14 agosto 2006

per favore, ditemi che è taroccata anche questa.

Vi scongiuro... ditemi che anche questa foto Reuters è taroccata. Ditemi che non è vera; che quel sacco preso a calci non è un ragazzo palestinese di Jenin, ammazzato come un cane perché accusato di essere collaborazionista. Ditemi che è un fotomontaggio, che non è vero che attorno a lui i suoi coetanei riprendono la scena con i telefonini per madarsela divertiti via sms. E' una messinscena vero? Ditemi per favore che quest'orrore l'hanno costruito con photoshop... vi prego. Ditemi che la Reuters si è sbagliata ancora, per favore... per favore. Fatelo per i palestinesi e per uno straccio di speranza che la pace in quella terra non sia solo una retorica arcobaleno. Perché dolore, sofferenza, paura non distruggano l'ultimo briciolo di umanità.
Giuliana Sgrena giorni fa si lamentava che i palestinesi "consumano la loro tragedia senza nemmeno godere più dell'attenzione dei media". Forse, per loro, sarebbe meglio se fosse veramente così.


update del 15 agosto: purtroppo non è un falso. Su Repubblica.it tutta la terribile sequenza. Anche Libero di oggi l'ha pubblicata. il Corriere, dal cui sito è tratta la foto Reuters, invece no. Chissà perché. Forse proprio perché non è taroccata.

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"La lotta contro la sharia non è niente di meno che la lotta
in difesa dei diritti universali dell'uomo, un concetto nato
in Occidente e negato dall'islam". Benvenuti nel mondo delle
verità scomode, politicamente scorrette. Dove non si ha paura di scrivere che il profeta Maometto - la cui vita "fa dottrina" per ogni buon musulmano - era un conquistatore tagliateste. Dove non ci si sente cattivi a ricordare che l'islam non ha mai realizzato alcuna grande conquista scientifica o matematica, ma si è limitato a copiarla dai popoli conquistati. Benvenuti nelle 250 pagine della "Politically incorrect guide to islam", prima, unica guida al mondo priva di ipocrisie multiculturaliste di Maometto e Bin Laden. E' appena uscita oltre oceano, ma è inutile sperare in una traduzione italiana: gli interessati sono pregati di recarsi su www.amazon.com muniti di apposita carta di credito. Da queste parti il salottino buono e progressista dell'editoria a fatica tollera Oriana Fallaci con i suoi milioni di copie, figuriamoci se dà spazio a un neoconservatore americano di nome Robert Spenser. E pazienza se il signore è uno dei "cervelli" del think tank conservatore Free Congress
Foundation, islamista, autore di cinque libri, sette monografie e centinaia di articoli sulla jihad. Il libro ha il pregio di smontare con cinismo, uno ad uno, tutti i miti politicamente corretti dietro ai quali l'Occidente si è nascosto per non vedere il male che cresce.
Mito numero uno: Maometto non era un Gesù in salsa araba,
non predicò pace e tolleranza. Il profeta lottò in
battaglia, conquistò, gettò i nemici a pezzi nelle fosse
comuni, stabilì che i prigionieri potessero essere uccisi o
fatti schiavi, condannò a morte per i secoli a venire coloro
che avessero abbandonato la "vera religione". Quanto al
Corano, contiene "oltre un centinaio di versetti" in cui
esorta i fedeli a combattere i miscredenti (una sura da
imparare a memoria: "Uccidete gli idolatri, ovunque li
incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro
agguati" 9:5). Laddove l'islam invoca la pace, ricorda
Spenser, è la pace della sottomissione ad Allah per tutte le
genti, e le citazioni dei teorici musulmani, anche
contemporanei, sono lì a ricordarcelo.
Mito numero due: ebrei e cristiani hanno vissuto bene sotto
la dominazione ottomana. E' quello che sostiene pure
l'Organizzazione delle nazioni unite nei suoi seminari, ma è anch'essa una menzogna. Quando convivenza pacifica si è avuta, ammonisce Spencer, è perché ebrei e cristiani hanno accettato, loro malgrado, il ruolo di cittadini di serie B. Pagando la jiza, la tassa imposta a tutti i non musulmani, e firmando trattati umilianti in cui acconsentivano, tra le tante cose, a dare un tetto e cibo per tre giorni agli islamici che si
fossero presentati in chiesa "come ospiti". Oltre,
s'intende, a non costruire nuove chiese, a non leggere la Torah e il Vangelo a voce alta e a subire le altre restrizioni alla libertà di culto valide tutt'ora in grandissima parte
dell'islam.
Mito numero tre: l'islam rispetta le donne, anzi le onora.
Corano alla mano, è vero il contrario: "L'uomo ha autorità
sulle donne perché Dio ha fatto l'uno superiore all'altra"
(4:34). Lo stesso Corano stabilisce che la testimonianza di
una donna vale metà di quella di un uomo, così come mezza è
la parte di eredità che le spetta rispetto al figlio
maschio. Il (loro ndr) libro sacro stabilisce anche il
diritto alla poligamia maschile e la possibilità per gli
uomini di fare sesso con le schiave. E fu il profeta a
stabilire il principio per cui non esiste stupro senza la
testimonianza diretta di quattro uomini.
Mito numero quattro: il Corano vieta di uccidere. Proprio
come la Bibbia, vero? Solo che non è così, giacchè il
comandamento ("Il credente non deve uccidere il credente, se
non per errore", 4:92) vale, appunto solo se la vittima è
islamica; nulla di simile nel Corano protegge la vita dei
"miscredenti". Quanto all'uccisione di donne e bambini di
altre religioni, secondo la legge islamica vale il principio
per cui essa è vietata "a meno che essi non stiano
combattendo contro i musulmani". Il che, oggi, autorizza le
stragi di civili in Israele, che infatti nessuna autorità
islamica ha mai condannato, e ha dato l'alibi ai kamikaze di
New York, Londra e Madrid.
Ce n'è anche (mito numero cinque) per chi, ditino alzato, ha
"ricordato" a Silvio Berlusconi - il quale parlava
(giustamente ndr) di "civiltà inferiore" - che l'islam
produsse un enorme balzo avanti nelle scienze. Falso. "Il
disegno architetturale delle moschee, ad esempio, motivo d'orgoglio tra i musulmani, fu copiato nella forma e nella struttura dalle chiese bizantine". L'astrolabio non fu un'invenzione di Avicenna e Averroè, ma esisteva ben prima di Maometto. Il concetto di zero, essenziale alla matematica, data ben prima dell'avvento dell'islam, e gli stessi "numeri arabi" sono originari dell'India pre-islamica, e assenti nel linguaggio arabo odierno. L'elenco dei miti smontati è lungo, basti dire che la seconda metà del libro è dedicata alle Crociate, definite non un'aggressione dell'Europa al mondo islamico (o un primo saggio di imperialismo occidentale, come recita la vulgata terzomondista), ma "una risposta ritardata a secoli di aggressione musulmana". A questo punto, la domanda: visto che siamo davanti a fatti, e non ad opinioni, perché nessuno ha il coraggio di dire le cose come stanno? Perché l'Onu e i progressisti, a chi osa ricordarli, rispondono con l'accusa di islamofobia? Risponde Spenser: "In parte perché, secondo la visione semplicistica e riduttiva del mondo propria dell'establishment politicamente corretto, gli occidentali sono "bianchi" e i musulmani sono "scuri". E le popolazioni con la pelle scura, secondo il mito "politicamente corretto", non possono essere colpevoli di alcun atto illecito; sono vittime eterne".
Ermanno Di Salza

agosto 15, 2006  
Blogger Lucius de Geer said...

Caro Martin, dopo attenti studi, e un doppio livello ermeneutico, ho deciso di stare con Israele...'sta volta;)

o cmq, di sicuro, io sto con Koizumi, al tempio shintoista!

agosto 15, 2006  
Anonymous Anonimo said...

ma si! stai tranquillo! sta gente e' pacifica e ama scherzare di tanto in tanto :-))

agosto 15, 2006  
Blogger Martin Venator said...

Ermanno, dovresti aprire un tuo blog. Avresti un posto d'onore tra i miei link

Emanuelo, bentrovato... solo una cosa, i mondiali sono finiti da un pezzo e questa non è una partita di calcio

Leachor, chissà perché non riesco a stare tranquillo... scommetto in realtà neanche tu ;-)

agosto 15, 2006  
Anonymous Anonimo said...

TERRASANTA

Per tutti quei cattolici che simpatizzano coi poveri palestinesi riporto uno stralcio dell’intervista che il Custode (francescano) dei Luoghi Santi ha rilasciato al «Corsera» il 4 settembre 2005: «Macchè difficoltà tra Israele e Vaticano! I problemi per noi cristiani in Terrasanta sono altri. Quasi ogni giorno, ripeto quasi ogni giorno, le nostre comunità sono vessate dagli estremisti islamici in queste regioni. E, se non sono gente di Hamas o della Jihad islamica, avviene che ci si scontri con il muro di gomma dell’Autorità Palestinese, che fa poco o nulla per punire i responsabili. Anzi, ci è capitato di venire a sapere che in alcuni casi tra loro c’erano gli stessi agenti della polizia di Mahmoud Abbas o i militanti del Fatah, il suo partito, che sarebbero addetti alla nostra difesa». Tra i «casi» elencati, lo stupro, due anni fa, di una sedicenne cristiana a opera di quattro miliziani di Fatah, denunciati e per nulla perseguiti: la famiglia dovette emigrare in Giordania per la vergogna. L’anno prima, due sorelle, diciassette e diciannove anni, erano state assassinate «da un gruppo di uomini armati vicini all’Autorità Palestinese». Accusate di «prostituzione», l’autopsia rivelò che erano vergini, ma anche che erano state seviziate con sigarette accese nelle parti intime. Il Custode è stato invitato alla prudenza («Potresti venire assassinato») ma ha deciso che non se ne può più. Betlemme, per esempio, era per metà cristiana negli anni Cinquanta; oggi i cristiani sono meno del 12%. La Custodia esiste dal 1342, anno in cui il papa Clemente VI la costituì dopo che il Re di Napoli aveva comprato dal sultano d’Egitto il Cenacolo e il diritto di far dire messa nel Santo Sepolcro. Fu affidata ai francescani perché fin da s. Francesco avevano provato in tutti i modi a «dialogare» col mondo islamico (ricavandone quasi solo martiri). Personalmente consiglio a tutti un viaggio da quelle parti: vedrete coi vostri occhi quel che io stesso ho visto.
Ermanno di Salza

agosto 16, 2006  
Blogger barbagli said...

Qualcosa è cambiato...siamo in guerra. Vedi post a riguardo e dimmi se concordi ciao
ps
io le scarpe al check in non me le levo!

agosto 16, 2006  

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