, ispettori ministeriali e giornalisti… soprattutto loro, i giornalisti: dietro l’imbroglio del "diritto di cronaca" che è solo il perverso gioco del rendere banale la vita degli altri, per rendere più sopportabile la propria. A distanza di un anno la Procura di Torino chiude l’indagine e archivia il caso: Matteo non ha subito alcun atto di bullismo. Il suo suicidio non fu spinto da pressioni esterne, né da una sua presunta omosessualità perseguitata.
Immagino che chi sceglie di uccidersi scelga il silenzio, il vuoto, l’ombra, l’angolo più buio. Anche quando la morte è un urlo disperato, una denuncia, una condanna… alla fine racconta un silenzio. Il silenzio di un disagio, di una sofferenza che ricopre la morte e il silenzio dovuto dentro una pietà che dovrebbe accompagnare il pudore di non fare ulteriore violenza a chi compie un gesto definitivo. Perché il senso della vita è dato dalla "possibilità". E chi decide di negare a se stesso il dono della "possibilità" avrebbe bisogno di un "sssssssssssstttttt" lungo quanto i nostri rimorsi. Ma queste sono cazzate per questo mondo che ha bisogno di rumore perché del silenzio ha paura.
E allora, la storia di Matteo non finisce qui. Sul suo corpo straziato arriva la pennellata finale, il tocco dell’artista: e il narcisismo degli uomini colti e per bene si rivela un’altra violenza verso Matteo.
Pochi mesi dopo la sua morte il Corriere della Sera inaugura una collana di scritti: "Corti di carta", brevi racconti che ospitano inediti di grandi autori italiani; e tra questi c’è anche Walter Veltroni con un libello di 54 pagina dal titolo "Aspetta te stesso". L’anarca lo legge con la curiosità che in genere accompagna la sua ingenuità e scopre che la storia che c’è dentro, raccontata con strazio intellettuale, è quella lì. Veltroni ha strappato dalla cronaca una tragedia e un orrore e li ha trasformati nell’ennesima vetrina di malinconia e vanità.
Matteo diventa Giulio. Non è più filippino ma peruviano. Ma c’è il fratello maggiore e un suo diario, c’è la mamma separata e c'è il suicidio; ci sono le motivazioni decise dai giornali ("a scuola dicono che sono frocio!"). C’è l’armamentario del politicamente corretto: il ragazzo aguzzino con il giaccone di pelle nera in realtà mai esistito ma così utile alle coscienze democratiche e antifasciste.
Ora che la storia di Matteo sembra essere riconsegnata alla verità (che non c’è...) l’idea di utilizzare una tragedia, un dolore che umilia tutti noi per raccontarci una storia da Corriere della Sera francamente fa ancora più schifo. Soprattutto quando la fatica letteraria partorita sul corpo straziato e vero di Matteo, è servita a rilasciare interviste idiote sul Corriere Magazine su come fa, il sindaco scrittore, a scrivere tutte queste cose, quale musica ascolta quando cerca l’ispirazione e a quale ora della notte…e via dicendo…
Veltroni usa spesso al morte degli altri per colpire, emozionare; lo fa con i raccontini di 54 pagine…o citando una lettera della "ragazza della mia città" morta a 15 anni di una malattia incurabile per concludere il discorso che lancia la sua candidatura al Pd e far credere che i giovani siano quelli… quando anche lui sa che non lo sono. Perché una ragazza di 15 anni che sta per morire dentro una malattia non è più una ragazza… è altro. Più grande di me e lui messi insieme.
Veltroni usa la morte non per trovare le ragioni su se stesso. Non è un altro modo di comunicare; né l’emergere di un’altra identità, sofferta e nascosta. E’ qualcos’altro. La "necrofilia" di Veltroni serve a mescolare i piani, a confondere il ruolo pubblico e politico con quello privato, facendo si che su di lui i giudizi siano raramente politici (cosa bizzarra per uno che in vita sua ha fatto solo quello).
"Aspetta te stesso" è il marchio d’infamia di un personaggio che non esita a catturare la morte degli altri e rivenderla come un rigattiere di buoni sentimenti. Soprattutto quando la morte è inspiegabile. Dietro il suicidio di un ragazzo, o quello di un musicista (buono per una sceneggiatura ed un film in piena campagna elettorale… ed altri ce ne aspetteranno per le prossime) c'è un Veltroni "necrofilo" che usa la morte degli altri svuotandone il senso e rendendola funzionale ai propri turbamenti, alle nevrosi mai superate. Perchè non serve andare a fondo, provare a indaga i recessi dell’animo, basta limitarsi al "politicamente corretto". Una cosa da vomitare che perdoneremmo a un intellettuale ma non ad un politico.
Bisogna capire questo per capire chi è veramente Walter Veltroni e il suo profondo e infantile egoismo.
Post Scriptum:
L’anarca oggi ha 41 anni ma ricorda come fosse ieri quella sera di 20 anni fa, il rumore ovattato di una corsa al piano di sotto che seguiva un "no" urlato. Quei passi sordi gli rimangono nelle orecchie dopo tanti anni a immaginare la rincorsa presa, quando Marco, 18 anni, decise di volare giù da un sesto piano. Proprio la finestra sotto la sua. L'anarca ricorda lo stupore di tutti e in fondo quel corpo lì, visto dall’alto non sembrava un corpo frantumato nell’orrore di una morte terribile. E ricorda i rimorsi inutili lavati con il senso del destino. Eppoi gli sguardi bassi di quando s’incrociava il padre di Marco in ascensore. Quel non saper cosa dire, non voler dire, lo sperare che l’ascensore arrivasse al piano velocemente per scappare da un uomo inerme perché si ha più paura degli uomini inermi; un padre che avrebbe seguito lo stesso destino qualche anno dopo. Senza volo, con una pistola alla tempia.
L'anarca pensa che il suicidio rende vana la morte non la eroizza. La svuota della sua sorpresa della sua inaspettata presenza. Per questo un suicidio è un oltraggo alla morte. E’ un rifiuto di incontrarla. Il suicidio non è mai un atto di coraggio. E’ la paura di aspettare la morte e la sfida di riempire questo tempo che ci separa da lei con l’amore, la lealtà, l’onore e il coraggio, anche quando a volte si finisce in mezzo alla notte e non ci si fa ad attraversarla.
Per questo la morte cercata avrebbe bisogno di tanto silenzio…
Immagine: Albert Bloch, Attraverso la notte, 1942
Etichette: veltronismo
42 Comments:
Ti sto scoprendo un po' alla volta, caro Anarca, e quello che leggo é prodigioso, fa bene dentro. Anche se drammatico come quello che hai detto.
I Veltroni sono piccole persone sanguisughe della vita e della morte altrui.
Ciao.
Lontana
Sai che non amo fare complimenti, ma questa volta non posso farne a meno, quello che l'Anarca pensa della morte è così poetico che l'ho copiato su un foglietto e quando i miei figli saranno in grado di farlo glie lo farò leggere, spero che insieme ad i miei insegnamenti contribuisca a fargli capire com'è bello riempire quello spazio che ci separa dalla morte.
Ciao e grazie
Bell'articolo, finalmente un altro che dice la verità su quell'arrivista di veltroni.
Ho letto anch'io quel racconto banale. Ma questo e' un paese veramente del cavolo se veltroni scrive libri e l'anarca scrive su un blog.
Carlitos
Caro Anarca, naturalmente non mi accodo alle lodi (se non sulla forma, sempre splendida...)
Nel caso specifico trovo aberrante la sentenza di Torino. Quella frase ridicola: «Le immagini memorizzate sul suo cellulare, spiegano i due magistrati a pagina 5 della richiesta d’archiviazione della Procura - confermano chiaramente una univoca attenzione per l’altro sesso» (e chissà magari le foto di animali confermerebbero una zoofilia? ma via...)
Di come 'il gruppo' possa essere crudele fra i ragazzi e non solo non abbiamo bisogno di questo fatto di cronaca per sottolinearlo. E che il suicidio sia cosa gravissima sempre, che coinvolge non solo il dono della 'possibilità' ma anche la psicopatologia che proviene da famiglia, genetica e quant'altro, beh questa è una cosa vera. Che per i suicidi ci voglia 'silenzio', dipende: molti suicidi (chissà perchè penso a Jan Palach, un illustre suicida!) hanno avuto il frastuono di mille urla e grazie al cielo, aggiungo....
Però ora tocca usare ancora quel povero ragazzo: stavolta per ridicoleggiare che qualcuno (spinto dalla famiglia, ricordo benissimo le dichiarazioni in video della madre, forse, chissà, la vera 'colpevole'....)abbia pensato che un ragazzo, insultato perchè gay possa suicidarsi. Un adolescente può suicidarsi per molto meno, caro Anarca ed il tuo piccolo ricordo personale (e chi fra noi non ha un corpo di un conoscente o di un amico volato come un angelo diabolico nel vuoto...) lo conferma.
Su Veltroni,che dirti, se fosse un uomo degno di questo nome, io e te non cercheremmo di evidenziare le cose che ci uniscono,a danno di quelle che ci dividono....:-)))
cavolo che post..... sono senza parole. Mi verrebbe da dire bellissimo... ma è fuoriluogo.
ciao
E se cercassimo la solita terza via, buon Martin? Walter è un furbetto, si sa...ma il fenomeno suicidio è solo questione di "pietas" o sono segnali vetustamente moderni?
Bello, bello questo post.
Ma, c'è una cosa che non capisco: che c'entra "La volgarità del nostro mondo, democratico e tollerante, sta in questa dimenticanza"?
Che problema c'è se il nostro mondo è democratico e tollerante? Forse che dovrebbe essere totalitarista e intollerante? Tipo, "fascista"? Sarebbe meglio?
Quoto Cantor: non è un mondo di democrazia e tolleranza ad uccidere, ma la sua negazione. Sempre.
Volevo scrivere qualcosa di complimentoso sul post, ma il post scriptum mi ha tolto ogni parola...
La cosa più pazzesca per me - pensando al personaggio e all'uomo Veltroni in circostanze come queste - è che non capisco quanto ci sia di ingenuo e quanto di cinico, in lui. Siccome non ho elementi per decidere, lascio la questione in sospeso.
Quello che invece mi sento di dire con assoluta certezza - e che prescinde dal giudizio su ingenuità e cinismo - è che lui è il tipico esempio dello "svanimento", della perdita di sostanza, di carattere, di autenticità, che invece il pensiero della morte dovrebbe e potrebbe evocare sempre nell'uomo.
Anarca, perdona la metafora culinaria che forse stona con la serietà del tema, ma pensieri come i tuoi sono i rari pezzi di carne affogati nella brodaglia creata dalla maggior parte degli opinionisti e dagli scrittori alla Veltroni. Destino di quest'epoca "democratica e tollerante"... ;-)
vincenzillo.splinder.com
Non conoscevo quest'ultima impresa dell'ottavo re di Roma.
A Veltroni il premio dello sciacallaggio!!
Appropriarsi di un dolore così grande da portare al suicidio così come si prende in prestito un vestito e scriverci su il temino del giorno vuol dire svuotare di significato la sofferenza più intima, metterla in piazza come specchio del proprio ego opportunista e infangarla con l'ipocrisia politically correct. Chi lo impedisce? Questa è la democrazia, anzi,CARO CANTOR, QUESTA E' LA PARTE VOLGARE DELLA DEMOCRAZIA....
E' proprio qui il problema: quando in un paese si parla tanto di democrazia e tolleranza è proprio perchè queste non esistono più....proprio come in quelle "Repubbliche Democratiche" che con quel nome cercavano di nascondere il totalitarismo.....comunista!!
Martin il tuo post scriptum è forte, mi ammutolisce perchè il suicidio è un tema troppo grande, anche per la mia chiacchiera!
Ciao a te Lontana... ma sempre piu' vicina.
Oti, vedi che in fondo TV non e' poi cosi' grande? Ogni tanto ci si rincontra in queste viuzze, ed e' sempre un piacere...
Carlitos, che hai da dire sul mio blog? :-((
DolceInyqua d'accordo con te. Ci si suicida per molto meno. A volte anche per niente. Il silenzio che chiedo non e' uno spazio di negazione... ma di rispetto. Ian Palach o Yukio Mishima compirono atti politici non fughe esistenziali. Il loro suicidio appartenenva al mondo perche' si trasformava in sacrificio. E dove il "sacro" urla nelle fiamme che avvolgono un patriota o nel seppuku, gli uomini sono costretti ad ascoltare.Quello di Matteo invece non e' stato un sacrificio. Forse non ha neppure capito quanto "sacer" ci fosse dentro di lui...
Corto, non credo che il suicidio sia un atto moderno. Accompagna la storia dell'uomo da sempre. Moderna e' la volgarita' moralistica e sociologica a cui cerchiamo di ridurlo.
Cantor, e' sempre un piacere incontrarti. Ti tranquillizzo anche perche' quando parti in quarta con i tuoi sillogismi,
diventi pericoloso. Non c'e' alcuna crtitica nostalgica. La volgarita' del nostro tempo, democratico e tollerante, sta nella pretesa di portare fuori tutto, renderlo visibile, comprenderlo in nome di un egualitarismo ideologico che non e' riconoscimento di diritti ma volonta' di annullare la diversita' anche quella della nostra anima. Il suicidio di un ragazzo va spiegato con fattori sociali, politici... non con il male. Va ridotto ad una gara alla solidarieta'. Ma il male non cerca solidarieta'. E c'e' un male dentro di noi che non si riesce a spiegare, forse si dovrebbe accettare. Era questo che forse dovevi leggerci in quella frase... non una tiritera antidemocratica. Ti adoro quando picchi duro con l'intelligenza e la cultura dell'altro-da-me, perche' questo mia aiuta a pensare; Non quando vesti l'uniforme talebana del custode del perenne fuoco occidentalista.
Per il resto, la camicia nera ormai non la metto da anni, il fez lo tiro fuori solo per le ricorrenze e il braccio a molla non scatta piu' per colpa dei reumatismi; l'ho sostituito con la piu' pratica e democratica stretta di mano...
Grendel, non ho capito la tua "quotazione"...
Vincenzillo, Veltroni non e' mai ingenuo. E io, te, Cantor, siamo tutti figli di quest'epoca democratica e tollerante. Il suo valore e' dato dal riconoscimento della liberta'. Il suo errore dalla riduzione della complessita' dell'uomo a prodotto sociale. Quando Junger parlava di "svanimento" coglieva l'esaurirsi della forza archetipica che la modernita' ha cancellato e che ha sempre regolato ordini sociali, gerarchie e divenire storico... francamente non pensava a Veltroni.
Harry e Morrigan, continuate a parlare... ne abbiamo bisogno.
E a me non hai niente da dire,
visto che mi hai censurato il post!
Alla faccia della libertà!
Martin, forse mi sono espresso troppo frettolosamente. Ciò che volevo dire è che Veltroni, sguazzando nella "riduzione della complessità dell'uomo a prodotto sociale", è un esempio tipico di chi non avverte né l'"esaurirsi della forza archetipica" né l'esigenza di mettere questo esaurirsi al centro del discorso sull'uomo e il mondo. Così me la passi? :-)
morrigan, d'accordo sulla volgarità. Però prima di affermare che "quando in un paese si parla tanto di democrazia e tolleranza è proprio perchè queste non esistono più." ci penserei due, cinque, dieci volte.
Questo qui sopra ero io.
vincenzillo.splinder.com
Anonimo, se il tuo commento (non post!) era il trattato di 12 pagine sulla caduta del Reich,non l'ho censurato... l'ho cancellato perche': 1) mi annoiava 2)non mi sembrava proprio in tema con l'argomento 3) un commento non e' un post (appunto!) 4)perche' il blog, come l'utero delle femministe pre-era "Veronica Lario", e' mio e lo gestisco io!
Vincenzillo, cosi' te la passo! :-)
impeccabile come sempre è un piacere leggerti
un tema cosi, affrontato con queste parole è qualcosa di raro, ci si suicida perchè molte volte si è soli e pur di nn affrontare le difficoltà si preferisce farla finita e molti al giorno d'oggi nn riescono ad affrontare la realtà e come dici tu commettono un oltraggio alla morte.
su Veltroni che dire...è un falso d'autore in tutto e per tutto, pur di apparire calpesta anche la morte
p.s. grazie per giovedi....ci hai ammaliato :)
Vincenzillo, mi piacerebbe dire che tu hai ragione e che devo pensarci due, cinque e dieci volte. Ma quando si strilla alla democrazia è perchè con un gran parlare vogliamo nascondere il fatto che in realtà...non c'è. Ti prego illuminami,dimmi che mi sbaglio! Insomma CONVINCIMI e ti sarò per sempre grata.
Io ho capito cosa intende per "democratico e tollerante" solo che faccio fatica a spiegarlo.
Ci provo.
Questa società è falsamente democratica.
Questa società tollera solo ciò che è politicamente corretto tollerare.
Io ho sentito con le mie orecchie un ragazzino imberbe affermare con una foga e una violenza incredibili, che le vecchiette che vanno in Chiesa meritano la morte per mano dei terroristi perchè sono ignoranti, stupide e superstiziose.
Pensate ad Internet: raramente leggete affermazioni razziste nei confronti dei neri (per fortuna!), mentre molto spesso le legget nei confronti dei cattolici.
Chi afferma certe cose però difficilmente si ritiene un razzista.
Fate un giro su certi forum, che sono lo specchio di una parte della nostra società e scoprirete quanto essa è democratica e tollerante...
Certa gente pensa di essere nel giusto perchè semplicemente si adegua alla corrente. Crescono nella bambagia, convinti di avere la verità in tasca. Non sanno neanche lontanamente cosa voglia dire essere corrosi per decenni dal tarlo del dubbio.
Sono così abituati a sentirsi dire che hanno ragione, che sono dalla parte del giusto a compiacersi dell'ammirazione l'uno dell'altro, che ogni opinion divergente viene vista come un attentato all'ordine pubblico.
Il loro modo di mantenere l'approvazione degli altri si basa sull'esclusione del diverso e pur di non essere esclusi a loro volta si adeguano.
Questa è la loro tolleranza.
Quindi, per esempio, chi ha delle difficoltà erettili è malato e deve curarsi al più presto anche se, sesso a parte, vive un vita normalissima e priva di sofferenze fisiche.
Al contrario, chi prova attrazione fisica per il proprio sesso è perfetamente normale.
Ragionateci un po' su e spiegatemi questo fatto perchè io non sono ancora riuscito a capirlo.
L'ideale dell'uomo forte, virile, coraggioso, spesso violento anche, è certamente superato.
Purtroppo però, invece venir sostituito dall'uomo morale, è stato rimpiazzato con un qualcosa di indefinito, di effemminato, che non compie il male non lo fa (perchè non ha le palle per farlo) ma ben volentieri lo tollera.
Sì, direi proprio che la tolleranza di cui si compiace questo uomo nuovo, questo imbelle, è prima di tutto la tolleranza al male, e il male lo si tollera per il più insulso dei motivi: paura di essere esclusi dalla cerchia dei "giusti", per essere gettati nel mucchio degli ignoranti, dei superstiziosi e dei retrogradi.
Io non sono bravo a scrivere come l'anarca però capisco perfettamente quelo che prova, tanto che ciò che scrive potrei averlo scritto io (se fossi così bravo a scrivere).
Io, mio malgrado, ho avuto modo di vedere come si comportano molte persone di fronte a una morte tragica. Ciò che ho provato è stata una rabbia violenta che sarebbe stato sacrosanto sfogare sulle loro teste.
Non sono sicuro che in passato fosse tanto meglio: forse era solo diverso l'ideale proposto, però, che non mi vengano a parlare di tolleranza, di democrazia, di apertura mentale, di cultura, perch è allora sono solo degli ipocriti.
Il pensiero costoro è riassunto in poche righe,nel famoso aforisma di Voltaire:
"Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perchè tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente."
Quante volte lo avete letto a pedice dei messaggi di questi illuminati?!
Fa molto chic, molto "open minded" non è vero?
Peccato che contenga al suo interno una evidente antinomia. Infatti, se la mia idea fosse di negare agli altri il diritto di esprimere liberamente le proprie, il "buon" Voltaire sarebbe pronto a battersi al mio fianco fino alla morte per sostenere la mia visione totalitaria.
Queste sono la tolleranza e la democrazia di cui parla certa gente. Non ci credete? Dite che non è vero? Magari aveste ragione!...
Il relativismo (almeno come lo intendono i più) è una aberrazione del pensiero razionale. Il relativismo demolisce la democrazia dalle fondamenta. Il relativismo è accettazione passiva del male, è all'antitesi della tolleranza.
Non c'è nessun male nel ritenere le proprie idee migliori, la propria cultura superiore, se si lascia aperto lo spiraglio del dubbio, la propensione al dialogo.
Tutti lo fanno. Lo faccio io, lo fa l'Anarca, lo fate voi (o non sareste qui a scrivere).
Lo fanno pure i relativisti i quali affermano che tutte le culture hanno la stessa dignità e tutti i modi di pensare gli stessi diritti,.
Tranne il loro, ovviamente, che è superiore e dall'alto tutti li vorrebbe controllare e gestire secondo le proprie regole.
E' l'apogeo della chiusura mentale.
Siamo quasi a livello talebano, con l'unica differenza che i talebani, poveretti, non si sono mai fregiati di essere di vedute particolarmente aperte.
Non ci siamo proprio.
Io non sono buddista, non ho neppure intenzione di diventarlo, però ammiro il buddismo (non semplicemente lo tollero). Non sono ebreo però sento nei confronti degli ebrei una vicinanza che non so neanche spiegare. Non sono musulmano ma nutro un grande rispetto e grandi aspettative nei confronti dei musulmani.
Sono consapevole degli aspetti positivi dell'Illuminismo, della sua ragione di esistere, e non riuscirei neanche a vivere in una società pre-illuminista.
Non sono comunista, ci sono aspetti de comunismo che ritengo estremamente negativi ma comprendo le ragioni per cui si è diffuso ed alcuni aspetti positivi a livello ideale.
Il tutto senza essere un relativista nel modo più assoluto.
Lo sbocco del relativismo non è la ricchezza di culture, il rispetto, la propensione al dialogo, la gioia nel conoscere persone e stili di vita sempre nuovi.
Lo sbocco del relativismo è il nichilismo.
Caro Anarca,
Veltroni e' il prodotto di sintesi del processo di sclerosi culturale di cui parli, non una delle sue personalita' propulsive.
Veltroni e' una "macro", cliccki sulla sua icona e porti in esecuzione una serie di processi mentali senza la minima esigenza di compromissione personale.
Non possiamo attruibuire al nostro caro Uolter particolari perfidi meccanismi di coscienza perche' non ne possiede, la sua forza e' la esemplificazione, la riduzione a minimi termini di processi intellettuali complessi che richiedono spesso la risoluzione di conflitti interiori a volte senza soluzione, come tu hai intuito.
Spingendo un pochino i paragoni matematici che a me piaccion tanto: Veltroni e' il modello lineare di un problema che non lo e' affatto. I modelli lineari ci rassicurano, fin quando non vengono messi alla prova e ci sbattono in faccia la loro assoluta approssimazione.
La morte e' presente nella nostra esistenza sotto forma di eterno conflitto, un conflitto che sgretola la maggior parte degli uomini al solo contatto, tanto da farci definire eroi, santi o giganti coloro che questo conflitto sono riusciti in qualche modo a risolverlo.
Arriva Veltroni e ci dispensa da tutto questo grande lavoro interiore, ci dispensa dal tormento, dall'obbligo di spiegarci, ci affranca dalle nostre quotidiane incombenze. Veltroni piace non alla gente che piace bensi a coloro che non si piacciono ma vorrebbero tanto farlo in fretta e senza spendere molto.
Veltroni e' una forma di edonismo culturale, anzi e' il marchio DOC, l'icona di un certo edonismo contemporaneo lecito che ha superato gli esami a sinsitra ed e' stato quindi giudicato "morale".
41 anni? Accidenti ... ma allora sei un ragazzino!
morrigan, la democrazia in occidente esiste eccome, a me dittature non ne risultano. Casomai dovresti essere tu a illuminarmi sul fatto che non esiste.
Io mi sento piuttosto di avvertirti: negare che in occidente o in Italia ci sia la democrazia può diventare l'inizio di una deriva pericolosa, molto pericolosa.
Ti faccio un solo esempio, non perché mi sembri il più grave, ma perché è il più recente. Hai mai provato a discutere con un fan di Grillo? Io sì. E ho subìto inaccettabili violenze verbali (e come me Serra, Andrea Romano e altri più "illustri" di me). Guarda caso, una delle tesi che Grillo porta avanti dal democratico mezzo della rete è che la democrazia non esiste. Io ci penserei.
Poi, se si vuol parlare del malfunzionamento della democrazia, delle storture, dei difetti, allora è ben altra cosa, e su quello sono d'accordo.
vincenzillo.splinder.com
"Anonimo, se il tuo commento (non post!) era il trattato di 12 pagine sulla caduta del Reich,non l'ho censurato... l'ho cancellato perche': 1) mi annoiava 2)non mi sembrava proprio in tema con l'argomento 3) un commento non e' un post (appunto!) 4)perche' il blog, come l'utero delle femministe pre-era "Veronica Lario", e' mio e lo gestisco io!"
No caro, la parte in cui offri accesso al pubblico non è più solo tua ma anche del pubblico.
E nel momento in cui, con delle scuse risibili, tu cassi una qualunque idea diversa dalla tua ti comporti, esattamente, come quei falsi democratici che predicano bene e razzolano diversamente.
Vorrei vedere se anche la piattaforma di "Blogger" ragionasse così, cosa diresti...
ps per morrigan.
Riporto qui le parole di un altro anonimo commentatore, perché per me sono figlie del clima culturale che si crea quando si nega l'esistenza della democrazia o si additano erroneamente i suoi nemici per esempio nella Chiesa: "Io ho sentito con le mie orecchie un ragazzino imberbe affermare con una foga e una violenza incredibili, che le vecchiette che vanno in Chiesa meritano la morte per mano dei terroristi perchè sono ignoranti, stupide e superstiziose.
Pensate ad Internet: raramente leggete affermazioni razziste nei confronti dei neri (per fortuna!), mentre molto spesso le legget nei confronti dei cattolici."
A me fa paura.
vincenzillo.splinder.com
Vincenzillo, è un discorso lungo e complesso, che esula dal post di Martin. Tu sei convinto di vivere in democrazia, io ci vedo l'ombra (ma solo l'ombra eh!) di una subdola e raffinata dittatura che fà dire a chi ci vuol credere: "vivo in democrazia e sono libero". Beh, scusami, non sono tra questi. E se a dirlo ci si è messo anche quel Grillo..moralista a pagamento (parole di Fassino)...è da meditare.
Comunque, se capiterà, in altra sede, senza che tu ti impaurisca troppo, proverò con delicatezza a dirti perchè la penso così.
Martin, scusa, dopo questa risposta me la pianto!
figurati Morrigan... vi lascio le chiavi del blog. Basta che quando finite chiudete la luce e mettete fuori il gatto...
"Veltroni piace non alla gente che piace bensi a coloro che non si piacciono ma vorrebbero tanto farlo in fretta e senza spendere molto". Pietro, possiedi la rara capacita' di far incontrare ironia e intelligenza... cosa che piace a noi ragazzini di 41 anni :-)). Virtu' rara di questi tempi. Apri un blog...
Anonimo, se lo spazio e' pubblico a maggior ragione bisognerebbe rispettare gli altri con commenti brevi e in tema. Non sono solito censurare chi la pensa diversamente da me. Figurati, vengo da una storia in cui quelli come me erano censurati pure fisicamente nelle scuole e nelle universita'. Sei il benvenuto se la pensi in altra maniera... basta che pensi qualcosa. Con affetto...
Una sera, dopo l'ennesima giornata di merda, un desiderio di pace ti sale da dentro. Allora ti guardi intorno, ti guardi ancora dentro e ti rendi conto che non ce la puoi fare. Saluti tutti con estrema tranquillità e ti addormenti consapevole di non risvegliarti più con la speranza di trovare quella serenità che in 17 anni non hai mai conosciuto. Eppoi l'ospedale, il ritorno a casa e la rabbia feroce perchè fa male dentro e una cosa del genere non si ripete facilmente. Rabbia feroce contro tutti, perchè non servono a farti ritrovare te stessa, contro tutto perchè non si riesce a vedere cosa si ha intorno. tutto è nero, tutto è buio. Una nebbia si impadronisce dei tuoi e pensieri e l'acqua cheta del lago nasconde un vortice tormentato di emozioni e sentimenti. Qualcuno una sera si avvicinò a me e facemmo un patto. Quel patto mi diede la forza di andare avanti, quell'affetto sincero e profondo che nel buio della mia stanza ha acceso una piccola fiammella e che mi ha dato la voglia di affrontare anni e anni di lavoro per vincere e togliere quei pensieri che ogni tanto riaffioravano come folletti. Quando si sta così male non è la morte a far paura, è il continuare a vivere. La morte appare come una liberazione da un senso di angoscia e di dolore che non si riesce a sconfiggere. Ora, che dopo anni di fatica e di grande sofferenza posso dire di essere guarita, dico anche che le persone sensibili "sentono" l'autenticità, "sentono" il bene e non possono farne a meno, "sentono" le persone che si dimenticano di te. Il grande problema è che di autenticità ce n'è sempre meno, di profondità solo in alcuni blog che adoro leggere (qualche volta mi fanno anche incazzare, ma anche l'incazzatura è autenticità e profondità). Giovani e meno giovani si trovano in questo guado e non sanno come attraversarlo. In alcuni casi, indossano la corazza e fanno dell'indifferenza il loro scudo, fino a rifiutare completamente ogni emozione. Altri, come Matteo, si perdono nell'angoscia; non incontrano quella lucina e, subito dopo, quella persona che, qualche giorno dopo il patto mi ha dimostrato, passo dopo passo, che se si mette in gioco tutto e si ha la fortuna di incontrare persone autentiche e grandi come lei, si può guarire. Altri ancora, più forti o più fortunati, accettano lo scontro per rifiutare e combattere l'indifferenza che tutto annulla e tutto schiaccia e che è il vero Killer dei nostri giorni. A volte sono storti, feriti, tramortiti perché l’anaffettività degli altri è terrificante. Ti viene addosso e ti travolge oppure, peggio, ti confonde e ti disorienta. Una lotta senza tregua per difendere la propria sensibilità, la propria affettività per non arrendersi alla neve ed aiutare il sole a riscaldarci.
Ora, sono felice di essere qui.
Ps. Veltroni, chi? ah, si, quello di plastica che gela, appunto.
Citazione:
...A volte sono storti, feriti, tramortiti perché l’anaffettività degli altri è terrificante. Ti viene addosso e ti travolge oppure, peggio, ti confonde e ti disorienta. Una lotta senza tregua per difendere la propria sensibilità...
La sensibilià è la forma più elevata di intelligenza.
Penso che la depressione e la solitudine siano conseguenze tutto sommato normali in persone particolarmente sensibili.
quindi,per sillogismo,tutte le persone intelligenti (al grado piu' elevato ?)devono essere sole
e depresse;
Non è un pò terrificante se le persone intelligenti sono in maggioranza ?
Mioddio, questa non la sapevo proprio. La linko.
Di sicuro questo Anarca è una specie di... talento???Non è che qualcno stia li a Magnasse li gomiti,quanno legge i suoi post?
"possibilità"? ma perchè adesso anche la parola Speranza è politically incorrect? La Speranza che quel ragazzo ha perso, la paura di vivere che lo ha attanagliato, il buio in cui è precipitato il suo cuore e il suo cervello che creava fantasie sempre più nere. Sì, perchè la mancanza di Speranza ti fa vedere cose che non esistono e distorcere quelle che esistono. E forse un ragazzo di 16 anni, solo, ancora non lo sa.
Comunque, che trovi un po' di pace almeno da morto.
D'accordo con Morrigan. Veltroni è uno sciacallo.
GRILLO INVISIBILE, CASTA E SCENARI FUTURI POSSIBILI
Ho trovato interessante un piccolo film indipendente visto all'isola tiberina in agosto IL PUNTO ROSSO che non solo anticipa l'exploit di Grillo ma ne prospetta anche uno scenario futuribile.
Pensare ad un Grillo come futuro ago della bilancia di una politica oramai allo sbando non è utopia.
La domanda che mi pongo è questa, riuscirà Grillo a rimanere impermeabile ai giochi di potere e continuare la sua battaglia popolare per un rinnovamento drastico della politica??
Ecco un filmatino free interessante, geniale che accosta questo film all'attualità
http://link.brightcove.com/services/player/bcpid900841587
CHE NE DITE?
Le persone intelligenti non sono la maggioranza. L'intelligenza, in tutte le sue forme (la logica,le capacità linguistiche,la sensibilità,l'amore per la natura etc.) ha una distribuzione gaussiana.
Partendo dalla considerazione che solo le persone particolarmente sensibili possono cogliere determinate sfumature,provare ribrezzo nei confronti di certi modi di pensare (e non solo per via puramente razionale,anche se poi la razionalità aiuta),queste persone,se non hanno la fortuna di incontrare altri come loro si sentono isolate e soffrono moltissimo,molto più di quanto soffrirebbe una persona con una sensibilità normale.
La solitudine che ne scaturisce è straziante e immagino che possa portare anche al suicidio se la personalità non è sufficientemente forte e non riesce a viverla in modo "eroico" (alla Cyrano per esempio) o in alternativa a trovare qualcuno con cui condividere i propri sentimenti.
Quel ragazzo che si scagliava contro le anziane che vanno in Chiesa l'ho sentito in un locale pubblico.Tra l'altro non escludo che ci fossero gli estremi per una denuncia (apologia al terrorismo?odio razziale?).Non sono intervenuto anche perchè al suo tavolo sedeva un altro ragazzo che,passato il limite,ha cominciato a rispondere a tono.A parte l'accozzaglia di banalità che uscivano dalla bocca di quell'imbecille,quello che mi ha impressionato di più è stato l'odio che lo rendeva totalmente incapace di dialogare e ragionare.
Alla fine,dopo aver pesantemente disturbato me ed altri clienti del locale,se n'è andato via insieme ad un amico.L'altro ragazzo invece è rimasto,in compagnia di tre ragazze... :D :D
Un ragazzo ha tempo per maturare,anche se la vedo dura.Mi preoccupano di più certi "adulti" che certe cose le pensano ma per paura della legge (che per fortuna c'è) evitano di dichiarle pubblicamente.
Sempre con le mie orecchie ho sentito molte altre affermazioni impregnate di odio verso intere categorie di persone (in genere ebrei,americani,cattolici ma anche altri). In genere la motivazione di tanto odio ha radici "umanitarie"... (è un'ingiustizia, è giusto che abbiano pagato etc.)
A questo odio si accompagna una visione aberrante,vomitevole della pace come di un qualcosa di totalmente scollegato dalla crescita individuale, dalla tensione interiore spesso straziante che accompagna la ricerca di un senso.
E' una pace, una giustizia, la loro, non ben definita, calata dall'alto, dalla società, dalle nazioni, dall'ONU (:D :D) che deve immancabilmente corrispondere alla propria idea personale di pace e di giustizia e che ovviamente a tale idea non corrisponderà mai (generando ulteriori contrasti,odio,violenze etc.)
Sono così stufo dei grillini che da grande vorrei fare il politico corrotto. :D
molto intiresno, grazie
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