16 gennaio 2006

AAA.… Pasolini e pensiero delle donne cercasi


In politica le sconfitte andrebbero “elaborate”… esattamente come i lutti. Il rischio, in caso contrario, è una forma di depressione che annulla la capacità di comprendere le ragioni e individuare un senso verso il quale muoversi.
Il corteo sulla 194, così come quello sui Pacs, a difesa di una laicità dello Stato che in realtà nessuno mette in discussione, con il bagaglio retorico di un radicalismo imbarazzante, sono la prova che qualcuno (o qualcuna), la devastante sconfitta al referendum sulla procreazione assistita non l’ha ancora elaborata. Chi manca all’appello non è tanto la sinistra politica… per quello che vale oggi nella sua indecenza culturale lascia poco spazio ai buoni propositi. No, chi manca all’appello è il pensiero delle donne… e da troppo tempo ormai.
Il linguaggio del corteo come risposta politica (con il suo armamentario di slogan e di eccessi provocatori), racconta più un tentativo affrettato, estremo di rivincita… che una strategia elaborata dopo una sconfitta. Vladimir Luxuria sottobraccio alla nonna pensionata della CGIL non è il frutto di una normalità forzata ma il segno di una grande confusione; e per “uscire dal silenzio” forse ci vuole altro… che una terapia di gruppo.
Chiara ha 23 anni e viene da Torino… è una delle tante voci di quei cortei; dice su l’Unità: “con le mie amiche abbiamo creato un gruppo di discussione all'università per prepararci a questa manifestazione. Credo che il femminismo non sia mai morto”… Chiara ha ragione: il femminismo non è morto… si è semplicemente fermato; ha deciso di smettere di crescere… perché non vuole diventare grande. Non elabora più i suoi lutti, li chiude a chiave nella cintura di castità dell’anticlericalismo, chiudendoci anche quello che è stato per 20 anni un pensiero fertile allo scontro e al confronto.
Il femminismo è partito da sé… e lì dentro si è fermato; ha preferito infilarsi in un pensiero circolare… un eterno ritorno che rischia di essere la sua morte. Basta leggere un qualsiasi dibattito recente tra le donne per rendersene conto. La crisi di un pensiero diventato sul tardi ideologia. Stesse dinamiche conosciute, noiose: chi siamo, dove andiamo, come eravamo, il bisogno di ricambio generazionale, le Lecciso oggetto di riflessione, … questo parlarsi addosso fuori dal divenire del mondo… tutto molto maschile.
Il pensiero delle donne ha smesso di pensare. Non si è reso conto che l’ultimo referendum ha segnato un cambiamento importante della società italiana… molto più di quanto abbiano compreso il fantasma di Pannella e il suo giovane e scarso replicante. Nel 1981, con il referendum sull’aborto, gli eserciti erano schierati come una battaglia ottocentesca: l’Italia dei preti da una parte e quella del progressismo laico dall’altra e tranne qualche rara eccezione (Bobbio, Pasolini), ognuno vestiva la propria uniforme e seguiva i propri stendardi (l’esempio bellico è ovviamente una provocazione maschilista). Oggi i confini sono più fluidi… la grande muraglia delle ideologie e delle loro finte identità è stata abbattuta anche grazie al pensiero delle donne… ma sembra quasi che loro non se ne siano accorte.
Nell’ultimo referendum sulla legge 40 sono persino arrivate a rimuovere le grandi intuizioni degli anni ’90 quando loro per prime capirono il potere devastante della tecnica sul corpo e sulla libertà femminile. Perché oggi il vero pericolo sta lì…e chi continua a cercarlo oltre il colonnato del Bernini forse avrebbe bisogno di una nuova mappa di idee con cui orientarsi.
Il potere oggi non veste l’abito talare ma veste i panni di una cultura scientista che non accetta limitazioni etiche e si maschera dietro un umanitarismo da profitto; nel sogno mai abbandonato di una selezione eugenetica disumana.
Un potere immane, terribile che violenta il corpo della donna… ma anche quello dell’uomo e offende la dignità dei generi.
Per 30 anni le donne hanno detto, scritto e pensato che bisognava partire da sé. In questa maniera si sono riappropriate di se stesse… del proprio corpo, delle proprie decisioni. Ora che questa appropriazione è avvenuta (più di quanto esse stesse credono) sarebbe opportuno, per loro, provare a partire dal mondo… imparando a leggerlo. Il mondo abitato anche dagli uomini, dalle leggi della storia, dai meccanismi del potere, dalle trasformazioni imposte da una tecnica pervasiva e devastante, dalle accelerazioni della società che quasi mai si controllano o si prevedono. Forse anche le riflessioni sull’aborto, sulla RU486, sulla biogenetica porterebbero nuovi frutti… in qualche caso accettando anche le contraddizioni.
Nel 1975 (30 anni fa!!!!), sul Corriere della Sera, Pasolini scriveva: “Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni e nel comportamento quotidiano (…) io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente (…). Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio più forte ancora di ogni principio democratico ed è inutile ripeterlo”.
Forse è da qui… da questo pensiero al confine dei due generi, figlio di una diversità sofferta nel corpo e nello spirito, che il pensiero delle donne potrebbe provare a ripartire.

18 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Conosco poco il pensiero del femminismo. Ma questo post mi ha solleticato. Motivo in più per imparare a conoscerlo.
Carlitos

gennaio 16, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Credo che l'aborto vada oltre il femminismo, è stata una scelta di civiltà.
Prima lo si praticava comunque, con l'unica differenza che si rischiava di morire.
L'aborto, personalmente non lo condivido ma come cittadina non posso non tenere conto delle diverse sensibilità e storie personali che portano ad una scelta così definitiva e tragica.
Nessuna donna lo usa come alternativa alla contraccezione, non è una scelta ne facile ne indolore. E' devastante e fatta tra sensi di colpa e sofferenza.
Per questo non posso condividere chi vuol cambiare la legge, su chi fa discorsi senza avere una visione d'insieme di una scelta che non è ne facile ne indolore.

Un saluto :)

gennaio 16, 2006  
Blogger Martin Venator said...

ciao zizzi'... tutto vero... solo un problema... nessuno vuole cambiare la legge... neanche Ruini... si vuole solo che venga applicata... come direbbe Obelix: "sono pazzi questi cardinali!"
un abbraccio :-)

gennaio 16, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Infatti, l'aborto non è stata una legge femminista, ma una legge anti classiste. L'aborto infatti è sempre stato praticato: le classi alte si rivolgevano a medici compiacenti (e costosi), le classi basse erano costrette a rivolgersi alle mammane che causavano spesso la morte. E sull'aborto regnava una grande ipocrisia, l'ipocrisia di un paese che sapeva benissimo ma fingeva di guardare dall'altra parte.
Abortire è un gesto orribile, ma cerchiamo almeno di farlo sotto controllo medico.

gennaio 17, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Perchè non si parla mai di educazione sessuale? perchè non si fa una campagna di informazione sull'uso degli anticoncezionali visto che le conoscenze in merito sono a dir poco nulle? Perchè non si parla mai di "prevenzione" dell'aborto se non per parlare di "astinenza". Questo davvero non lo capisco... lo dico da 15 anni ma mi rendo conto che ancora la questione non viene affrontata. Alla faccia dello Stato Laico e autonomo... sarebbe così importante per le donne e per gli uomini affrontare il problema della sessualità responsabile.
Non capisco... o meglio capisco molto bene meglio continuare a paralizzare tutto sullo scontro ideologico aborto si o no, così tutto resta immobile.

gennaio 17, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Umano, troppo umano. Il mio ideale di pensiero femminile è il pensiero e basta. Il resto, come diceva qualcuno, è peste e corna di poveri poeti - e di donne che non si sono ancora riconosciute come esseri umani.
E a proposito di poeti. Pasolini era senz'altro un anticonformista, se si intende il suo irresistibile impulso a non conformarsi alle opinioni tipiche della sua parte politica. Come tale ci può piacere - ma questo non vuol dire necessariamente che tutto ciò che ha detto sia interessante - non quanto lo è la sua scrittura, quanto meno. Ecco un equivoco frequente quando si assume indebitamente che gli uomini notevoli, d'arte o di scienza, mantengano lo stesso grado di densità in tutta la loro circonferenza vitale: il che, purtropop, non è. Ricordo affermazioni pasoliniane sulla televisione che farebbero cadere le braccia persino a Popper (quello di Reset, non quello vero).
Nello specifico, Pasolini mi sembra meno intitolato di chiunque a parlare di aborto, in quanto non è mai stato una madre - ma nemmeno un padre. Non necessariamente il fatto di non partecipare dei due generi aiuta: anche perché qui il suo pensiero è figlio di altro, di un rapporto materno risaputamente tenace e di una cultura cattolica altrettanto radicata. Il fatto che il cattolico affezionato alla madre in questo caso si chiami o meno Pasolini non ci porta - ahimé - alcun particolare contributo.
CJ

gennaio 17, 2006  
Blogger Martin Venator said...

...neanche il Papa e Ruini sono madri e padri... e allora perche' parlano di aborto? :-))

gennaio 17, 2006  
Blogger Otimaster said...

Come è capitato recentemente anche a me citi il Pesiero di Pasolini in contrapposizione a quelo della sinistra odierna, le tue parole non fanno altro che confermarmi che si sono abilmente impadroniti di tutto quello che potrebbe fare loro comodo, anche del ricordo di un uomo che probabilmente avrebbe ribrezzo di loro.
Per il resto continuo a chiedermi com'è possibile che tu non sia uno scrittore, sicuramente mi fai nascere molti dubbi su quelli che dicono di esserlo.
Un abbraccio.

gennaio 17, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Martin, non indurmi (invano) in tentazione. Sono felice e contenta che ne parlino, spero che continuino a farlo come quando e perché vogliono, difenderò personalmente il loro diritto a esprimersi in materia; ma ciò non toglie che credo ne sappiano più o meno quanto uno chef esperto ne sa di automobili di Formula 1; o quanto io ne so di visioni mistiche. Il che non toglie che possa parlarne come e quando mi piace, anzi quasi quasi inizio proprio qui sul tuo blog. Ti garba?
CJ

gennaio 17, 2006  
Blogger Martin Venator said...

mi garba tutto quello che fai... basta che riponi quel maledetto fucile... :-)) ...sono un pacifista convinto.

gennaio 17, 2006  
Anonymous Anonimo said...

carissimo...francamente il risultato dell'ultimo referendum è solo da ascriversi alla poca informazione ed alla tanta voglia di sole e di mare, e ben poco ad una risposta di un paese civile...quindi non lo citerei...
Sull'aborto ho già detto e stradetto, ma non posso che associarmi a quanto affermato da Zanzara...NON è una battaglia del femminismo. Aggiungerei: NON si mettono intimidatori nei consultori. Si fanno, se ci riesce, ma pare impresa impossibile, leggi che aiutino le donne a diventare madri con serenità. Il movimento femminista ha portato tanti disastri, come ha portato indubbie cose positive: se smettessimo di buttare via le cose positive per dare contro indiscriminatamente anche alle giuste battaglie sarebbe una gran prova di civiltà...E' difficile lo so....:-)))

inyqua

gennaio 18, 2006  
Blogger Martin Venator said...

Il femminismo ha portato piu' cose positive che disastri. Ha portato fuori la donna dalla penombra della storia; ha dato una forma al suo corpo ed una consapevolezza mai raggiunta.Il pensiero delle donne mi ha fatto paura per molto tempo... ed in questo vedevo la sua forza; vorrei solo sapere dov'e' finito ora.

gennaio 18, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Beh non abbatterti...vedrai che riuscirai a vedere ancora più forte il pensiero delle donne: con una differenza (spero per te...) che non ti farà più paura ...(e poi basta generalizzare - lo faccio anch'io a volte ahi- le donne, gli uomini...ci sono individui...alcuni sono buoni, altri cattivi, i più stanno in mezzo...come noi...)

gennaio 19, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Caro Martin, sulle donne che escono "dalla penombra della storia", non mi farei troppe illusioni: ce ne sono ancora tante che sfuggono al cono di luce e che nessun femminismo è mai riuscito/riuscirà a salvare. Poi, il femminismo i disastri li ha fatti, eccome: per esempio, ha instillato nelle donne l'ossessione dell'essere femmine, ancor prima che madri e lavoratrici e tante altre cose ancora; dell'essere corpo, ancor prima che anima; dell'essere pensiero, ancor prima che spirito; del dover essere a tutti i costi "maschi che combattono altri maschi". Ma per fortuna, la sbarazzina generazione successiva ha fatto strame, quasi sempre, dell'eredità culturale delle sue madri. Libere dai dogmi laici, almeno quanto da quelli religiosi, le donne di oggi possono finalmente permettersi anche di non avere un pensiero su loro stesse. E un segnale di libertà, per me, è sempre un segnale che fa bene al cuore.

gennaio 20, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Con l'aborto si toglie la speranza. E' come la pena di morte. Un uomo sta lì ad aspettare che qualcuno lo ammazzi e gli si toglie la speranza o possibilità di redenzione. Pero' almeno lui un processo ce l'ha avuto, ha avuto la possibilità di difendersi e di proclamare la sua innocenza. Ma un piccolino che non ha la possibilità di parlare, di farsi sentire, di proclamarsi innocente.... Gli si toglie la speranza di avere un futuro, la vita, delle gioie e dei dolori (e chi non ce li ha????) E alla donna gli si toglie la speranza di potercela fare anche con un bimbo. Si ammazza anche la madre, le si fa credere che non puo' farcela. Prima erano i mariti o i padri a schiacciare le donne, ma adesso sono l'intellettualismo, la menzogna, i soldi. E' di questo che ho una paura fottuta, del pessimismo, del negativismo, dell'impossibilismo di cui siamo circondati. Ma quale civiltà? Quella di ammazzarsi reciprocamente "comodamente da casa tua"? Invece di aiutare la donna a vivere e a fare scelte di vita, la si aiuta ad ammazzzare suo figlio. Il problema è che le coscienze non si scuotono perchè non sentono l'urlo di uno che muore. Il feto non fa rumore. Questa è la sua condanna.

gennaio 27, 2006  
Blogger InOpera said...

L’otto marzo è la giornata della Donna. Ricorre ogni anno una fotografia, un’analisi delle condizioni delle Donne nel nostro presente.
Moltissimi ritengono questa data una festa, ma non è così. Non si tratta di festeggiare, né di comprare regali. Qui si tratta di interrogarci, di porre l’attenzione su una data che ha ormai un secolo di vita.

Qual è la condizione della Donna, oggi?
La parità uomo-donna è ancora lungi dall’essere raggiunta, in un mondo fatto di ineguaglianze, che, in alcuni paesi del mondo, raggiungono aspetti drammatici.
E lì dove l’eguaglianza è garantita, la sua applicazione è discutibile.
In Africa ci sono 90 milioni di "donne “mancanti”, e l’Aids ne uccide di più degli uomini, per non parlare poi delle mutilazioni sessuali;
nella ex- Jugoslavia, nel Ruanda, nel Congo (e in molti paesi in conflitti odierni) lo stupro è diventato un’arma di guerra come un’altra;
gran parte del mondo, inoltre, conosce forme di schiavitù moderna, come la tratta di esseri umani a scopo di prostituzione e turismo sessuale.

Nei cosiddetti paesi “occidentalizzati”, l’ineguaglianza si esprime sotto altre forme. La presenza femminile in politica e nei posti di potere traccia il livello d'avanzamento di civiltà di una nazione, ed anche il livello dello sviluppo economico.
Lì dove c’è minor integrazione delle donne, esiste maggiore povertà, minore welfare.
Il fiore all’occhiello della comunità europea è rappresentato dalla Svezia – dove al parlamento le donne sono il 47% e l’80% delle donne hanno un lavoro.
Nonostante pochi casi, le donne europee (italiane in testa) rimangono a casa a curare le faccende domestiche(le svedesi lavorano in casa appena il 50% in più degli uomini, le italiane il 200%).

Oggi esiste una continua contraddizione tra chi esalta i risultati raggiunti e chi invece li critica.
Anche se ognuno ha il diritto di dire la sua…

marzo 07, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Tutte belle parole, ma sempre lì si cade.
A sputare sulla 194, tanto osteggiata dai preti. Di quella sconfitta (e della precednte sul divorzio) non si sono mai dati pace.
Quando si andrà più in là di questo, forse si riuscirà ad avere una discussione decente.

Anonimo Polemico.

marzo 09, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Anarca, sono Animus di U3000...

Bello il tuo articolo, lo condivido al 70%, solo un'osservazione per tutte ( ossia del rimanente 30 ).

Hai scritto "offende la dignità dei generi" e "al confine dei due generi".
Non hai usato sesso/i che pure avrebbe espresso in maniera piu' corretta il significato nella tue frasi.
Bene, iniziamo a riappropiarci dei sessi, non negandoli, dato che il grande rimosso del ns. tempo, non è solo la morte, ma bensì il sesso (cioe' la differenza sessuale con le sue due declinazioni maschio/femmina).
In barba alla tanto proclamata liberazione sessuale.

Bye

gennaio 02, 2008  

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