26 luglio 2006

embrioni: un malinteso senso del progresso


Staminali: il macabro prodotto di un malinteso senso del progresso

di MARCO BELLIZI
Certe cose non cambiano. Stessi concetti, stesse frasi. Stessi atteggiamenti esteriori, persino. Cosicché, almeno in Italia, quando si tratta della vita (di sopprimere la vita) alcuni si presentano puntuali con il loro macabro appuntamento. Non cambia neanche il repertorio fraseologico: ai tempi del divorzio si parlò di entrare nello "spazio del progresso"; quando si cominciò a parlare di aborto si preferì una piccola variazione sul tema, sbandierando un oscuro "progresso della civiltà" (come se la civiltà potesse progredire uccidendo un essere vivente al quale non è riconosciuto alcun diritto). Così oggi, questi "nipotini del progresso" si ripresentano all'opinione pubblica, penetrano indebitamente negli spazi più sacri della coscienza di milioni di persone pretendendo di guidare con il solito elitario materialismo le sorti (nient'affatto magnifiche e progressive) dell'umanità. Lo slogan non si discosta molto dai precedenti: questa volta si tratta di "entrare nello spazio della ricerca". L'Italia cioè, per diventare finalmente un "Paese moderno", deve fare ricerca sugli embrioni. A loro, al loro sacrificio, è affidato il compito di fare della Penisola una terra di fecondo sviluppo. Per questo il Governo italiano ha deciso di schierarsi con la maggioranza all'interno del Consiglio dei ministri europei votando a favore delle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali. Il ministro per la Ricerca scientifica Fabio Mussi ha reso noti i termini dell'accordo: "sì" dunque al finanziamento europeo per le ricerche sulle "linee di cellule staminali embrionali già esistenti"; "no" alla "distruzione di embrioni al fine di produrre cellule staminali" ed un rinvio del dibattito circa la definizione di un termine per l'impiantabilità degli embrioni, oltre il quale convenire che gli embrioni crioconservati sono utilizzabili ai fini della ricerca. È su quest'ultimo punto in particolare che si sono concentrate le polemiche di chi, nel mondo politico, contesta questo accordo. "L'accordo raggiunto a Bruxelles è ipocrita e francamente inaccettabile - scrivono in una dichiarazione comune, ad esempio, Rocco Buttiglione, Laura Bianconi e Maria Burani Procaccini. Esso afferma che l'Unione europea non finanzierà direttamente la distruzione di embrioni. L'Unione però finanzierà ricerche su linee staminali embrionali derivate dalla distruzione di embrioni". I tre senatori della Cdl paventano uno scenario nel quale, in virtù dell'accordo, un laboratorio privato potrebbe distruggere gli embrioni per ottenere linee cellulari da vendere ai ricercatori che fruiscono dei finanziamenti europei. Un macabro mercimonio. "Questa mostruosità nasce dalla deformazione di una onesta proposta di compromesso, avanzata precedentemente dalla Germania e sulla quale probabilmente sarebbe stato possibile raggiungere un accordo se non ci fosse stata la defezione dell'Italia dalla minoranza di blocco", scrivono i tre senatori. "La proposta (cosiddetta emendamento Niebler) diceva che era possibile finanziare ricerche che facessero uso di linee staminali embrionali prodotte prima di una certa data (per esempio 31 dicembre 2003). In questo modo si sarebbe fatta ricerca su linee staminali derivate da embrioni già distrutti ma non ci si sarebbe resi colpevoli della distruzione di nessun embrione attualmente in vita".

L'Osservatore Romano 26 Luglio 2006

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17 Comments:

Blogger Otimaster said...

Recentemente Bush è nuovamente riuscito a bloccare una legge del genere, per festeggiare l'avvenimento si è presentato con quindici bambini nati grazie all'utilizzo di embrioni crioconservati che altrimenti sarebbero stati destinati alla ricerca, evidentemente il progetto di vita contenuto in loro non era così campato in aria.
Un abbraccio.

luglio 26, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Però, quando la mozione sulle staminali passa al Senato grazie ai voti di 2 senatori "liberali" della CDL, mi viene il disgusto.
Sulla vita non si scherza, io direi che non si vota. Difendere la natura è un obbligo per chi sta a destra.
Bene Bush, Oti: i nostri lo imitino!

luglio 26, 2006  
Blogger Martin Venator said...

Gollum leggi bene.... questa volta non e' un mio post ma proprio la colonna dell'editoriale di un quotidiano nazionale :-)

luglio 26, 2006  
Anonymous Anonimo said...

I soliti cattolici adulti, non altro che meschini traditori della loro fede. La scelta cattolica è una scelta forte che ci mette in conflitto spesso nel quotidiano fra ciò che è giusto e ciò che è comodo e vedo che veri uomini ce ne sono pochi ma quaracquacqua un bel numero. E' come in Cina dove ci sono fedele vili e fedeli coraggiosi sino all'estremo sacrificio.
Ermanno di Salza

luglio 27, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Caro Martin,
mi imbatto casualmente nel tuo blog mentre faccio una ricerca, e mi piace, anche se non faccio parte della vostra tifoseria. Ho letto con interesse sui cattolici, su An e le rotte dei naviganti, su Israele, e ti domando come ti poni davanti a evidenze, come quelle della guerra libanese, che limitano, e rendono forse imbarazzante, la strenua difesa di Israele che ho percepito? Davvero per due soldati sequestrati bisogna ammazzare più di cinquanta civili, e molti bambini, liquidando il fatto come "incidente"? davvero non riesci a vedere gli oltraggi e le prepotenze israeliane? il diritto a esistere ce l'hanno tutti. cattolici, ebrei, musulmani. non sono antisionista ma israele esagera spesso. se a te prendessero la TUA terra perché ,lo dice una Bibbia che non conosci e che non ti appartiene, vorrei vedere cosa faresti...scusa l'intrusione. ma la situazione mi deprime, e dare la colpa solo a hezbollah è troppo facile.
Lady Oscar

luglio 31, 2006  
Anonymous Anonimo said...

X Lady Oscar
Ma allora cos'è e di chi è la Palestina?
Come entità autonoma la Palestina (Peleshet) non è mai esistita, né sono mai esistite una lingua e una cultura palestinesi. I palestinesi, come i giordani, i siriani, i libanesi e gli iracheni (tutte entità nazionali inventate dopo la prima guerra mondiale) sono arabi, proprio come i giordani, i siriani e così via, e tali unicamente si considerano. Per quasi 1900 anni l'area designata con il nome greco-romano di Palestina (per far dimenticare il nome stesso di Giudea) non è stata una nazione e non ha avuto frontiere, ma solo confini amministrativi. Gli Arabi conquistano la Palestina soltanto nel 637 e vi regnano fino al 750, per 11 3 anni in totale. Poi vi si alternano Persiani, Turchi, Circassi, Bizantini, Curdi, e nel 1099 i Cro-ciati cristiani, sconfitti nel 1187 da un condottiero curdo, il Saladino. Nel 1244 sono delle tribù alleate di Gengis Khan a occupare e a mettere a sacco la Palestina. Poco dopo arriveranno i Mongoli, cacciati nel 1516 dai Turchi che costituiranno l'Impero Ottomano, dalla Turchia ai paesi del Magreb, vale a dire lungo tutta la costa meridionale del Mediterraneo. I Turchi vi resteranno fino alla fine della prima guerra mondiale, nel 1918. La decadenza e il degrado della Palestina la fa apparire una " landa desertica e paludosa (..) quasi disabitata" agli occhi di Edmondo De Amicis nella seconda metà dell'8OO, mentre nel 1867 Mark Twain scriveva che la Palestina era (una silenziosa e funerea estensione, una desolazione (.J Non abbiamo mai visto un essere umano sulla strada (...). Perfino gli ulivi e i cactus, quegli amici sicuri di un terreno incolto, hanno per lo più abbandonato il paese (..). La Palestina siede su sacchi di cenere, desolata e brutta...". Gli unici insediamenti permanenti in Palestina - segnatamente a Gerusalemme e a Safed, sede ininterrotta quest'ultima di università religiose - sono stati quelli ebraici, a partire dalla fine del regno ebraico nel 70.


1) Quasi duemila anni fa esisteva uno Stato ebraico in Palestina, ma poi ci hanno vissuto gli arabi, cioè i palestinesi. Dopo tanto tempo non hanno acquisito il diritto alla loro patria?
Gli arabi non hanno abitato a lungo in modo stabile la Palestina. Continuativamente, solo poco più di un secolo. Per quattro secoli, dal 1516 al 1918, la Palestina è stata una negletta provin-cia turca quasi disabitata, consegnata dall'incuria dei governi di Istanbul alla sabbia del deserto e alle paludi. La Palestina (meglio conosciuta in quei secoli come "provincia di Damasco" e comprendente l'attuale Israele, Cisgiordania, Giordania, Libano e parte della Siria) incomincia a essere "restaurata" solo a partire dalla seconda metà dell'800, quando i primi pionieri ebrei, giunti dall'Impero zarista, creano qualche occasione di lavoro, capace di attirare lavoratori di altre province turche, come la Siria, l'Iraq, l'attuale Giordania (creata artificialmente, a tavolino, solo nel 1921), lo stesso Egitto. Maggiori occasioni lavorative si sviluppano tra la prima e la seconda guerra mondiale, sia per l'occupazione britannica che per le fatiche dei contadini ebrei, con i loro aranceti e le terre acquistate a caro prezzo dagli sceicchi arabi e strappate alla sabbia, e al conseguente indotto. Che oggi i palestinesi, cioè i pronipoti dei tanti lavoratori arabi giunti in Pale-stina un secolo fa, esistano e abbiano acquisito una coscienza nazionale, prima del tutto inesistente, è vero. Che abbiano diritto a un loro territorio e a un loro Stato autonomo oltre alla Giordania, dove più dei due terzi degli abitanti sono palestinesi, è ormai altrettanto accettato. Ma non è falsando la Storia che questi diritti diventano più sicuri.
Ermanno di Salza

luglio 31, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Per Lady Oscar

19 luglio 2006

Di fronte alla difesa del terrore, è un grave errore giustificare Hamas e Ahmadinejad sostenendo che sono stati eletti dai loro popoli

I diritti di Israele: una prova per l’Occidente
L’Ue non può legittimare le forze islamiche che promuovono una guerra per cancellarlo

Al di là delle differenti opinioni sulla nuova crisi in Medio Oriente, emerge che per gran parte del mondo il diritto di Israele all’esistenza è una variabile dipendente, non un principio inviolabile delle relazioni internazionali. Anche il nostro Occidente legittima pienamente non soltanto degli Stati che non hanno relazioni diplomatiche con Israele, ma si dicono pronti ad averle qualora sorgesse uno Stato palestinese, ma legittima anche quegli Stati e gruppi che hanno scatenato una guerra del terrore e predicano l’annientamento di Israele. È una riflessione che s’impone quando da parte dei governi, dei parlamenti nazionali e dell’Unione Europea si deplora l’uso «eccessivo» della forza o la reazione «sproporzionata » di Israele, limitandosi a mettere a confronto un certo numero di israeliani uccisi contro un numero maggiore di vittime palestinesi e libanesi, l’impiego di aerei e lanciamissili contro kamikaze e razzi. Senza contestualizzare gli eventi bellici, citando en passant la volontà di distruggere Israele quasi si trattasse di uno dei tanti elementi della crisi. Finendo per mettere sullo stesso piano l’attentato terroristico sferrato da chi disconosce il diritto di Israele all’esistenza e la rappresaglia militare di chi difende il proprio diritto alla vita. E nella condanna indistinta della violenza e nell’appello generico alla pace, si finisce di fatto per legittimare il terrorismo. Occultandone la natura aggressiva, giustificandolo come «reazione» ai bombardamenti, nobilitandolo come «resistenza » all’occupazione. In questo clima saturo di disinformazione la realtà viene mistificata, i pregiudizi religiosi e ideologici nei confronti di Israele riesplodono con modalità e graduazioni diverse. Ebbene, una corretta informazione fa emergere come l’inizio della crisi sia stato l’attentato terroristico compiuto il 25 giugno scorso da un commando di Hamas, partito da Gaza non più occupata, che ha ucciso due soldati israeliani e rapito un terzo. Un’iniziativa che ha voluto sabotare la speranza della ripresa del negoziato, riaffiorata dopo il vertice tra il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Olmert a Petra il 22 giugno, sotto gli auspici del re giordano Abdallah II. Un copione già visto quando nell’ottobre del 1993 Hamas scatenò per la prima volta i suoi kamikaze sugli autobus a Gerusalemme e Tel Aviv per sabotare il nascente processo di pace siglato il 13 settembre 1993 a Camp David tra Arafat e Rabin. Successivamente alla rappresaglia militare israeliana a Gaza, è scattata la seconda fase della crisi. L’8 luglio i terroristi dell’Hezbollah sono penetrati in territorio israeliano, partendo dal Libano meridionale che non è più occupato dal 2000, uccidendo otto soldati e sequestrandone due. In questo caso si è trattato di un terrorismo su procura per scatenare un conflitto in Libano al fine di alleggerire la pressione della comunità internazionale nei confronti dell’Iran sulla questione del nucleare. Un copione simile a quello di Saddam, quando il 3 giugno 1982 commissionò a Abu Nidal l’uccisione dell’ambasciatore israeliano a Londra, Shlomo Argov, determinando la decisione israeliana di invadere il Libano il 6 giugno, al fine di distogliere l’attenzione dal massacro, con i gas chimici, di migliaia di soldati iraniani a un passo dalla presa di Bassora. La legittimazione di Hamas, Hezbollah, Assad e Ahmadinejad viene accreditata sulla base del fatto che sono stati liberamente eletti dai rispettivi popoli. Ebbene, oggi è l’Occidente per primo, dal momento che è impegnato nella diffusione della democrazia nel mondo, a dover rispondere a un quesito fondamentale: può essere considerato democratico chi nega il diritto all’esistenza di Israele e pratica il terrorismo per distruggerlo? Ed è l’Occidente per primo, a circa 60 anni dall’Olocausto degli ebrei frutto del regime nazista andato anch’esso al potere democraticamente, a doversi pronunciare in modo inequivocabile sulla legittimità delle forze islamiche «democratiche» che stanno promuovendo una guerra volta a cancellare la patria degli ebrei dalla carta geografica. Ecco perché dovrebbe essere proprio l’Occidente a prendere l’iniziativa di accreditare sul piano del diritto internazionale che il diritto di Israele all’esistenza è un principio inalienabile e un valore incontrovertibile che sostanzia la democrazia. Che, pertanto, predicare e operare per la distruzione di Israele è un crimine contro l’umanità e una negazione della democrazia, che non può prescindere dal riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà di tutti.
Magdi Allam
Ermanno di Salza
Cara Lady Oscar ti rimando a tutti gli articolo di Magdi Allam sul corriere della sera

luglio 31, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Carissimi, vi ringrazio per le risposte accorate. Comunque posso permettermi di dire che Magdi Allam non è l'unico superesperto di questioni ebraico-palestinesi? Che è molto..."occidentalizzato", e "corrierizzato"? e che a fare di qualcuno un "esperto" oggi basta poco, troppo poco? avete sentito altri esperti oltre alle voci che solitamente ascoltate? Il problema vero sta nell'accettare entrambe le ragioni. quelle ebraiche e quelle palestinesi. ma non vedere ANCHE i diritti degli ultimi vuol dire avere il prosciutto davanti agli occhi. perché presumiamo sempre che il sistema occidentale, consumistico e capitalista sia il migliore dei sistemi possibili? siamo sicuri di essere davvero la civilità del ben-essere? e lo ripeto: ben-essere.
Le ragioni di questi due stati dilaniati stanno oltre chi si schiera di qua o di là. ma il diritto all'esistenza non significa calpestare i diritti di un altro. mai. la destra colta, intelligente, come quella di ermanno, dovrebbe saperlo. citare dati storici non basta, perché anche la storia è un'intepretazione filtrata dal credo di chi la osserva. o no?
Lady Oscar

agosto 01, 2006  
Blogger Martin Venator said...

Ciao Lady... ti leggo solo ora e ti rispondo. Troppo complicato in realta'... perche' un blog e' uno schiaffo in faccia alla complessita' del reale.
Per quanti sforzi faccia nel guardarmi attorno, a nord, ad est, a sud, ad ovest,
questa civilta' giudaico-cristiana-illuminista, con tutte le sue contraddizioni, i suoi limiti, le sue storture, e' l'unica che sa conciliare liberta' individuale, diritti umani, liberta' economica e benessere.
E il senso della liberta' dell'occidente e' talmente radicato in noi che non troviamo nulla di male a sviluppare una cultura ed un pensiero che mettono addirittura in discussione se stessi.
Non e' il migliore dei mondi possibili ma per ora quello che funziona meglio. E non e' cosa da poco credimi. Possiamo contestare e criticare laddove lo spirito critico e' difeso e tutelato.
Il problema dell'occidente e' l'allucinazione collettiva nel quale sembra essere caduto. La percezione che il dolore del mondo, la poverta', le guerre, le dittature, il terrorismo... tutto questo non esisterebbe se non ci fosse l'occidente capitalista.
Io, al contrario, credo che tutto questo esisterebbe di meno se fossimo capaci di far accogliere democrazia, diritti umani, liberta' civile anche a chi non ne ha.
Il problema, cara Lady, non e' che c'e' troppo Occidente... ma che ce ne e' troppo poco nel mondo.
Su Israele ho poco da aggiungere ad Ermanno tranne una cosa. Israele da 50 anni vive dentro la guerra, il terrorismo, la paura. Noi, comodi borghesi che godiamo della pace e della liberta' che altri ci hanno portato non dovremmo mai dimenticarlo.
Un abbraccio

agosto 01, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Caro Martin,
grazie per la risposta lucida. si percepisce una intelligenza dotata di un certo nitore. Ma non volevo "demonizzare" l'occidente, figurati. Non sta lì, la radice di tutti i mali. Però francamente, rispondimi, pensi davvero che sia il migliore dei mondi sperimentabili? finora sperimentati? te lo chiedo a cuore aperto, senza supponenze o pre-giudizi. perché me lo domando io stessa, ogni giorno. lo so hce israele vive in guerra, mi dispiace, e forse ha l'arroganza che ha qualunque popolo costretto a vivere una guerra, ma hai mai provato a metterti nei panni di un palestinese? oddio, non vorrei sembrare la solita pacifista di sinistra, perché - porco diavolo - non è così, lungi da ciò. detto così invece rischio di essere fraintesa. ma sul serio, martin, al di là delle ragioni storiche (che poi danno ragione a chi? dipende sempre dai punti di vista!)cosa faresti, tu, se fossi un palestinese? ma provaci davvero, a metterti nei panni di qualcuno che la pensa diversamente, ha un'altra religione, un altro modo di vedere il mondo. se fossi tu, con la tua famiglia e i tuoi figli che hanno subito l'invasione di una terra che comunque credevano loro, in nome di un Dio che non conosci, come ti comporteresti? perché a destra si pensa sempre e solo a Israele? questo, non mi piace...
Un abbraccio, caro martin. e complimenti per il blog, l'ho trovato molto stimolante
Lady Oscar

agosto 01, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Cara Lady Oscar ti consiglio il libro "Per Israele" di Furio Colombo ex direttore dell'Unità ....... è abbastanza super partes per te.
Ermanno Di Salza

agosto 01, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Gollum dopo tante belle parole dammi la ricetta..............
dimmi come nella realtà per il dialogo fra Israele e Nazioni che non riconoscono a Israele il diritto di esistere, che nei testi dei libri di scuola dei ragazzi hanno preventivamente cancellato Israele dalla carta geografica, che nella seconda guerra mondiale furono alleati dei nazisti in funzione anti ebrea...............
Potrei andare avanti perchè dal 1939 in poi per Israele è stato un percorso in salita ,ma nonostante l'odio di cui era circondato ha costruito un paese sano democratico con una economia indipendente.
Israele vuole la pace perchè se non altro lui la pace la sa gestire vivendo e costruendo come ha ampiamente dimostrato
Ermanno Di Salza

agosto 02, 2006  
Anonymous Anonimo said...

ermanno, punti di vista. democratico? pace gestita bene?
leggiamo libri di storia diversi. ti consiglio La questione palestinese, gamberetti editore. saggio colto, pieno di dati, fatti, ripeto, fatti, ma...con uno sguardo diverso. sempre di un intellettuale arabo, ma meno filo-occidentale di Magdi Allam. è quello che ho cercato di dirvi a proposito dei filtri provocati dal credo personale, dall'adesione a un partito. ognuno, a destra e a sinistra, santifica o demonizza israele e la palestina. siete troppo tranchant con israele quasi eletta a bandiera della pace, della democrazia. santi subito? mah.
lady oscar

agosto 02, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Cara Lady Oscar sono un catechsta cattolico di 48 anni e ho altri titoli accademici ma Dio mi guardi dal dire "lei non sà chi sono io" ma ti prego di credermi sulla parola quel pò che leggo che poi non è poco poi lo approfondisco e sul medio oriente ti assicuro di credermi ho studiato su testi spaziando a 360°. Ma assicurandoti della mia buona fede medita su questa cosa fin da bambino i miei preti e le mie suore mi hanno insegnato ad amare Israele e il risultato è che io amo Israele.
Sarebbe bene che ai bambini palestinesi e arabi fosse insegnato ad amare anzichè ha sperare che un popolo scompaia.
Ermanno Di Salza

agosto 03, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Il Libano non ha subito alcuna minaccia da parte di Israele, semmai sono stati i siriani a far ammazzare il loro presidente, liberamente eletto, e gli iraniani ad armare gli integralisti mercenari. Il Libano è solo la base territoriale da cui agiscono. A sud la speranza di uno stato palestinese presuppone la convivenza con Israele, chi è contro avversa quello stato. Israele è un avamposto democratico, una realtà politica che le altre democrazie del mondo non possono in nessun caso abbandonare al suo destino.

Ermanno di Salza da un articolo di Davide Giacalone

agosto 04, 2006  
Blogger Martin Venator said...

ho deciso... violento la mi ritrosia...proviamo ad infilarci un post a breve sull'argomento... da dedicarvi... nella speranza che le parole che nuotano tra intelligenze diverse non affoghino.
Appena avrò un po' di tempo....

agosto 04, 2006  
Anonymous Anonimo said...

leggere l'intero blog, pretty good

novembre 08, 2009  

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