Tocqueville? Puah. Mi avete fregato!
Mi avete fregato! Maledetti. Lo sapevo che sotto sotto... ne sentivo l'odore... ne avevo avuto la sensazione... qualcosa non quadrava... si all'apparenza tutto filava liscio ma da lontano si sentiva un vago rumore di fondo che strideva con il tutto. Come Sircana (la voce intelligente di Prodi) di fronte al film-bufala di Deaglio:"qualche interrogativo me lo sono posto anche io". Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo... e io ci sono cascato come un tordo: alla fine questa "Città dei liberi" è solo un covo di comunisti riciclati.
Tocque-ville, puah! Ora che Libero vi ha smascherato voglio proprio vedere come la mettiamo. Marco Bassani oggi vi ha tolto il burqa sotto il quale vi eravate nascosti. Siete solo la quinta colonna di Fassino e Di Pietro!
L'ULIBO, l'Università libera di Bologna, la scuola partito dell'Ulivo il cui compito è preparare le basi culturali del nuovo Partito Democratico, è dedicata ad Alexis De Tocqueville. Esattamente come questa presunta "Città dei Liberi"; e c'è qualcuno che ancora vi crede di centrodestra.
Ora, Marco Bassani, ha provato a spiegarsi perché un gruppo di intellettuali cattocomunisti, dedicano il loro cenacolo a Tocqueville e non a Gramsci o a La Pira. Ma il problema non è tanto culturale quanto psicanalitico, perché quando si leggono sul sito dell'Ulibo, stronzate tipo: "ora con la costituzione della «Università Libera di Bologna», si è progressivamente formata una ampia comunità di esperti che condividono (...) il convincimento che l’Ulivo rappresenti una delle più importanti e feconde innovazioni della politica italiana del dopoguerra"... beh allora, l'idea di mettere questi "esperti" sotto ipnosi su qualche lettino non è poi del tutto campata in aria.
In compenso ci godiamo alcune chicche, lette sul sito dell'Ulibo, sul perché questa dedica al grande pensatore francese:
"Per Tocqueville la democrazia non è solo una forma di governo che vede nel popolo l’autentico sovrano. La democrazia ha una premessa essenziale, e trova compimento, nella «eguaglianza delle condizioni», nell’eliminazione dei privilegi. (...) Da qui l’idea che la democrazia vada sempre difesa dalle sue possibili derive, con adeguati strumenti istituzionali e politici. Innanzitutto con l’indipendenza e l’autorità dei giudici (...). In secondo luogo con il pluralismo e la libertà di stampa – un tema che oggi riguarda soprattutto le televisioni – . In terzo luogo, con il decentramento e la vitalità dei poteri locali (...)".
Ora, per quanto si possa forzare la lettura di Tocqueville per farlo diventare un precursore dell'antiberlusconismo d'annata, questi 40enni intellettuali dell'Ulivo qualche ragione ce l'hanno. A dare retta a loro, leggendo Tocqueville, possiamo mandare a cagare e in un solo colpo: Magistratura Democratica e i giudici politicizzati (che indipendenti non sono mai stati); il Corriere della Sera, La Repubblica e buona parte dell'informazione pilotata dai poteri forti dei salotti confindustriali amici di Prodi (tutto quello che ha veramente ucciso la libertà di stampa in questo paese); la Cgil e i sindacati con i loro privilegi, le loro clientele mai scalfite; il sistema parasovietico e poco liberale su cui prosperano le Cooperative rosse (che sono la negazione di un qualsiasi principio di "eguaglianza delle condizioni"); le Regioni rosse parassitarie dello Stato centralista (che sono la negazione del decentramento e di ogni forma di federalismo).
Tocque-ville, puah! Ora che Libero vi ha smascherato voglio proprio vedere come la mettiamo. Marco Bassani oggi vi ha tolto il burqa sotto il quale vi eravate nascosti. Siete solo la quinta colonna di Fassino e Di Pietro!
L'ULIBO, l'Università libera di Bologna, la scuola partito dell'Ulivo il cui compito è preparare le basi culturali del nuovo Partito Democratico, è dedicata ad Alexis De Tocqueville. Esattamente come questa presunta "Città dei Liberi"; e c'è qualcuno che ancora vi crede di centrodestra.
Ora, Marco Bassani, ha provato a spiegarsi perché un gruppo di intellettuali cattocomunisti, dedicano il loro cenacolo a Tocqueville e non a Gramsci o a La Pira. Ma il problema non è tanto culturale quanto psicanalitico, perché quando si leggono sul sito dell'Ulibo, stronzate tipo: "ora con la costituzione della «Università Libera di Bologna», si è progressivamente formata una ampia comunità di esperti che condividono (...) il convincimento che l’Ulivo rappresenti una delle più importanti e feconde innovazioni della politica italiana del dopoguerra"... beh allora, l'idea di mettere questi "esperti" sotto ipnosi su qualche lettino non è poi del tutto campata in aria.
In compenso ci godiamo alcune chicche, lette sul sito dell'Ulibo, sul perché questa dedica al grande pensatore francese:
"Per Tocqueville la democrazia non è solo una forma di governo che vede nel popolo l’autentico sovrano. La democrazia ha una premessa essenziale, e trova compimento, nella «eguaglianza delle condizioni», nell’eliminazione dei privilegi. (...) Da qui l’idea che la democrazia vada sempre difesa dalle sue possibili derive, con adeguati strumenti istituzionali e politici. Innanzitutto con l’indipendenza e l’autorità dei giudici (...). In secondo luogo con il pluralismo e la libertà di stampa – un tema che oggi riguarda soprattutto le televisioni – . In terzo luogo, con il decentramento e la vitalità dei poteri locali (...)".
Ora, per quanto si possa forzare la lettura di Tocqueville per farlo diventare un precursore dell'antiberlusconismo d'annata, questi 40enni intellettuali dell'Ulivo qualche ragione ce l'hanno. A dare retta a loro, leggendo Tocqueville, possiamo mandare a cagare e in un solo colpo: Magistratura Democratica e i giudici politicizzati (che indipendenti non sono mai stati); il Corriere della Sera, La Repubblica e buona parte dell'informazione pilotata dai poteri forti dei salotti confindustriali amici di Prodi (tutto quello che ha veramente ucciso la libertà di stampa in questo paese); la Cgil e i sindacati con i loro privilegi, le loro clientele mai scalfite; il sistema parasovietico e poco liberale su cui prosperano le Cooperative rosse (che sono la negazione di un qualsiasi principio di "eguaglianza delle condizioni"); le Regioni rosse parassitarie dello Stato centralista (che sono la negazione del decentramento e di ogni forma di federalismo).
Stai a vedere che.... mmmmh....quasi quasi vado ad iscrivermi pure io...
10 Comments:
Ma questi qui sono dei criminali!
Tocqueville non l'hanno nemmeno letto e non gliene frega neanche niente. Si leggano allora, per la prima volta, questa:
"Ho per le istituzioni democratiche un gusto della mente, ma sono aristocratico per istinto, cioè disprezzo e temo la folla. Amo con passione la libertà, la legalità, il rispetto dei diritti, ma non la democrazia. Questo il fondo dell'anima. Odio la demagogia, l’azione disordinata delle masse, il loro intervento violento e mal illuminato negli affari, le passioni invidiose delle classi basse, le tendenze irreligiose. Questo il fondo dell’anima. Non sono né del partito rivoluzionario né del partito conservatore. Ma tuttavia e dopotutto tengo più al secondo che al primo. Infatti dal secondo differisco nei mezzi piuttosto che nel fine, mentre dal primo differisco, insieme, nei mezzi e nel fine. La libertà è la prima delle mie passioni. Questa è la verità."
Alexis de Tocqueville (in persona)
Stasera devo lavorare con la febbre (purtroppo) però il tuo post mi ha tirato su di morale. Vado a finire di ridere andando a visitare il sito di questo "fantomatico scherzo" chiamato Ulibo.
Anarcuccio, ma quanto mi fai divertire...bellissima questa!!!
Bellissimo blog. Complimenti!
Leggendo il brano riportato da Zamax, confesso che non lo conoscevo, lo sottoscrivo dalla prima all'ultima lettera.
E' esattamente il mio pensiero da sempre.
Quindi, devo concludere che qui, su TV, sono nel posto giusto.
In quanto ai "democratici" alla Rutelli/Fassino, stanno ancora decidendo cosa faranno da grandi.
E sono talmente confusi mentalmente, oltreché ipocriti, che sono capaci di appropriarsi anche di questo brano ed approvarlo.
Ormai niente più mi stupisce di questa gentaglia, se non il fatto che degli ex comunisti marxisti-leninisti si definiscano liberal.
E qualcuno ci crede.
Misteri della mente umana.
Ciao...
Anarca, bella la citazione di Ernst Junger lì in calce, che sottoscrivo. Trovare cose degne di fede è roba da Santo Graal.
E divertente e insieme amaro, il tuo post. Avendone avuto sentore, è già da tempo che non mi auto-proclamo "liberale" (termine anche questo, scippato da Lorsignori dalle rosse Fratocchie). Preferisco autodefinirmi neocoservatrice. Ma vedrai che durerà poco anche questa franchigia. Perché, purtroppo, fino a quando non si piglia per davvero il potere, anche le parole,il linguaggio, i simboli, i loghi ecc. ci vengono scippati.
Questi dell'Ulibo (Uli-che? Boh! Ah, ecco...) sono fuori come balconi.
Già "il convincimento che l’Ulivo rappresenti una delle più importanti e feconde innovazioni della politica italiana del dopoguerra" fa scompisciare, ma accaparrarsi pure Alexis de
Tocqueville è il colmo...
Mi sorprendi sempre positivamente
Ermanno Di Salza
eh eh..stai a vedere che i neo-con italiani nascono nell'ulivo!!!!nulla di più consono!
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