06 agosto 2007

Se internet mette in soffitta gli intellettuali

di Giampaolo Rossi
Non se ne sentirà molto la mancanza. La morte dell’intellettuale novecentesco potrebbe anche rappresentare un passo in avanti per liberare la cultura dalle incrostazioni del ’68. È una visione ardita, forse esagerata ma l’idea che internet metta in soffitta gli intellettuali e la loro pretesa di essere mediatori del sapere un po’ ci affascina. La rivoluzione tecnologica sta modificando gli stili di vita, le abitudini, le relazioni sociali e le dinamiche di mercato, ma soprattutto i codici espressivi e il modo stesso in cui abbiamo trasmesso per secoli sapere e conoscenza. I media digitali cambieranno nel tempo il valore e la funzione dei testi alfabetici a tal punto che «la scrittura stessa dovrà rinegoziare il suo status culturale (Bolter)». La crisi della parola scritta toccherà tutte le sfere della tradizionale trasmissione del sapere. Ne farà i conti la letteratura, ne sta già facendo i conti l’informazione e il giornalismo che si stanno radicalmente trasformando con l’emergere di spazi (la blogosfera, i siti alternativi, social networking) e figure (il citizen journalist) che mettono in discussione l’autorevolezza dei media tradizionali.All’interno di queste dinamiche cambierà anche il rapporto tra cultura e società e il modo attraverso cui la politica attingerà da entrambe. Le culture politiche del ’900 dovranno reinventarsi poiché internet non annulla la realtà, non la rende virtuale ma l’amplifica, aumentando il bisogno di interazione, confronto e circolazione di informazione e nuovi saperi. Siamo immersi in un universo informazionale come mai in passato era successo e in questo universo si generano nuovi linguaggi e nuove consapevolezze. Internet, la blogosfera, i nuovi spazi di comunicazione individuale e sociale sono una forma della nostra realtà relazionale da cui emergono nuove identità e anche nuovi conflitti. Sono quindi un luogo politico.Ma internet è anche lo spazio la cui forma è definita dalla Rete, come spazio di una «virtualità reale (Castells)». Mettere «in Rete» significa abbattere la dimensione piramidale e verticistica con cui la cultura di sinistra e gli intellettuali si sono rapportati alla realtà per tutto il ’900. Nell’architettura di Rete il rapporto tra cultura e società è orizzontale, parte dal basso e la trasmissione del sapere può liberarsi dall’abbraccio utopico e ideologico del mediatore professionale. Costruire la Rete significa, per la dimensione politica, leggere la complessa realtà che nasce dalle nuove forme di comunicazione e generare consenso su di essa.

Immagine: Francis Bacon, Studio per un autoritratto, 1982

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10 Comments:

Blogger Lucius de Geer said...

Caro Martin, non sono d'accordo; in parte perchè la dimensione della veridicità del "fatto" resta legata al media tradizionale,in quanto Istituzione percepita; in parte perchè dai alla blogsfera una capacità d'analisi che non ha, se non nei blog di chi tranquillamente dovrebbe fare, per l'appunto, l'intellettuale.( Non a caso sei su Il Giornale!). Dunque, siamo sul serio una libera massa critica pronta alla piena emancipazione comunitaria via etere? Se penso ai primissimi fenomeni di internet ( un porno amatoriale dal titolo "Forza Chiara" ed un "corso accelerato di bestemmie") dirie di no; che sia un meraviglioso mezzo in più, oltre il resto, ovvio!Poi se Moccia è un intellettuale come Lenin, forse hai ragione tu, forse sono io che non ci capisco più un cazzo!

agosto 06, 2007  
Blogger AlexTurkish said...

Il ruolo dell'intellettuale non è solo quello di proporre proprie idee, ma soprattutto di rielaborare idee di altri.
Internet consente a chiunque di esprimersi, e questo è un bene, ma obbliga chi legge o a fidarsi di quello che legge oppure a fare continuamente ricerche per stabilirne la veridicità e stanare i cialtroni.
La conclusione è che tornano a formarsi dei gruppi di primo livello (blog-bar) a cui tutti hanno accesso e in cui poche figure primeggiano e dei gruppi di livello culturalmente più alto (blog-circoli) a cui hanno accesso solo le figure migliori dei primi che non sono altro che gli intellettuali che pensavi di saltare.
In pratica si ricrea esattamente quello che è sempre avvenuto prima di internet, proprio perchè c'e' bisogno di qualcuno che faccia da mediatore per evitare di avere a che fare con una marea di cialtroni da bar; Internet da questo punto di vista ha peggiorato le cose.

agosto 07, 2007  
Anonymous Anonimo said...

credo ci sia solo un cambiamento di modalità e spessore. ieri si leggeva e, quelli che potevano ascoltavano gramsci. oggi si legge beppe grillo. la "mediazione" è assicurata.

agosto 08, 2007  
Anonymous Anonimo said...

Mi piacerebbe pensarla come te, Martin! Ma non è che,invece,è avvenuto il contrario? Che la mediazione dal basso(c'era anche prima, solo che la contrabbandavano da verbo divino) si sia resa conto della nuova arma che ha in mano e la brandisca in tutti gli angoli di questa rete virtual-reale, magari usando una nuova scrittura...diciamo il "demotico" da sms? Non vorrei, proprio non vorrei, dover rimpiangere di quando a parlare e discettare dei massimi sistemi era la tronfia intellighenzia compagna, che tra "organigrammi" e "piattaforme di lotta" diffondeva aria fritta.Almeno sapevi da chi difenderti!Oggi ci avviamo verso una "entropia intellettuale" che mi fa venire i brividi.
Angoli come questo blog sono abbastanza rari!

agosto 08, 2007  
Blogger Unknown said...

Felicissimo questo neologismo: "entropia intellettuale". Rappresenta bene la tendenza al disordine informativo che l'utilizzo delle tecnologie informatiche ha avviato. La rete rappresenta la collezione totale di tutti gli stati possibili, accessibili, esprimibili, configurabili. Comunque la pensi, comunque credi che siano andate le cose, ci sara' sempre un angolo virtuale in cui ritrovare autenticata la propria versione; sara' necessario solo un sapiente impiego di Goggle e qualche paziente pomeriggio.
E pensare che in qualche modo l'idea di informazione e' collegata alla possibilita' di ridurre una incertezza; qualcuno e' arrivato a definire l'informazione entropia negativa (se non sbaglio).
Come e' stato detto: cambiano le figure intellettuali, i loro tipi e le modalita' di fruizione di queste. Non piu' sfornate da ambiti accademici, editoriali ma da internet. Ma non cambiera' la necessita' fisiologica di mediazione intellettuale che, guarda caso, e' la stessa che mi spinge a clikkare sul Suo sito e a leggerLa. E' la stessa necessita' fisiologica che ci spinge a leggere un libro.

agosto 09, 2007  
Blogger Martin Venator said...

Proviamo a leggerla così: la moderna società dell'informazione rende pervasive le tecnologie di accesso alla conoscenza. E’ l'accesso alla conoscenza (non la conoscenza) ad essere oggi la linea di discrimine. Pensiamo per un attimo che per circa due secoli il concetto di "libertà di stampa" è stato il centro delle battaglie antiutoritarie. Eppure oggi il confine che disegna nuove integrazioni e nuove emarginazioni è un altro: è il libero accesso all'informazione e alla conoscenza. Laddove esso non esiste si limita la libertà, molto più che in passato. Il digital divide segna un problema sociale e politico immenso. Non solo: La rivoluzione in atto è identica a quella prodotta da Gutenberg quando stampò il primo libro e (per dirla con Hugo nel suo Notre Dame de Paris) uccise la cultura delle cattedrali. Il libro cambiò il modo di trasmissione della cultura in occidente, come oggi lo sta cambiando internet. Ma c’è un “in più”: le nuove generazioni vivono già ora dentro un universo pervaso di informazioni e denso di nuovi media tanto da sviluppare percorsi di conoscenza assolutamente multisensoriali (molto più che in passato) e nei quali la scrittura lineare non ha più il ruolo centrale che aveva ieri.
Allora il problema non è negare il ruolo di mediazione necessario a dare forma al pensiero circolante. Al contrario è capire che i nuovi mediatori devono confrontarsi con una quantità di pensiero esistente partendo proprio dalla realtà di questo pensiero che non è un’astrazione ma il riflesso di una realtà, sociale, culturale, sempre più complessa e articolata. Percorso inverso al vecchio intellettuale che raramente partiva dalla realtà ma da un'idea… la sua. Insomma realismo contro ideologismo. Internet seppellisce le ideologie come “forma mentis” dell'Occidente moderno. Era ora.
Poi le critiche sulla qualità di ciò che circola sono condivisibili ma non servono. E' un problema un po' snobistico che non mi affascina molto: già qualche annetto fa, l'amico di Zarathustra, che cercava l'uomo sull'Engadina, l'aveva detto: "che a tutti sia lecito scrivere finisce per corrompere non solo lo scrivere ma anche il pensare"...
Nulla di nuovo dentro i sussulti dell'Occidente.
Aho... me ne state dando di filo da torcere eh???:-))))

agosto 11, 2007  
Anonymous Anonimo said...

Un Appello:
Forlì una città che muore per permettere agli ipermercati COOP di devastare l'economia di una città
Scusate lo sfogo!!!!!!!!!!!!!!!!
Anonimo

agosto 17, 2007  
Blogger Unknown said...

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