25 novembre 2005

Oriana, il suo urlo... e il meticcio giacobino

Lei parla con i suoi libri che leggono milioni di persone, con i suoi articoli che scuotono coscienze addormentate… e con i suoi silenzi immensi e aristocratici.
Lui prova a dire qualcosa con libri che non legge nessuno, con articoli già dimenticati,
con il chiacchiericcio cortigiano di piazze virtuali e plebee.
Lei difende la sua identità di donna occidentale, libera, impaurita, orgogliosa; limiti e paure che attraversano una storia …la conquista del corpo e il suo linguaggio, la perdita di quel corpo dentro il male che avanza.
Lui s’inventa identità meticcie perché della sua ha paura… o forse perché essere bastardi oggi fa più chic; anticonformismo di maniera...egoismo e livore…il narcisismo dei mediocri, la superbia dei cattivi.
Lei si scaglia lancia in resta contro il vero potere che alberga in Europa: il conformismo del politically correct, di una cultura impaludata nelle redazioni dei giornali, nelle Università per bene, nei “10-100-1000 Nassirya” che si fa finta di non ascoltare, nei pacifisti che confondono l’eroismo di un soldato con la viltà di un despota.
Lui di questo unico potere, che supera politica ed economia, ne è figlio e servo…lo alimenta con i luoghi comuni, con le viltà intellettuali, con le piccole bassezze imparate in anni anni anni di salotti rivoluzionari.
Ah dimenticavo: Lei è Oriana Fallaci. Lui è Gad Lerner.
Chi ha visto "l’Infedele" l’altra sera non può non avere avuto un moto di disgusto.
Il talebano laico era lì a provare a spiegarci Oriana Fallaci, infilandola in una gogna sprezzante e livorosa, sezionandola come fosse un embrione su cui sperimentare la propria vanità intellettuale. Niente da fare, perché i suoi libri non sono trattati di geopolitica o noiose analisi sociologiche; sono urla disperate contro un’Europa che sta rinnegando se stessa. Sono la maschera di Munch sullo sfondo di un cielo in fiamme. Perché Oriana non è un intellettuale ma è una voce… visionaria come Céline, profetica come Zarathustra, poetica come un Canto pisano.
Ogni volta che sfoglio una pagina di Oriana Fallaci leggo due scritture: una, quella visibile, stampata, urlata, che leggiamo noi che la amiamo e loro che la odiano. E poi l’altra, invisibile che affiora qualche volta; la scrittura che si fa sentimento, malinconia, amore…che riesce a leggere solo chi ha imparato ad intuire la sua libertà e la sa ascoltare: “Perché ho la morte addosso (…) non ho molto tempo da vivere. Però ho ancora tante cose da dire…”
Non importa che venga compresa o accettata perché spesso non si pensa ciò che è vietato pensare; importa che questa libertà arrivi dritta al
cuore senza cercare in una singola frase, in una virgola, verità che non ci sono.
Diceva Voltaire: “datemi una frase e c’impiccherò un uomo” . L’altra sera all’Infedele, il "meticcio giacobino" ha provato ad impiccarci anche una donna… troppo grande e troppo vera per il suo nodo scorsoio.

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18 Comments:

Blogger Robinik said...

Un meraviglioso post.
Io GL non lo guardo mai.
proprio non lo reggo.
L'ultima cosa sua che ho visto è l'intervista in ginocchio a Prodi.


Ciao!

novembre 25, 2005  
Anonymous Anonimo said...

Non pensavo che un giorno avrei dedicato qualche parola a Gad Lerner, non tanto per l'infima considerazione della persona, quanto perché ritenevo fatica inutile e abnorme trovare parole che non scadessero nel trivio più grossolano di cui fossi capace. Eppure oggi, sollecitato da questo bellissimo post, credo che farò un'eccezione e dedicherò una frase educata al "bastardo" (nel senso di meticcio)...
Prima però vorrei accarezzare Oriana per prendere un po’ della sua forza e per darle un po’ della mia nella dura battaglia contro il male, vorrei prendere alcune sue parole e darle un po’ della mia voce per permetterle di urlare ancora più forte sì da tenerci sempre ritti e attenti contro il conformismo ipocrita e maleodorante, vorrei ringraziarla per le emozioni che è capace di trasmettermi, vorrei abbracciarla e baciarla come un figlio con una madre. Purtroppo internet, per quanto sia un magnifico strumento, non permette tutto ciò, e allora stasera, nelle mie preghiere che precedono l’abbraccio di Morfeo, ne aggiungerò una anche per lei.
A proposito, il “bastardo”. Beh, credo che non sempre “bastardo” voglia dire meticcio…

novembre 25, 2005  
Anonymous Anonimo said...

E'una grande donna perchè è una donna libera, dagli schemi, dalle fazioni, da ciò che è utile e da ciò che è dannoso, dalla convenienza e dai partiti... una donna libera di pensare e di dire ciò che pensa e per questo, oltre alle parole, alla cultura, all'italiano corretto (cosa sempre più rara), trasmette passione, quella vera, pura, coerente e disinteressata che contagia chi cerca sentimenti così e si imbatte nelle sue frasi.
Noi la amiamo perchè cerchiamo instancabilmente persone così e non ci arrendiamo alla mediocrità dell'odio e dell'ipocrisia, così come amiamo tutti quelli che non tradiscono le loro idee e ce ne innamoriamo quando nonstante tutto li scoviamo in una ricerca continua e senza tregua.
Manu

novembre 25, 2005  
Anonymous Anonimo said...

Complimenti hai messo per iscritto quello che amo in Oriana, quello che poi, lei é realmente.
Quanto a Lerner é un piccolo uomo, che prova a farsi luce attaccando una grande persona, ma riesce solo a bruciarsi...non ho visto il programma, ma ho già letto qualche critica di quel viscido,razzista e minuscolo individuo,immagino, quindi, il tono delle sue "tirate" ammantate sempre di finta ragionevolezza e ipocrita buonismo.

novembre 25, 2005  
Blogger Otimaster said...

Martin il post è bello come tutti i tuoi, concordo in toto con il giudizio su Lerner, condivido pure il giudizio sulla Fallaci, anche se personalmente penso che talvolta il suo modo di esprimersi troppo "forte" le è controproducente.
Buon fine settimana.

novembre 25, 2005  
Anonymous Anonimo said...

complimenti Martin!ho letto tuttodunfiato i libri di Oriana...e alla fine è come se avessi preso un sonoro ceffone sulla faccia...mi ha spalancato un mondo con le sue urla, il suo passionale furore, la sua forza nonostante tutto!Quanto a Lerner farebbe meglio a farsi ricrescere la barba per nascondere quella faccia da....beh, il barone nero ha già detto tutto!saluti

novembre 26, 2005  
Anonymous Anonimo said...

Lerner non sa neppure legarsi le scarpe, come pensi possa impiccare una persona magnifica una giornalista straordinaria che può "solo" fargli scuola, come Oriana Fallaci. E' un poveretto..!

Gran bel post, ti metto nella mia TopTen settimanale! ;) Ciao

novembre 26, 2005  
Anonymous Anonimo said...

Sto ancora aspettando che un mio caro amico - ammanicato con Marsilio - mi faccia arrivare il libercolo dedicato a demolire la Fallaci (senza nemmeno scalfirla). Non vedo l'ora...
Oggi ho postato su una questione un po' complicata, ma che riguarda anche la questione dei media e della libertà. Attenzione, è un vero post-mattone...
Ciao
CJ

novembre 28, 2005  
Blogger Lo PseudoSauro said...

Chapeau, amico mio.

novembre 28, 2005  
Anonymous Anonimo said...

Quando scriveva i suoi libri sul Vietnam era l'idolo della sinistra, ora è spazzatura.
Ma io ci leggo la stessa passione di allora lo stesso coraggio e amore per la verità, che può non piacerci ma quella rimane.
Lerner è un supponente scribacchino, non vale un'unghia di Oriana.

novembre 28, 2005  
Blogger Nessie said...

In America premieranno la Fallaci con un Award. In Italia ci si divide per un povero Ambrogino diventanto oramai l'Ambrogino della discordia. Meno male che ci sono gli USa: S.Giovanni non fa inganni!

novembre 28, 2005  
Blogger Littlemiss&namberjuan said...

Hai raggione Martin. Per essempio la Spagna sa chi è Oriana, ma non sa chi è... Chi è il altro?

novembre 29, 2005  
Anonymous Anonimo said...

ragazzo ti ho scoperto per caso, e non so se verrò di nuovo a leggerti, ma continua cosi.
Sei in gamba!

gennaio 17, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Cosa posso dirti... cosa posso aggiungere... Martin sempre perfetto dipinge con le parole delle immagini stupendamente esaustive...Grazie
Il Templare

marzo 05, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Cosa posso dirti... cosa posso aggiungere... Martin sempre perfetto dipinge con le parole delle immagini stupendamente esaustive...Grazie
Il Templare

marzo 05, 2006  
Anonymous Anonimo said...

bella merda... donna libera...talebano...blog del cazzo... parole alla cazzo quà e là.I luoghi comuni sono i tuoi. questo mio commento neanche sarà postato immagino...comunque meno seghe in testa, più droga, più cancro per oriana (anzi, adesso più vermi).
Non aggiungo altro. Informati.Ciao.
:***

luglio 16, 2007  
Anonymous Anonimo said...

INTERVISTA CON GAD LERNER

di LAURA TUSSI

Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al personale impegno politico e culturale?

La mia storia personale ha una particolarità biografica e geografica nel senso che sono contemporaneamente cittadino delle due sponde del mediterraneo, perché sono nato a Beirut, quindi sulla sponda sud di questo mare, con i miei genitori e nonni di parte materna nati in Palestina, prima della nascita dello Stato di Israele e ho nello Stato di Israele buona parte della mia famiglia e quindi ho esperienze e sensibilità legate alla vicenda dei conflitti del mar mediterraneo e contemporaneamente una felice integrazione in Italia, con tutti i miei studi e tutte le mie attività pubbliche che si sono svolte nel corso della mia vita. Cerco sempre di tener presente le due sponde del mediterraneo e la necessità di farle convivere come elemento essenziale anche della mia attività. L’approdo al mestiere del giornalista è stato di tipo particolare perché è avvenuto innanzitutto per una scelta di militanza. Quindi sono attualmente assai grato al quotidiano di Lotta Continua perché mi ha consentito un’idea della professione giornalistica non intesa semplicemente come una carriera, ma come uno strumento di trasformazione della realtà con finalità etica. Inoltre per le particolari circostanze per cui ho lavorato nel quotidiano di Lotta Continua dopo che si era sciolta l’organizzazione, ossia il movimento, non avendo quindi dovuto subire discipline di partito, in quanto non eravamo l’organo di una forza politica, questo ci ha consentito notevole libertà di ricerca, permettendoci di sviluppare un atteggiamento antidogmatico e creativo anche nell’innovazione dei linguaggi e delle forme giornalistiche. In seguito, mi è capitata la fortuna di attraversare diversi media dai quotidiani, ai settimanali, dalla radio, alla televisione, dalle trasmissioni di approfondimento giornalistico, al telegiornale, e questo è stato evidentemente un arricchimento delle mie esperienze, in cui però ho sempre cercato di mantenere quelle impostazioni e quelle sensibilità provenienti dalla mia storia.

Come può il centro sinistra far fronte alle nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da un mondo sempre più globalizzanti, segnati da diversità multiculturali e dalla coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere e di pensare?

Il nodo più difficile da sciogliere perché rischia di essere impopolare in un Paese benestante quale continua ad essere l’Italia, nonostante il suo declino e le evidenti debolezze di competitività, è il fatto di essere una nazione che ha ancora una base di ricchezza diffusa importante che magari si consuma lentamente, ma consente livelli e stili di vita che naturalmente la gente con ragione vuole difendere e nonostante questa situazione noi sappiamo che il problema della stabilità, della pace e della giustizia sociale nel mondo, passa attraverso un riequilibrio delle risorse. E’ molto difficile proporlo come asse centrale della propria azione, perché sembrerebbe imporre delle rinunce a vantaggio dei più deboli e dei più poveri. Non si può fare politica chiedendo semplicemente alla gente di rinunciare a ciò che ha; e dunque si tratta invece di trasformare la situazione e affermare una centralità di questi valori di giustizia, di coesistenza e di solidarietà, come anche gli unici vantaggiosi davvero, in quanto sono gli unici che possono garantire a noi stessi e soprattutto ai nostri figli un futuro di pace, perché oggi la nuova dimensione in cui siamo costretti purtroppo ad agire è quella di un tempo di guerra prolungato. La percezione diffusa innanzitutto tra gli Americani, ma sempre più tra gli Europei, è che l’illusione che abbiamo vissuto nel mondo ricco di un lunghissimo periodo di pace e di crescita è un sogno che si è infranto. Quindi noi dobbiamo contemporaneamente fare tesoro della memoria delle tragedie vissute e in particolare in Europa e il fatto di esserne gli eredi e i testimoni. Quindi occorre la centralità di questa memoria e dei valori, immaginando una trasformazione della vita quotidiana che dia speranza e che alimenti l’ottimismo, il senso di comunità, dando una risposta ad un bisogno di compagnia contro la solitudine che contraddistingue sempre più la dimensione metropolitana. Ci siamo a lungo illusi di poter ignorare le guerre periferiche, cosiddette lontane, ma ormai è evidente a tutti che l’instabilità, la miseria e la guerra delle zone apparentemente “lontane” ha conseguenze dirette anche sulla nostra vita e minaccia i nostri sistemi. Quindi non esiste una guerra che si possa tenere “lontana” o un conflitto che si possa ignorare come se non ci riguardasse.

Le ultime guerre in medio oriente fanno intravedere diverse tipologie di dittatura capitalista. Quali ne sono le caratteristiche e le negatività più salienti?

L’America non è una dittatura, ma una grande democrazia e che tale resti e che senza la forza dell’America e senza un rapporto positivo che non si consideri indipendente dai problemi di un governo mondiale, andiamo tutti incontro al disastro. Immaginare il futuro semplicemente come una rottura con gli Stati Uniti significa immaginare guerra e povertà per tutti noi. Al contrario non abbiamo altra scelta che puntare sulla crescita delle società civili anche in quei paesi che non hanno avuto fino ad oggi un’esperienza democratica, ma che hanno dentro alle loro società delle forme di vitalità che facciamo fatica a riconoscere. Quindi a partire da Paesi con i quali abbiamo avuto un incontro, una contaminazione nata dall’esperienza ambigua del colonialismo, si può puntare sulla ricerca di interlocutori nelle donne, nei ceti intellettuali e puntare su questi protagonisti come nostri alleati, sia in una prospettiva di crescita economica senza cui non è pensabile nemmeno che si affermino dei modelli democratici, sia appunto una politica intransigente nella difesa dei diritti civili e nella lotta contro gli integralismi.

La Shoah ha precipitato l’umanità verso un abietto declino. Cosa occorre attualmente per esorcizzare ogni spettro di genocidio, stillicidio, di conflitto armato e di negazione di ogni tipologia di diversità all’interno del tessuto sociale? Esistono strategie politiche certe e determinate da parte dei partiti progressisti per far fronte a queste terribili evenienze?

Nella nostra capacità di restare sensibili al rischio del pericolo del ripetersi di genocidi e di guerre etniche conta in maniera decisiva la trasmissione di memoria e anche il senso di colpa che si è evidenziato in Europa all’indomani dello sterminio degli Ebrei che non è stato l’unico genocidio del 1900. Occorre ricordare come già quel senso di colpa nell’immediato dopoguerra abbia sollecitato i superstiti e le nuove classi dirigenti a correre ai ripari, attraverso lo strumento del diritto internazionale fondamentalmente, quindi costruendo all’interno del vecchio continente nuove istituzioni di coesistenza e di integrazione sia economica che politica, fino a questo modello del tutto inedito e prezioso dell’Unione Europea che oggi si è allargata anche a Est dopo la fine della guerra fredda, realizzando il primo esperimento riuscito di esportazione pacifica della democrazia e sia anche sul livello del governo globale. Non è un caso che dalla cultura europea dopo la seconda guerra mondiale sia nata la proposta che poi ha trovato le sue tesi fondamentali nell’appropriazione della carta dei Diritti Universali dell’Uomo e che lì si sia assegnato un ruolo di governance mondiale per quanto imperfetto e precario alle Nazioni Unite e al loro Consiglio di Sicurezza. Sono convinto che senza una dimensione di diritto internazionale di questa natura il mondo precipita di nuovo nello squilibrio, nel disordine mondiale e che questa instabilità deve essere risolta. Quando si parla di equilibrio multipolare e diciamo all’attuale governo degli Stati Uniti che non può pensare di affrontare unilateralmente un progetto di governo e supremazia del mondo, intendiamo proprio questo, che per quanto sgangherata sia l’Istituzione delle Nazioni Unite, per quanto sia percossa da scandali, per quanto pesino al suo interno le dittature, i regimi totalitari, non si può fare nessun passo senza le Nazioni Unite.

Quanto la Shoah è figlia del Cristianesimo?

Questo tema è stato affrontato coraggiosamente, con reticenza, ma anche con aperture coraggiose dalle stesse conferenze episcopali dei diversi paesi europei che hanno dovuto rintracciare un filo di continuità fra secoli e secoli di discriminazioni e disprezzo nei confronti degli Ebrei e di affermazione di dottrine antigiudaiche che nascevano dalla fatica a riconoscere il perché della persistenza di una presenza ebraica dopo l’avvento di Gesù. Tutto questo ha creato il terreno dell’ostilità e del pregiudizio su cui poi ha potuto innestarsi così efficacemente un’ideologia che indubbiamente è anticristiana e pagana come quella del nazionalsocialismo. L’idea della soluzione finale e la pratica dello sterminio sono indubbiamente anticristiane e pagane, ma si sono alimentate anche di queste culture secolari.
Laura Tussi

luglio 20, 2007  
Anonymous Anonimo said...

Non ho visto la trasmissione di FD, ma personalmente trovo inaccettabili molte opinioni di Oriana Fallaci...l'Occidente è tale proprio perchè ha superato il fondamentalismo...

settembre 13, 2007  

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