quel minuto di raccoglimento... in Malawi
A tutto c'è un limite. Anche al senso del ridicolo. O almeno dovrebbe esserci; e se non c'è, qualcuno dovrebbe fissarlo. Un codice stradale per limitare l'eccesso di stupidità, perché quando il ridicolo diventa offesa per gli altri dovrebbe essere proibito per legge.
Borgata Fidene, Roma. Funerali di Vanessa Russo uccisa a 23 anni da un balorda rumena in metropolitana per un banale diverbio, mentre andava a lavoro. Un omicidio come ne avvengono tanti in una qualsiasi grande città del mondo dove milioni di persone si accalcano ogni giorno soffocate dallo stress, dallo smog, chiuse nei propri problemi, nelle nevrosi e nelle tensioni. Se lo spazio si restringe l'aggressività aumenta. A New York, a Londra, a Caracas si muore in maniera simile. Insomma, quella di Vanessa potrebbe essere una storia di ordinaria emarginazione se la sua assassina non fosse straniera e se non fossimo a Roma dove l'emarginazione non esiste, dove la violenza sociale è un'invenzione della destra e dove il Comune organizza la "festa del vicino di casa" per promuovere la socializzazione.
A Fidene c'era tanta rabbia giusta e molta rabbia sbagliata; ma questo è lo specchio di una città vera che ogni tanto si sveglia dalla favola arcobaleno che i media raccontano ogni giorno. E' la Roma del disagio sociale, delle borgate, della concentrazione di nomadi più alta d'Europa; della microcriminalità incontrollata meno visibile ma più pericolosa per i cittadini; è la Roma dei vigili urbani che da anni chiedono di andare in giro armati stanchi delle aggressioni e delle violenze ai loro danni; dei parcheggi a pagamento dove paghi il doppio ticket: uno al Comune, l'altro al racket degli abusivi per non farti sfasciare l'auto; dei cinesi che qui sono buoni perché c'è Veltroni e non perché l'Esquilino è diventata una zona franca dove la legalità è sospesa e nessuno si azzarda a far rispettare loro le leggi.
Sotto Borgata Fidene scorre, come un fiume, la via Salaria. Lì, a qualsiasi ora del giorno e della notte, centinaia di bambine (bambine sul serio!!) romene o moldave, battono ai lati della strada, spesso nude. Vittime di un sistema criminale che si regge e si arricchisce sulle nuove schiavitù e sulla tratta di esseri umani. Qualche settimana fa, Rai Educational ha trasmesso un'inchiesta terribile e spaventosa su questo tema intervistando le ragazze della Salaria, nel silenzio assoluto delle istituzioni. Doina, la balorda che ha ucciso Vanessa è una prostituta anche lei; un po' più grande. Ha 22 anni e due figli in Romania. Anche lei è entrata in Italia minorenne.
Ai funerali di Vanessa sono andati anche i politici: il Presidente della Regione Marrazzo e il vice-sindaco Garavaglia. Si sono beccati fischi e insulti, anche più gravi di quelli raccontati dai giornali. E' normale che sia così: il politico diventa il bersaglio da colpire e anche il più facile. Veltroni non c'era. Lui, così onnipresente nelle situazioni dove si piange e in quelle dove si ride, laddove i sentimenti si collezionano come figurine, lui a Borgata Fidene non c'è andato. Era in Africa, nel suo viaggio annuale con le scuole romane e con la corte di scriba di redazione che hanno documentato le strette di mano, gli abbracci, le emozioni e i progetti di cooperazione. Perché la solidarietà è importante sopratutto se la fai portandoti dietro un po' di giornalisti. Il sindaco di Roma ha avuto fortuna, si è salvato dai fischi e dalla rabbia perché l'Africa era lontana. Eppure quei fischi alla sua vice erano in fondo per lui. Veltroni ha fatto dettare alle agenzie il suo immenso dolore, perché il dolore quando è troppo grande va tirato fuori per poterlo meglio elaborare: e cosa c'è di meglio di un'Ansa o di un AdnKronos? "Il sindaco di Roma Walter Veltroni e gli studenti romani hanno osservato un minuto di silenzio in Malawi per Vanessa (...) lungo la strada che porta all'aeroporto di Lilongwe (...) i cento studenti, scesi dai pullman, si sono raccolti in cerchio, al lato della strada, e Veltroni ha spiegato loro che Vanessa Russo "è morta in una circostanza assurda" (...) si sono raccolti in silenzio anche l'assessore alla Scuola del Comune di Roma, Maria Coscia, e il delegato per la cooperazione Giobbe Covatta (Ansa del 2 maggio)". Un minuto di raccoglimento per Vanessa. In Malawi. tutti in circolo con Giobbe Covatta. Tutti in silenzio con gli occhi bassi e addolorati... tranne i giornalisti che avranno scattato le foto e scritto i pezzi.
Borgata Fidene, Roma. Funerali di Vanessa Russo uccisa a 23 anni da un balorda rumena in metropolitana per un banale diverbio, mentre andava a lavoro. Un omicidio come ne avvengono tanti in una qualsiasi grande città del mondo dove milioni di persone si accalcano ogni giorno soffocate dallo stress, dallo smog, chiuse nei propri problemi, nelle nevrosi e nelle tensioni. Se lo spazio si restringe l'aggressività aumenta. A New York, a Londra, a Caracas si muore in maniera simile. Insomma, quella di Vanessa potrebbe essere una storia di ordinaria emarginazione se la sua assassina non fosse straniera e se non fossimo a Roma dove l'emarginazione non esiste, dove la violenza sociale è un'invenzione della destra e dove il Comune organizza la "festa del vicino di casa" per promuovere la socializzazione.
A Fidene c'era tanta rabbia giusta e molta rabbia sbagliata; ma questo è lo specchio di una città vera che ogni tanto si sveglia dalla favola arcobaleno che i media raccontano ogni giorno. E' la Roma del disagio sociale, delle borgate, della concentrazione di nomadi più alta d'Europa; della microcriminalità incontrollata meno visibile ma più pericolosa per i cittadini; è la Roma dei vigili urbani che da anni chiedono di andare in giro armati stanchi delle aggressioni e delle violenze ai loro danni; dei parcheggi a pagamento dove paghi il doppio ticket: uno al Comune, l'altro al racket degli abusivi per non farti sfasciare l'auto; dei cinesi che qui sono buoni perché c'è Veltroni e non perché l'Esquilino è diventata una zona franca dove la legalità è sospesa e nessuno si azzarda a far rispettare loro le leggi.
Sotto Borgata Fidene scorre, come un fiume, la via Salaria. Lì, a qualsiasi ora del giorno e della notte, centinaia di bambine (bambine sul serio!!) romene o moldave, battono ai lati della strada, spesso nude. Vittime di un sistema criminale che si regge e si arricchisce sulle nuove schiavitù e sulla tratta di esseri umani. Qualche settimana fa, Rai Educational ha trasmesso un'inchiesta terribile e spaventosa su questo tema intervistando le ragazze della Salaria, nel silenzio assoluto delle istituzioni. Doina, la balorda che ha ucciso Vanessa è una prostituta anche lei; un po' più grande. Ha 22 anni e due figli in Romania. Anche lei è entrata in Italia minorenne.
Ai funerali di Vanessa sono andati anche i politici: il Presidente della Regione Marrazzo e il vice-sindaco Garavaglia. Si sono beccati fischi e insulti, anche più gravi di quelli raccontati dai giornali. E' normale che sia così: il politico diventa il bersaglio da colpire e anche il più facile. Veltroni non c'era. Lui, così onnipresente nelle situazioni dove si piange e in quelle dove si ride, laddove i sentimenti si collezionano come figurine, lui a Borgata Fidene non c'è andato. Era in Africa, nel suo viaggio annuale con le scuole romane e con la corte di scriba di redazione che hanno documentato le strette di mano, gli abbracci, le emozioni e i progetti di cooperazione. Perché la solidarietà è importante sopratutto se la fai portandoti dietro un po' di giornalisti. Il sindaco di Roma ha avuto fortuna, si è salvato dai fischi e dalla rabbia perché l'Africa era lontana. Eppure quei fischi alla sua vice erano in fondo per lui. Veltroni ha fatto dettare alle agenzie il suo immenso dolore, perché il dolore quando è troppo grande va tirato fuori per poterlo meglio elaborare: e cosa c'è di meglio di un'Ansa o di un AdnKronos? "Il sindaco di Roma Walter Veltroni e gli studenti romani hanno osservato un minuto di silenzio in Malawi per Vanessa (...) lungo la strada che porta all'aeroporto di Lilongwe (...) i cento studenti, scesi dai pullman, si sono raccolti in cerchio, al lato della strada, e Veltroni ha spiegato loro che Vanessa Russo "è morta in una circostanza assurda" (...) si sono raccolti in silenzio anche l'assessore alla Scuola del Comune di Roma, Maria Coscia, e il delegato per la cooperazione Giobbe Covatta (Ansa del 2 maggio)". Un minuto di raccoglimento per Vanessa. In Malawi. tutti in circolo con Giobbe Covatta. Tutti in silenzio con gli occhi bassi e addolorati... tranne i giornalisti che avranno scattato le foto e scritto i pezzi.
Ma se Vanessa è morta in una "circostanza assurda" come dice Veltroni, perché lui ha concesso una giornata di lutto cittadino? Anche morire cadendo dalle scale è una circostanza assurda. Forse qualcuno a Fidene avrà pensato che l'Africa non occorre andarla a cercare laggiù. Basta girare per qualche borgata romana dove gli immigrati vivono accampati nelle bidonville e le ragazzine dell'est si vendono ai clienti italiani. Ma quel minuto di raccoglimento in Malawi dettato alle agenzie con spudorata compiacenza dimostra altro.
Veltroni è un nudista dei sentimenti. Un raccapricciante testimone del vuoto della politica. Un giocatore di poker che sa utilizzare il bluff senza scoprirsi mai; un collezionista di gesti simbolici che ha capito che nel mondo dei media questi non hanno valore per la loro straordinarietà, ma per la loro banalizzazione.
Il veltronismo in fondo è questo: un apparire in un necessario bisogno di accettazione, conforto, solidarismo. Un piacere agli altri che in fondo è un piacersi continuo. Non è una nuova politica ma la sua negazione. Se il futuro PD diventerà veltroniano, la sinistra italiana regredirà ulteriormente a una fase addirittura pre-ideologica, peggiore di quella che sta attraversando. Il tuffo dentro un'astrazione che non affronta mai i problemi, ma li mimetizza nei sensi di colpa; non pensa a dare risposte ma a definire antropologie, caratteri e a giocare con la retorica. Il suo discorso al congresso del Pd è stato emblematico: "Sono di sinistra se di fronte alla solitudine di un'anziana mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa. Sono di sinistra se le rinunce di una famiglia di quattro persone in cui entrano 1.200 euro al mese, rende anche la mia vita più povera. Se l'attesa di mesi di un malato è anche un mio problema, se la disperazione di un contadino del Sud del mondo diventa anche la mia, allora sono di sinistra". Una sotto-ideologia del post moderno che non si preoccupa neanche di analizzare i fenomeni sociali, economici ma solo di drogare i sentimenti, trasformare la realtà in un immaginario a uso e consumo di un sentimentalismo mediatico.
La politica, a volte, può anche accettare di essere amorale quando deve confrontarsi con la realtà e definire conflitti, priorità, gerarchie e scelte. Ma non dovrebbe mai diventare immorale. Quel minuto di raccoglimento in Malawi dettato alle agenzie stampa, mentre a Fidene il dolore vero accompagnava la bara di una ragazza, è un gesto profondamente immorale...
Il veltronismo in fondo è questo: un apparire in un necessario bisogno di accettazione, conforto, solidarismo. Un piacere agli altri che in fondo è un piacersi continuo. Non è una nuova politica ma la sua negazione. Se il futuro PD diventerà veltroniano, la sinistra italiana regredirà ulteriormente a una fase addirittura pre-ideologica, peggiore di quella che sta attraversando. Il tuffo dentro un'astrazione che non affronta mai i problemi, ma li mimetizza nei sensi di colpa; non pensa a dare risposte ma a definire antropologie, caratteri e a giocare con la retorica. Il suo discorso al congresso del Pd è stato emblematico: "Sono di sinistra se di fronte alla solitudine di un'anziana mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa. Sono di sinistra se le rinunce di una famiglia di quattro persone in cui entrano 1.200 euro al mese, rende anche la mia vita più povera. Se l'attesa di mesi di un malato è anche un mio problema, se la disperazione di un contadino del Sud del mondo diventa anche la mia, allora sono di sinistra". Una sotto-ideologia del post moderno che non si preoccupa neanche di analizzare i fenomeni sociali, economici ma solo di drogare i sentimenti, trasformare la realtà in un immaginario a uso e consumo di un sentimentalismo mediatico.
La politica, a volte, può anche accettare di essere amorale quando deve confrontarsi con la realtà e definire conflitti, priorità, gerarchie e scelte. Ma non dovrebbe mai diventare immorale. Quel minuto di raccoglimento in Malawi dettato alle agenzie stampa, mentre a Fidene il dolore vero accompagnava la bara di una ragazza, è un gesto profondamente immorale...
Etichette: roma, veltronismo
15 Comments:
grande post Martin. In attesa che gli "scriba di redazione" come li chiami tu, inizino a raccontare veramente cosa è la Roma veltroniana
Carlitos
Grandissimo .... come commentare ..
E' tutto espresso in modo che più esauriente non si può.
ErmannoDiSalza
Veltroni ..... chi quello che presente come rappresentante dell'amministrazione comunale al gay pride si rifiuta nella stessa veste al FamilyDay ?
Ermanno Di Salza
Verissimo Anarca. La stessa sensazione che ho provato io nel sentire la notizia. Un senso di schifo per questa retorica vuota. Ma perché nessuno lo dice che questo modo che ha Veltroni di giocare con i sentimenti e con i dolori per i propri tornaconti politci fa vomitare?
Lucy
Carissimo, anche il tuo post esprime sentimenti. Questi non vanno demonizzati. Non sono né di sinistra né veltroniano. Mi occupo di Africa, insieme a mio padre, fin da bambino e ora ho 44 anni. Conosco il Malawi dal '72, quando tutti si chiedevano cosa fosse (non dove fosse). Quel giorno sulla strada di Lilongwe, nel raccoglimento di quel minuto, c'ero anch'io. E c'ero anche quando, subito dopo, il sindaco Veltroni ha chiesto a Padre Gaetano di far pregare chi desiderava farlo. E tutti abbiamo recitato "L'eterno riposo". Solo che i giornalisti, indaffarati, come dici tu, a fare foto, hanno preferito tacere questa circostanza. Un Veltroni che fa pregare crea imbarazzo. Ma l'ha fatto, ha voluto a tutti costi che si partecipasse alla Messa domenica, anche quando il suo entourage, di fede laica e laicista, aveva depennato la messa dal programma. Ha fatto discorsi, davanti a tutti, per i quali ironicamente i giornalisti presenti lo hanno - di nascosto, per carità, ligi al loro ruolo di lacchè (ma io li ho sentiti)- etichettato come un prete.
Insomma le analisi politiche, sociologiche, veltroniane, le lascerei ad altri momenti, non a quelli del dramma. Perché un post del genere non fa bene a nessuno. Si potrebbe perfino pensare che Veltroni sia sincero in certi momenti e tu come ti sentiresti quando hai spennato il pollo lungo la strada e non sai più rimettere a posto le piume?
Per anni ho coltivato il sospetto che fosse tutta un'operazione mediatica, ma stavolta c'ero e a mediare non c'erano giornalisti né politici (grazie a Dio). Non ho la certezza , comunque. Ognuno se la vedrà con la propria coscienza, Veltroni compreso. La ragazza di Fidene, comunque, è morta lo stesso e le nostre polemiche non la riporteranno in vita.
Già la frase " un Veltroni che fa pregare" m'incute terrore. Siamo già a questo punto? La preghiera (colloquio d'amore tra io e Dio) diviene una concessione? Veltroni "ha voluto a tutti costi che si partecipasse alla Messa domenica" ma ti rendi conto amico mio cosa stai dicendo? Ti prego solo per un attimo pensa al senso inquietante delle tue parole. Veltroni fa il sindaco, cioé il politico. Il suo obbligo è dare risposte politiche al disagio di una città che cova violenza e emarginazione e che tutti fanno finta di non vedere tranne quando la morte e il dramma fanno capolino nel nostro quieto vivere. Non prediche, nè atti simbolici la cui portata è tale solo se sono carichi di amore e di significato e non dati in pasto alle agenzie e ai telegiornali.
La ragazza di Fidene è morta... non per colpa di Veltroni e forse neanche per colpa di quella ragazza romena. Ma se per esempio, centinaia di bambine vendono se stesse e la propria dignità e la vita sulla Salaria e sulle altre strade di Roma, da uno che fa il Sindaco non mi aspetto pietismo né consolazione afflitta e contrita; mi aspetto che affronti il problema e non ficcando qualche telecamera sui lampioni come ha fatto Veltroni.
Viviamo tempi difficili amico mio e amo il tuo amore per la vita. Ma ti prego, in quest'epoca di pietismi e di falsi sentimentalismi, lasciami la libertà di indignarmi di fronte all'ipocrsia che in fondo anche tu sembri riconoscere...
Nel mio piccolo non sto spennando un pollo. Sto solo cercando di chiudere la ruota ad un pavone che si prende troppo troppo sul serio per essere sincero...
Vorrei una politica che mi desse senso e segni forti, non sorrisi o lacrime dietro un "ciack si gira". Un abbraccio.
Il discorso di Veltroni al congresso del pd mi fa vedere una differenza tra chi è di destra e chi di sinistra; lui dice queste belle frasi e fa il sindaco da 10 anni i vecchi sono più tristi anche per questo. Essere di destra è fare e sperare che questo non avvenga più.
Ti indigni di fronte all'ipocrisia e poi sostieni Berlusconi che dell'ipocrisia, delle apparenze, ne ha fatto uno stile di vita?
Adesso le ho viste tutte!!
al peggio non c'e' mai fine; non disperare, i tuoi occhi potranno vedere molte altre cose...
Si, devo dire che questo post e' brillante. Me lo "copio e pasto" da qualche parte.
Lucida la descrizione del Veltronismo, di questa ebrezza, di questo stordimento commiserativo che ha sostituito la voglia di azione e di valutazione dei risultati, di questa allucinogena "fiducia di farcela domani" che stringe la nuova sinistra e che la distoglie dalla contingenza dell'oggi, questa buona novella che tutti non vedono l'ora di accogliere e di predicare.
E' reale il gioco di prestigio che Lei descrive, il gioco che il nostro "Ualter" nazionale ci propina ogni giorno facendoci credere di essere il sindaco migliore senza mai arrivare ad essere specificatamente sindaco nelle sue funzioni e nelle sue prerogative.
Ualter, in sostanza, e' colui che ti organizza un festival del cinema sotto casa, se non hai i soldi per l'abbonamento a Sky. E' colui che corre a mettere pace tra israeliani e palestinesi e cosi' facendo ti lascia credere, senza l'onere della prova, che faccia lo stesso ogni giorno tra romani e rumeni, tra romani e rom, tra romani e romani, tra romanisti e laziali.
C'e' un rammarico pero'.
Perche' questa analisi, cosi' lucida e potente, arriva da destra e non da sinistra? Perche' noi, che stiamo dall'altra parte, stentiamo ancora a capire che il nostro amatissimo "Ualter" non risponde a nessun problema, non e' una soluzione e che non basta essere buoni per essere giusti?
Distinti Saluti
Pietro de' Roma (44 anni) Landshut (D)
PS- Bellissima l'immagine della Salaria che come un fiume scorre ai piedi della borgata Fidene. Per chi "soffre" per Roma essa ha avuto certamente un forte impatto evocativo.
Ottimo articolo. veltroni è sempre assente quando occorrerebbe la sua presenza, è sempre a raccoglier consenzi, a fare demagogia, ha bisogno di applausi, ha sempre il sorriso stampato in faccia, l'ebete, ha sempre la risposta pronta.
Lui è il sindaco di tutti, di tutti quelli di sinistra ovviamente, di tutti gli imbecilli che lo hanno votato per ben due volte.
VELTRONI VIA DA ROMA,VIA DALL'ITALIA! NON NE POSSIAMO PIU DI LUI E DELLA SUA FINTA POLITICA DA CINEASTA-SINDACO A TEMPO PERSO SOLO QUANDO C'È DA SPERPERARE IL DENARO PUBBLICO! E ROMA ORA È UN RICETTACOLO DI MERDA! E POI ROMPE IL CAZZO AGLI ULTRAS LA DOMENICA ALLO STADIO COME FOSSERO I VERI PROBLEMI! DEMAGOGIA, ECCO COS'È! DIMETTITI, VERME!!!
imparato molto
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