il patriottismo in Israele
Strano paese Israele; luogo dove la modernità più moderna s’incontra ancora con parole, concetti, sentimenti che da noi sono ormai fuori tempo massimo.
Israele è un altro occidente che vuole continuare a fare i conti con la storia laddove noi dalla storia abbiamo deciso di prendere congedo. E in questo altro occidente, dove il senso di appartenenza è l’unica difesa consentita a un'ostilità permanente, è possibile leggere un sondaggio su un tema che da noi produrrebbe qualche sberleffo snob, qualche risatina calibrata di buone maniere o al massimo qualche analisi sociologica sofferta sui mali dell'eccesso d'identità... in un paese che ormai vive la propria identità, culturale e religiosa, come un incubo da cui svegliarsi.
Il tema del sondaggio in questione è: il patriottismo. Ne dà notizia Imra in questo articolo.
Sondaggiare il patriottismo non è che sia una cosa proprio normale e ancora meno normali sembrano i risultati. Circa il 67% degli intervistati si ritiene in notevole misura un patriota israeliano (very much 36%, great 31%), il 26% abbastanza e solo il 7% per nulla.
Per questo 67%, tra gli aspetti che definiscono il patriottismo, c’è prima di tutto la disponibilità a combattere (96%), poi vivere nel proprio paese ( 95%), onorare la tradizione (92%), contribuire alla crescita della società (90%).
Tra i “valori” che si ritengono importanti per il patriottismo, quelli legati all'identità culturale e alla memoria storica vengono prima di quelli politici: infatti l’amore per la terra, la lingua e Gerusalemme (95%), battono il Sionismo.
In genere tra tutti gli intervistati, circa il 70% si dice pronto a combattere per Israele, il 22% ha qualche dubbio e solo il 4% si rifiuterebbe. Ma di fronte ad una guerra che si ritiene immorale il 51% si dice d'accordo a rifiutarsi di combattere.
E’ un sondaggio, niente di più, con molte contraddizioni come tutti i sondaggi. Ma vale la pena proporlo anche solo per conoscere qualcosa che dalle nostre parti si mantiene inattuale anche nei momenti di tensione e di crisi. Il senso della patria, fuori dai luoghi comuni e dalle retoriche ufficiali, è un sentimento che lega l'immaginario collettivo ad un senso comune di essere qualcosa di più di un agglomerato sociale, di un insieme di individui; ha a che fare con l'identità di un popolo, con la sua storia, il senso di appartenenza e la proiezione consapevole di un ruolo nel futuro; in qualsiasi modo la mettiamo non è una cosa di poco conto. L'Europa che non culla più figli ma sogni arcobaleno e che rivendica la sua cultura necrofila come unica conquista civile, forse avrebbe bisogno di un buon bagno di realismo prima che sia troppo tardi. Confidiamo nell'altro occidente.
immagine: Gilad Benari, feeling patriotic, 2006
Israele è un altro occidente che vuole continuare a fare i conti con la storia laddove noi dalla storia abbiamo deciso di prendere congedo. E in questo altro occidente, dove il senso di appartenenza è l’unica difesa consentita a un'ostilità permanente, è possibile leggere un sondaggio su un tema che da noi produrrebbe qualche sberleffo snob, qualche risatina calibrata di buone maniere o al massimo qualche analisi sociologica sofferta sui mali dell'eccesso d'identità... in un paese che ormai vive la propria identità, culturale e religiosa, come un incubo da cui svegliarsi.
Il tema del sondaggio in questione è: il patriottismo. Ne dà notizia Imra in questo articolo.
Sondaggiare il patriottismo non è che sia una cosa proprio normale e ancora meno normali sembrano i risultati. Circa il 67% degli intervistati si ritiene in notevole misura un patriota israeliano (very much 36%, great 31%), il 26% abbastanza e solo il 7% per nulla.
Per questo 67%, tra gli aspetti che definiscono il patriottismo, c’è prima di tutto la disponibilità a combattere (96%), poi vivere nel proprio paese ( 95%), onorare la tradizione (92%), contribuire alla crescita della società (90%).
Tra i “valori” che si ritengono importanti per il patriottismo, quelli legati all'identità culturale e alla memoria storica vengono prima di quelli politici: infatti l’amore per la terra, la lingua e Gerusalemme (95%), battono il Sionismo.
In genere tra tutti gli intervistati, circa il 70% si dice pronto a combattere per Israele, il 22% ha qualche dubbio e solo il 4% si rifiuterebbe. Ma di fronte ad una guerra che si ritiene immorale il 51% si dice d'accordo a rifiutarsi di combattere.
E’ un sondaggio, niente di più, con molte contraddizioni come tutti i sondaggi. Ma vale la pena proporlo anche solo per conoscere qualcosa che dalle nostre parti si mantiene inattuale anche nei momenti di tensione e di crisi. Il senso della patria, fuori dai luoghi comuni e dalle retoriche ufficiali, è un sentimento che lega l'immaginario collettivo ad un senso comune di essere qualcosa di più di un agglomerato sociale, di un insieme di individui; ha a che fare con l'identità di un popolo, con la sua storia, il senso di appartenenza e la proiezione consapevole di un ruolo nel futuro; in qualsiasi modo la mettiamo non è una cosa di poco conto. L'Europa che non culla più figli ma sogni arcobaleno e che rivendica la sua cultura necrofila come unica conquista civile, forse avrebbe bisogno di un buon bagno di realismo prima che sia troppo tardi. Confidiamo nell'altro occidente.
immagine: Gilad Benari, feeling patriotic, 2006
Etichette: qualche idea
14 Comments:
Anch'io rimango profondamente affascinato dalla capacità della cultura ebraico-israeliana di coniugare il forte ancoramento alla tradizione e all'identità con lo slancio al moderno e la capacità di critica individuale delle prassi e del costume. Hanno uno stato molto laico, epperò c'è la stella di Davide sulla bandiera. A volte, tuttavia, penso che solo loro siano capaci di questa mescolanza composita, avendo inscritto nel loro patrimonio culturale l'esercizio dell'ermeneutica "gentile" (il talmudismo) unita al rifiuto plurimillenario della "statolatria". Quest'ultimo, sessant'anni fa, è costato la vita a un terzo di loro.
Da cattolico "non adulto" e da sincero amante di Israele sono con te (come sempre del resto)
Ermanno Di Salza
Non sapevo che il gabbiano di Colle Oppio potesse campeggiare in siti che esaltano Israele...
Mi spiace davvero.
Un militante di AG, che ancora parla di Palestina.
Israele stato assassino!
Palestina libera e nera!
Anonimo 1: cavolo il gabbiano Johnatan Livingstone e' iscritto a Colle? Non lo sapevo. Guarda che sorprese riserva la natura.Ho deciso, faro' rimostranze ufficiali a chi di dovere sullo stato di precaria salute mentale di alcuni militanti di Ag.
P.S.: questo blog non si limita ad esaltare Israele. Questo blog ama Israele e lo ritiene alleato fondamentale per la difesa dell'Europa... cosa ben diversa.
Anonimo 2: Palestina libera e nera o Palestina libera e rossa e' piu' o meno la stessa cosa. Io mi accontenterei di una palestina libera e basta; innanzitutto dal terrorismo di Hamas e dalla tirannide oligarchica e corrotta che ha fondato Arafat, e dagli imbecilli europei che ancora non hanno capito che il problema dei palestinesi e' la loro classe dirigente...
Il problema della Palestina non è la sua classe dirigente, che pure potrebbe essere migliore.
Quando hai i fucili puntati addosso, i muri di cemento al confine, la famiglia decimata dai raid israeliani, l'acqua insufficiente per arrivare a fine giornata, la casa di latta e lamiera che sostituisce quella di cemento che ti hanno raso al suolo...beh, non è facile resistere senza combattere.
E TRA LE DUNE SORGE IL MITRA DI SETTEMBRE NERO/ SULLA PALESTINA ORA RIVIVE LO SPIRITO GUERIERO.
... sopratutto se i miliardi e miliardi di dollari e di euro che Usa, Europa e Israele (tra i maggiori finanziatori dell'autorità palestinese) vanno a ingrossare le pance dei tiranni di Hamas e dell'oligarchia terroristica. Magari se anche i fratelli mussulmani degli altri paesi dessero qualche soldo per i paelstinesi sarebbe tutto molto più credibile.
Buonanotte Marchetto...
israele non è occidentale perché innanzitutto non esiste. mi chiedo perché gioca in europa se la terra ingiustamente occupata è nel medioriente? diciamolo, gli ebrei sono stati sconfitti dalla storia, gliel'hanno messa in culo tutti i popoli (egiziani, romani, spagnoli, tedeschi, arabi)
non ci vuole nulla a dire che la razza ebraica è un'invenzione per stringere rapporti imperialisti nel mondo. non c'è nulla di ebraico, in tanti anni sono divenuti un meltin pot tenuto assieme solo da un fattore comune: l'odio verso tutti.
odiano perché sono fatti di odio, di avidità, di presunzione.
la presunzione di essere scelti dal loro dio, di essere superiori, di aiutarsi l'un l'altro, di escludere gli altri.
possono comprare terreni e diritti ma non compreranno mai una vittoria perché sono degli eterni sconfitti, altro che popolo prediletto.
semmai devono cominciare a imparare a convivere in palestina.
otima analisi. Un po' datata, vecchiotta, priva di fondamento storico, incapace di leggere la realtà, sufficientemente stupida, con scarsa conoscenza di ciò che è la cultura ebraica e persino quella europea, leggermente razzista, carica di odio ideologico, con influenze sottili che vanno dal Mein Kampf ai discorsi di Ahmadinejad, figlia di una mente leggermente turbata,
però nel complesso un'ottima analisi... complimenti.
Anche io provo molta simpatia per gli ebrei e una grande ammirazione per Israele. Quando penso alla loro terra è come se pensassi alle mie radici.
Io non ho mai provato molto senso di appartenenza per il mio paese e i motivi sono abbastanza ovvi.
Tuttavia mi sento cattolico, oggi molto più di ieri, anche se hanno cercato in molti modi di farmi rinnegare anche questo.
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